Nell’articolata storia della metallurgia italiana il Quattrocento rappresenta l’età dei grandi sviluppi a quel tempo incentivati da un’applicazione sempre più larga del ferro e degli altri metalli nella fabbricazione di utensili a uso domestico, da un importante incremento della produzione delle armi in risposta alle numerose guerre, fino a una produzione artistica sempre più impegnativa e monumentale. Alla gravosa esigenza di materia prima, sempre più raffinata e resistente, e di manodopera, sempre più specializzata, l’uomo rispose con l’introduzione di processi tecnici sempre più avanzati e con uno sfruttamento sempre più rilevante delle sue risorse naturali: le miniere. Contestualmente a quanto appena accennato, nel primo Quattrocento, Brescia, sostenuta nel suo ruolo di capitale dell’avveduta Signoria di Pandolfo Malatesta, riuscì a porsi in forza della sua potenzialità economica, dovuta principalmente alla sua fortunata posizione geografica e all’importante esperienza tecnologica dei suoi artifices, come uno dei centri italiani ed europei di più largo smercio di metallo “ladino” o lavorato, voci divenute presto tra le più rilevanti di ogni bilancio statale. Sulla base di tutti questi elementi, che costituiscono già di per sé il fondamento della specificità bresciana nella metallurgia, e di una stretta analisi dei registri malatestiani, senza perdere di vista le diverse politiche fiscali delle numerose dominazioni che Brescia e le sue vallate tanto importanti, subirono nel primo Quattrocento, si è cercato di delineare un quadro della singolarità bresciana e bergamasca nella lavorazione dei metalli facendo emergere sempre più chiaramente l’equilibrato ruolo centrico dei loro saperi spesso in contrasto nelle nuove economie di mercato dettate dal competitivo porsi di Venezia e Milano

Aspetti della metallurgia bresciana del primo Quattrocento. Fusione di campane e bombarde

BOTTAZZI, MARIALUISA
2011-01-01

Abstract

Nell’articolata storia della metallurgia italiana il Quattrocento rappresenta l’età dei grandi sviluppi a quel tempo incentivati da un’applicazione sempre più larga del ferro e degli altri metalli nella fabbricazione di utensili a uso domestico, da un importante incremento della produzione delle armi in risposta alle numerose guerre, fino a una produzione artistica sempre più impegnativa e monumentale. Alla gravosa esigenza di materia prima, sempre più raffinata e resistente, e di manodopera, sempre più specializzata, l’uomo rispose con l’introduzione di processi tecnici sempre più avanzati e con uno sfruttamento sempre più rilevante delle sue risorse naturali: le miniere. Contestualmente a quanto appena accennato, nel primo Quattrocento, Brescia, sostenuta nel suo ruolo di capitale dell’avveduta Signoria di Pandolfo Malatesta, riuscì a porsi in forza della sua potenzialità economica, dovuta principalmente alla sua fortunata posizione geografica e all’importante esperienza tecnologica dei suoi artifices, come uno dei centri italiani ed europei di più largo smercio di metallo “ladino” o lavorato, voci divenute presto tra le più rilevanti di ogni bilancio statale. Sulla base di tutti questi elementi, che costituiscono già di per sé il fondamento della specificità bresciana nella metallurgia, e di una stretta analisi dei registri malatestiani, senza perdere di vista le diverse politiche fiscali delle numerose dominazioni che Brescia e le sue vallate tanto importanti, subirono nel primo Quattrocento, si è cercato di delineare un quadro della singolarità bresciana e bergamasca nella lavorazione dei metalli facendo emergere sempre più chiaramente l’equilibrato ruolo centrico dei loro saperi spesso in contrasto nelle nuove economie di mercato dettate dal competitivo porsi di Venezia e Milano
2011
9788837225841
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