A partire dall’ultima decade del secolo appena trascorso nella comunità medica si è rapidamente diffuso un nuovo approccio alla pratica clinica noto come Evidence Based Medicine, cui ci si riferisce comunemente con l’acronimo EBM. Pur avendo già attratto l’attenzione dei filosofi della medicina, non ci sembra che la filosofia della scienza ‘generale’ si sia finora occupata dell’EBM e delle sfide che essa pone alla riflessione filosofica sul metodo scientifico.1 Nell’intento di contribuire a una riflessione di questo genere, affronteremo qui uno dei problemi metodologici di carattere generale posti in primo piano dallo sviluppo dell’EBM, vale a dire il problema relativo all’uso dell’evidenza nelle inferenze induttive e nelle decisioni razionali. Nel secondo paragrafo, dopo aver delineato i principi fondamentali della teoria bayesiana dell’inferenza e delle decisioni, ci occuperemo del ruolo che, nell’ambito di tale teoria, svolge il cosiddetto principio di evidenza totale (PET). Più precisamente, illustreremo il significato di alcune versioni di (PET) introdotte nella letteratura epistemologica, i problemi relativi alla loro giustificazione razionale e alcune difficoltà che si presentano nella concreta applicazione di (PET), a partire dalla questione, ampiamente discussa, dell’ambiguità delle previsioni probabilistiche. Nel terzo paragrafo ci occuperemo dell’applicazione dell’approccio bayesiano all’analisi delle decisioni cliniche. Sulla scia di Eddy (1982), considereremo un caso paradigmatico di decisione clinica, vale a dire la decisione di effettuare, oppure no, una mammografia a una paziente che presenta un nodulo al seno. L’analisi di questo problema ci consentirà di caratterizzare il ruolo dell’evidenza ) e, più specificamente, l’applicazione di (PET) ) nelle decisioni cliniche. Infine, nel quarto paragrafo considereremo i rapporti concettuali ) non ancora pienamente esplicitati ) tra l’EBM e la teoria bayesiana dell’inferenza e delle decisioni. Dopo un breve richiamo agli obiettivi dell’EBM, esamineremo criticamente alcune procedure metodologiche che i suoi teorici hanno formulato nell’intento di fondare le decisioni cliniche sulle migliori evidenze sperimentali a disposizione della comunità medica.

Principio di evidenza totale, decisioni cliniche ed Evidence Based Medicine

FESTA, Roberto
2004-01-01

Abstract

A partire dall’ultima decade del secolo appena trascorso nella comunità medica si è rapidamente diffuso un nuovo approccio alla pratica clinica noto come Evidence Based Medicine, cui ci si riferisce comunemente con l’acronimo EBM. Pur avendo già attratto l’attenzione dei filosofi della medicina, non ci sembra che la filosofia della scienza ‘generale’ si sia finora occupata dell’EBM e delle sfide che essa pone alla riflessione filosofica sul metodo scientifico.1 Nell’intento di contribuire a una riflessione di questo genere, affronteremo qui uno dei problemi metodologici di carattere generale posti in primo piano dallo sviluppo dell’EBM, vale a dire il problema relativo all’uso dell’evidenza nelle inferenze induttive e nelle decisioni razionali. Nel secondo paragrafo, dopo aver delineato i principi fondamentali della teoria bayesiana dell’inferenza e delle decisioni, ci occuperemo del ruolo che, nell’ambito di tale teoria, svolge il cosiddetto principio di evidenza totale (PET). Più precisamente, illustreremo il significato di alcune versioni di (PET) introdotte nella letteratura epistemologica, i problemi relativi alla loro giustificazione razionale e alcune difficoltà che si presentano nella concreta applicazione di (PET), a partire dalla questione, ampiamente discussa, dell’ambiguità delle previsioni probabilistiche. Nel terzo paragrafo ci occuperemo dell’applicazione dell’approccio bayesiano all’analisi delle decisioni cliniche. Sulla scia di Eddy (1982), considereremo un caso paradigmatico di decisione clinica, vale a dire la decisione di effettuare, oppure no, una mammografia a una paziente che presenta un nodulo al seno. L’analisi di questo problema ci consentirà di caratterizzare il ruolo dell’evidenza ) e, più specificamente, l’applicazione di (PET) ) nelle decisioni cliniche. Infine, nel quarto paragrafo considereremo i rapporti concettuali ) non ancora pienamente esplicitati ) tra l’EBM e la teoria bayesiana dell’inferenza e delle decisioni. Dopo un breve richiamo agli obiettivi dell’EBM, esamineremo criticamente alcune procedure metodologiche che i suoi teorici hanno formulato nell’intento di fondare le decisioni cliniche sulle migliori evidenze sperimentali a disposizione della comunità medica.
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