In ambito sociale il processo in predicato è definito empowerment e deriva dal verbo "to empower" che include una duplice sfumatura di significato, intendendo sia il processo per raggiungere un certo risultato, sia il risultato stesso, cioè lo stato "empowered" del soggetto. Tale concetto compare negli studi di politologia statunitensi tra gli anni '50 e '60, e fa riferimento all'azione per i diritti civili e sociali delle minoranze, in particolare dei movimenti per l'emancipazione delle donne. L'obiettivo sociale è quindi quello di mettere a fuoco gli squilibri tra aree sociali e le differenze di genere mentre, in un ambito politico-istituzionale, è carattere fondante di una democrazia in quanto consente ai cittadini di ridefinire liberamente ogni dimensione della vita comune, l'organizzazione del governo, della proprietà, del lavoro e delle relazioni interpersonali. In ambito organizzativo ha particolare rilevanza nella battaglia per far acquisire potere ai soggetti che lavorano in condizioni svantaggiate. L'aumento di potere delle donne nei vari ambiti d'azione sociale e politico ha interessato in modo particolare le teorie e i modelli dell'organizzazione che propongono l'emancipazione femminile. La quarta Conferenza mondiale sulla condizione della donna nel mondo, tenuta a Pechino nel settembre del 1995, ha concentrato l'attenzione su tempi e modalità per ottenere maggior empowerment per le donne nei Paesi a sviluppo economico arretrato ma anche in quelli più avanzati. Il termine empowerment ha dunque molteplici accezioni e nessuna traduzione in italiano. Intuitivamente, al di là dei diversi contesti in cui viene utilizzato, i molteplici significati sono in qualche modo riconducibili al fatto che la radice del termine è “power”, potere, termine che a sua volta può avere significati assai diversi. Richiamando e traducendo in italiano una classificazione piuttosto nota di Williams et al (1994) , il potere può essere inteso come: potere su, in questo caso il termine indica una relazione sociale di domino/subordinazione; potere di, il termine si riferisce qui all’autorità decisionale conferita ad un soggetto (individuale), potere con, indica invece il potere di un gruppo di organizzarsi con un obiettivo comune, potere dentro è infine un’accezione tutta soggettiva correlata alla consapevolezza di sè, all’autostima. A ciascuno di questi significati è correlata una definizione di empowerment, che indica appunto l’attribuzione o l’accrescimento di potere. Dei diversi significati possibili di empowerment, quello più comunemente utilizzato nell’analisi di gender empowerment, sulla scorta di quanto avviene nel Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), si focalizza sulla partecipazione individuale al processo decisionale, sulle capacità individuali, sull’autosufficienza e la fiducia in sé. In altri termini la nozione di potere cui si fa riferimento e che si intende debba crescere per le donne è quella di potere di. A questo significato fa riferimento tutto il rapporto che abbiamo elaborato, tuttavia, poiché il gender empowerment, implica la riduzione degli squilibri di potere in ambiti diversificati quali la partecipazione politica e la partecipazione alle decisioni politiche, la partecipazione economica e la partecipazione alle decisioni economiche, nonché il potere sulle risorse economiche in ciascun ambito di analisi, il focus si è accentrato su una delle tre aree in questione. Il termine è stato strettamente collegato al mainstreaming . La Direttiva PCM. 27 marzo 1997 (Direttiva Prodi) riprendendo le indicazioni della Conferenza di Pechino, ha indicato nell'acquisizione di poteri e responsabilità (empowerment) un obiettivo strategico per il miglioramento della condizione femminile. In seguito a tale presa di posizione politica, molti enti territoriali si stanno dotando di strumenti utili a garantire le pari opportunità di genere. La Provincia di Trieste si è inserita in questo processo approntando un percorso a sostegno delle pari opportunità. In realtà la diffusione del cambiamento non può avvenire che nel tempo, cercando di far giungere a chi deve decidere, ma anche e soprattutto a chi esegue o beneficia di tali decisioni che il cambiamento di ruolo può essere anche solo intrinseco senza aggravi di costo o di impegno lavorativo. In tutte le azioni e decisioni di questi anni si è attuato quindi un progetto di mainstreaming di genere che ha portato il concetto di pari opportunità sempre più al centro dell’operato dell’Ente provinciale. Il gender