La coesistenza di approcci tra loro molto diversi conferisce alle pronunce della Corte EDU in tema di azioni positive un tratto marcatamente casistico, che rende difficile la riconduzione a unità dei diversi filoni giurisprudenziali che possono essere rilevati. In tale contesto, il contributo ha tuttavia evidenziato taluni orientamenti e fattori che potrebbero assumere in futuro un peso via via maggiore nella valutazione di questo tipo di misure da parte della Corte di Strasburgo. Un ruolo determinante (e, in prospettiva, ancor più significativo) è stato assunto dalla constatazione di un progressivo aggiornamento delle convinzioni sociali. La giurisprudenza della Corte EDU sembra orientata ad ammettere soltanto misure che risultino coerenti con un modello sociale fondato sulla piena condivisione tra i sessi dei doveri familiari. L’insistenza della giurisprudenza recente su questa nuova dimensione dei rapporti tra i sessi potrebbe condurre in futuro a valutare con maggior attenzione i programmi di azioni positive, compresi – in prospettiva – quelli relativi ai regimi previdenziali, finora giudicati dalla Corte di Strasburgo con un approccio estremamente flessibile. L’indagine ha fatto emergere un ulteriore fattore, di carattere squisitamente giuridico, che ha avuto di recente un qualche peso sulla giurisprudenza della Corte EDU. Si tratta dei precedenti a livello comunitario, che la Corte di Strasburgo ha dimostrato di conoscere e di voler prendere in considerazione. Nel settore delle azioni positive, tale influenza non è risultata finora decisiva. Le pronunce della Corte di giustizia hanno rappresentato, infatti, soltanto uno degli elementi che, assieme ad altri, la Corte EDU ha valutato nella definizione dei propri indirizzi.

Trattamenti preferenziali e azioni positive a favore delle donne: punti fermi e linee di sviluppo della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo

SPITALERI, FABIO;RAVO, LINDA MARIA
2013-01-01

Abstract

La coesistenza di approcci tra loro molto diversi conferisce alle pronunce della Corte EDU in tema di azioni positive un tratto marcatamente casistico, che rende difficile la riconduzione a unità dei diversi filoni giurisprudenziali che possono essere rilevati. In tale contesto, il contributo ha tuttavia evidenziato taluni orientamenti e fattori che potrebbero assumere in futuro un peso via via maggiore nella valutazione di questo tipo di misure da parte della Corte di Strasburgo. Un ruolo determinante (e, in prospettiva, ancor più significativo) è stato assunto dalla constatazione di un progressivo aggiornamento delle convinzioni sociali. La giurisprudenza della Corte EDU sembra orientata ad ammettere soltanto misure che risultino coerenti con un modello sociale fondato sulla piena condivisione tra i sessi dei doveri familiari. L’insistenza della giurisprudenza recente su questa nuova dimensione dei rapporti tra i sessi potrebbe condurre in futuro a valutare con maggior attenzione i programmi di azioni positive, compresi – in prospettiva – quelli relativi ai regimi previdenziali, finora giudicati dalla Corte di Strasburgo con un approccio estremamente flessibile. L’indagine ha fatto emergere un ulteriore fattore, di carattere squisitamente giuridico, che ha avuto di recente un qualche peso sulla giurisprudenza della Corte EDU. Si tratta dei precedenti a livello comunitario, che la Corte di Strasburgo ha dimostrato di conoscere e di voler prendere in considerazione. Nel settore delle azioni positive, tale influenza non è risultata finora decisiva. Le pronunce della Corte di giustizia hanno rappresentato, infatti, soltanto uno degli elementi che, assieme ad altri, la Corte EDU ha valutato nella definizione dei propri indirizzi.
2013
9788834879481
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