budgeting oggetto del presente rapporto, è l’applicazione del principio di gender mainstreaming nella procedura di bilancio. Consiste nell’integrare la prospettiva di genere a tutti i livelli della procedura di bilancio, riordinando le entrate e le uscite al fine di promuovere l’uguaglianza di genere. In questo modo si ottiene una chiave di lettura differente e nuova dei bilanci pubblici in grado di assicurare che le priorità e le necessità delle donne siano prese in considerazione allo stesso modo di quelle degli uomini. L’azione è iniziata con la partecipazione al progetto di bilancio di genere di filiera degli enti territoriali presentato a Gorizia nel giugno del 2007 e al progetto Equal Ess.er.ci che prevedeva una fase iniziale di formazione del personale atta a far emergere e a ristrutturare le potenziali diversificazioni di genere insite nel compito della propria attività. Il personale amministrativo nei ruoli apicali ha partecipato a corsi di formazione che guidavano i partecipanti alla rilettura dei piani organizzativi, alla gestione delle decisioni, alla riscrittura dei ruoli, alla diversa percezione delle analisi e dell’impostazione del lavoro, tenendo conto non dell’aggregato, ma della composizione per genere. Questa attività di mainstreaming è stata accompagnata da due ulteriori interventi atti a comprendere meglio le caratteristiche interne dell’Ente, quali l’indagine sulle caratteristiche del part-time tra le occupate avviata dall'Ente provinciale alla fine del 2006 e un'ulteriore indagine condotta dal Comitato pari opportunità sull’organizzazione e sulla soddisfazione interna dei dipendenti della provincia attuata nel corso del 2009. La Commissione e il Comitato pari opportunità, inoltre, sono stati reinsediati dando agli stessi un ruolo più rilevante e garantendo una struttura autonoma provvista di un proprio regolamento. Il personale è stato integrato ed arricchito da persone impegnate nella “rilettura di genere” delle attività proprie di un ente territoriale. Le cariche elettive – direttore generale e segretario generale - sono state ricoperte da donne su nomina del Presidente. Sia la Direzione Generale per la Programmazione Strategica, Pari Opportunità e Progetti Speciali, che l’Unità Operativa Semplice Statistica sono state integrate da personale qualificato con esperienza maturata in percorsi di mainstreaming di genere. Un'attenzione particolare si è voluta dare ai lavori di riscrittura dello Statuto, approvato nell’aprile del 2010, che viene considerata un’azione politica importante, corredata anche dalla nuova redazione dei Regolamenti della Commissione e del Comitato Pari Opportunità, privilegiando i valori morali ed etici e dando un’impronta non di tutela, ma di valorizzare dell’apporto di quella parte dei cittadini che rientra nella definizione di “popolazione marginale” (donne, giovani, anziani, stranieri, disabili). Il presente rapporto è formato da tre parti. Nella prima si è voluta presentare la struttura politico-amministrativa dell'Ente provinciale, confrontandolo anche con le altre realtà della regione, da cui appare evidente la maggiore connotazione femminile dell'organo istituzionale triestino rispetto alle altre province della regione, ma anche rispetto al panorama italiano. L'analisi interna viene portata poi sugli organismi di parità presenti e valorizzati con il sostegno istituzionale ed infine sulla struttura interna dei dipendenti della Provincia, considerando gli aspetti critici riguardanti le pari opportunità tra generi, quali le caratteristiche contrattuali, l'orario di lavoro, la distribuzione delle funzioni gestionali e direttive, la formazione, l'utilizzo del part-time. In altri termini, il focus dell’analisi interna all’Ente è incentrato sulle prime due aree che riguardano il gender empowerment, quella politica e quella economico-amministrativa. La seconda parte affronta l'analisi del contesto provinciale per quanto riguarda alcuni aspetti importanti al fine di qualificare gli interventi pubblici in tema di pari opportunità, evidenziando le caratteristiche strutturali per le età critiche della conciliazione lavoro-famiglia. L'analisi ha approfondito gli aspetti demografici riguardanti la distribuzione per età, cittadinanza e luogo di residenza della Provincia di Trieste. Molte altre sono le caratteristiche qualificanti le diversità di genere dei residenti della provincia, tra le quali si sono scelte le differenze nell'istruzione, nel lavoro e nell'attività imprenditoriale. Soprattutto, in questo frangente l’oggetto dell’analisi è la terza area di gender empowerment, quella inerente le prospettive di reddito. Molti altri aspetti che potrebbero essere approfonditi in merito al tema delle pari opportunità riguardano i servizi di trasporto, assistenza alla famiglia, culturali, di aggregazione richiedono un'indagine più approfondita sul campo che verrà svolta in futuro, ma di cui si è fatto qualche accenno anche nel presente rapporto. La terza parte costituisce l'approfondimento informativo sulle attività e i progetti di mainstreaming dell'Ente provinciale, presentando il piano generale di sviluppo e le attività volte all'empowerment di genere, nonché proponendo la riclassificazione del conto annuale o bilancio consuntivo del 2008 in ottica di genere. Si è scelto di riportare la riclassificazione dettagliata per alcune funzioni del bilancio, vale a dire la spesa per lo sviluppo economico, l'istruzione, la cultura e i beni culturali, nonché il sociale, poiché si sono palesate come le funzioni più critiche al fine di favorire le pari opportunità e naturalmente, si è evidenziata la spesa per le Pari Opportunità. In questa terza parte, è la seconda area di gender empowerment (quella inerente la struttura e la possibilità di prendere decisioni in ambito economico-amministrativo) a ricevere attenzione particolare. In questo frangente, la nozione di gender empowerment è stata applicata in due contesti: per valutare l'impatto di un intervento/trasferimento della Provincia con riferimento al genere dell'imprenditore/beneficiario privato e per valutare l'impatto di un intervento/trasferimento in relazione alla composizione per genere dei direttivi di Enti Pubblici e Associazioni no Profit. Si è proceduto quindi alla riclassificazione per il bilancio consuntivo del 2005, al fine di operare un confronto con un periodo precedente, nel quale l'attenzione alle pari opportunità era ancora limitata. Il rapporto si conclude con una nota riassuntiva sul percorso effettuato dall'Ente provinciale per il sostegno delle pari opportunità, un primo bilancio dei risultati perseguiti e una visione prospettica sugli sviluppi ancora auspicabili nel campo della conciliazione e delle pari opportunità.

Il Bilancio di Genere. I edizione

CHIES, LAURA;MONTE, ADRIANA;GRAZIOSI, GRAZIA
2011-01-01

Abstract

In ambito sociale il processo in predicato è definito empowerment e deriva dal verbo "to empower" che include una duplice sfumatura di significato, intendendo sia il processo per raggiungere un certo risultato, sia il risultato stesso, cioè lo stato "empowered" del soggetto. Tale concetto compare negli studi di politologia statunitensi tra gli anni '50 e '60, e fa riferimento all'azione per i diritti civili e sociali delle minoranze, in particolare dei movimenti per l'emancipazione delle donne. L'obiettivo sociale è quindi quello di mettere a fuoco gli squilibri tra aree sociali e le differenze di genere mentre, in un ambito politico-istituzionale, è carattere fondante di una democrazia in quanto consente ai cittadini di ridefinire liberamente ogni dimensione della vita comune, l'organizzazione del governo, della proprietà, del lavoro e delle relazioni interpersonali. In ambito organizzativo ha particolare rilevanza nella battaglia per far acquisire potere ai soggetti che lavorano in condizioni svantaggiate. L'aumento di potere delle donne nei vari ambiti d'azione sociale e politico ha interessato in modo particolare le teorie e i modelli dell'organizzazione che propongono l'emancipazione femminile. La quarta Conferenza mondiale sulla condizione della donna nel mondo, tenuta a Pechino nel settembre del 1995, ha concentrato l'attenzione su tempi e modalità per ottenere maggior empowerment per le donne nei Paesi a sviluppo economico arretrato ma anche in quelli più avanzati. Il termine empowerment ha dunque molteplici accezioni e nessuna traduzione in italiano. Intuitivamente, al di là dei diversi contesti in cui viene utilizzato, i molteplici significati sono in qualche modo riconducibili al fatto che la radice del termine è “power”, potere, termine che a sua volta può avere significati assai diversi. Richiamando e traducendo in italiano una classificazione piuttosto nota di Williams et al (1994) , il potere può essere inteso come: potere su, in questo caso il termine indica una relazione sociale di domino/subordinazione; potere di, il termine si riferisce qui all’autorità decisionale conferita ad un soggetto (individuale), potere con, indica invece il potere di un gruppo di organizzarsi con un obiettivo comune, potere dentro è infine un’accezione tutta soggettiva correlata alla consapevolezza di sè, all’autostima. A ciascuno di questi significati è correlata una definizione di empowerment, che indica appunto l’attribuzione o l’accrescimento di potere. Dei diversi significati possibili di empowerment, quello più comunemente utilizzato nell’analisi di gender empowerment, sulla scorta di quanto avviene nel Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), si focalizza sulla partecipazione individuale al processo decisionale, sulle capacità individuali, sull’autosufficienza e la fiducia in sé. In altri termini la nozione di potere cui si fa riferimento e che si intende debba crescere per le donne è quella di potere di. A questo significato fa riferimento tutto il rapporto che abbiamo elaborato, tuttavia, poiché il gender empowerment, implica la riduzione degli squilibri di potere in ambiti diversificati quali la partecipazione politica e la partecipazione alle decisioni politiche, la partecipazione economica e la partecipazione alle decisioni economiche, nonché il potere sulle risorse economiche in ciascun ambito di analisi, il focus si è accentrato su una delle tre aree in questione. Il termine è stato strettamente collegato al mainstreaming . La Direttiva PCM. 27 marzo 1997 (Direttiva Prodi) riprendendo le indicazioni della Conferenza di Pechino, ha indicato nell'acquisizione di poteri e responsabilità (empowerment) un obiettivo strategico per il miglioramento della condizione femminile. In seguito a tale presa di posizione politica, molti enti territoriali si stanno dotando di strumenti utili a garantire le pari opportunità di genere. La Provincia di Trieste si è inserita in questo processo approntando un percorso a sostegno delle pari opportunità. In realtà la diffusione del cambiamento non può avvenire che nel tempo, cercando di far giungere a chi deve decidere, ma anche e soprattutto a chi esegue o beneficia di tali decisioni che il cambiamento di ruolo può essere anche solo intrinseco senza aggravi di costo o di impegno lavorativo. In tutte le azioni e decisioni di questi anni si è attuato quindi un progetto di mainstreaming di genere che ha portato il concetto di pari opportunità sempre più al centro dell’operato dell’Ente provinciale. Il gender budgeting oggetto del presente rapporto, è l’applicazione del principio di gender mainstreaming nella procedura di bilancio. Consiste nell’integrare la prospettiva di genere a tutti i livelli della procedura di bilancio, riordinando le entrate e le uscite al fine di promuovere l’uguaglianza di genere. In questo modo si ottiene una chiave di lettura differente e nuova dei bilanci pubblici in grado di assicurare che le priorità e le necessità delle donne siano prese in considerazione allo stesso modo di quelle degli uomini. L’azione è iniziata con la partecipazione al progetto di bilancio di genere di filiera degli enti territoriali presentato a Gorizia nel giugno del 2007 e al progetto Equal Ess.er.ci che prevedeva una fase iniziale di formazione del personale atta a far emergere e a ristrutturare le potenziali diversificazioni di genere insite nel compito della propria attività. Il personale amministrativo nei ruoli apicali ha partecipato a corsi di formazione che guidavano i partecipanti alla rilettura dei piani organizzativi, alla gestione delle decisioni, alla riscrittura dei ruoli, alla diversa percezione delle analisi e dell’impostazione del lavoro, tenendo conto non dell’aggregato, ma della composizione per genere. Questa attività di mainstreaming è stata accompagnata da due ulteriori interventi atti a comprendere meglio le caratteristiche interne dell’Ente, quali l’indagine sulle caratteristiche del part-time tra le occupate avviata dall'Ente provinciale alla fine del 2006 e un'ulteriore indagine condotta dal Comitato pari opportunità sull’organizzazione e sulla soddisfazione interna dei dipendenti della provincia attuata nel corso del 2009. La Commissione e il Comitato pari opportunità, inoltre, sono stati reinsediati dando agli stessi un ruolo più rilevante e garantendo una struttura autonoma provvista di un proprio regolamento. Il personale è stato integrato ed arricchito da persone impegnate nella “rilettura di genere” delle attività proprie di un ente territoriale. Le cariche elettive – direttore generale e segretario generale - sono state ricoperte da donne su nomina del Presidente. Sia la Direzione Generale per la Programmazione Strategica, Pari Opportunità e Progetti Speciali, che l’Unità Operativa Semplice Statistica sono state integrate da personale qualificato con esperienza maturata in percorsi di mainstreaming di genere. Un'attenzione particolare si è voluta dare ai lavori di riscrittura dello Statuto, approvato nell’aprile del 2010, che viene considerata un’azione politica importante, corredata anche dalla nuova redazione dei Regolamenti della Commissione e del Comitato Pari Opportunità, privilegiando i valori morali ed etici e dando un’impronta non di tutela, ma di valorizzare dell’apporto di quella parte dei cittadini che rientra nella definizione di “popolazione marginale” (donne, giovani, anziani, stranieri, disabili). Il presente rapporto è formato da tre parti. Nella prima si è voluta presentare la struttura politico-amministrativa dell'Ente provinciale, confrontandolo anche con le altre realtà della regione, da cui appare evidente la maggiore connotazione femminile dell'organo istituzionale triestino rispetto alle altre province della regione, ma anche rispetto al panorama italiano. L'analisi interna viene portata poi sugli organismi di parità presenti e valorizzati con il sostegno istituzionale ed infine sulla struttura interna dei dipendenti della Provincia, considerando gli aspetti critici riguardanti le pari opportunità tra generi, quali le caratteristiche contrattuali, l'orario di lavoro, la distribuzione delle funzioni gestionali e direttive, la formazione, l'utilizzo del part-time. In altri termini, il focus dell’analisi interna all’Ente è incentrato sulle prime due aree che riguardano il gender empowerment, quella politica e quella economico-amministrativa. La seconda parte affronta l'analisi del contesto provinciale per quanto riguarda alcuni aspetti importanti al fine di qualificare gli interventi pubblici in tema di pari opportunità, evidenziando le caratteristiche strutturali per le età critiche della conciliazione lavoro-famiglia. L'analisi ha approfondito gli aspetti demografici riguardanti la distribuzione per età, cittadinanza e luogo di residenza della Provincia di Trieste. Molte altre sono le caratteristiche qualificanti le diversità di genere dei residenti della provincia, tra le quali si sono scelte le differenze nell'istruzione, nel lavoro e nell'attività imprenditoriale. Soprattutto, in questo frangente l’oggetto dell’analisi è la terza area di gender empowerment, quella inerente le prospettive di reddito. Molti altri aspetti che potrebbero essere approfonditi in merito al tema delle pari opportunità riguardano i servizi di trasporto, assistenza alla famiglia, culturali, di aggregazione richiedono un'indagine più approfondita sul campo che verrà svolta in futuro, ma di cui si è fatto qualche accenno anche nel presente rapporto. La terza parte costituisce l'approfondimento informativo sulle attività e i progetti di mainstreaming dell'Ente provinciale, presentando il piano generale di sviluppo e le attività volte all'empowerment di genere, nonché proponendo la riclassificazione del conto annuale o bilancio consuntivo del 2008 in ottica di genere. Si è scelto di riportare la riclassificazione dettagliata per alcune funzioni del bilancio, vale a dire la spesa per lo sviluppo economico, l'istruzione, la cultura e i beni culturali, nonché il sociale, poiché si sono palesate come le funzioni più critiche al fine di favorire le pari opportunità e naturalmente, si è evidenziata la spesa per le Pari Opportunità. In questa terza parte, è la seconda area di gender empowerment (quella inerente la struttura e la possibilità di prendere decisioni in ambito economico-amministrativo) a ricevere attenzione particolare. In questo frangente, la nozione di gender empowerment è stata applicata in due contesti: per valutare l'impatto di un intervento/trasferimento della Provincia con riferimento al genere dell'imprenditore/beneficiario privato e per valutare l'impatto di un intervento/trasferimento in relazione alla composizione per genere dei direttivi di Enti Pubblici e Associazioni no Profit. Si è proceduto quindi alla riclassificazione per il bilancio consuntivo del 2005, al fine di operare un confronto con un periodo precedente, nel quale l'attenzione alle pari opportunità era ancora limitata. Il rapporto si conclude con una nota riassuntiva sul percorso effettuato dall'Ente provinciale per il sostegno delle pari opportunità, un primo bilancio dei risultati perseguiti e una visione prospettica sugli sviluppi ancora auspicabili nel campo della conciliazione e delle pari opportunità.
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