Since the 80s, climate change has been central in the cultural and political debate, involving disciplines like natural sciences, economy and international relations. The main result, the Kyoto protocol to the UNFPCC, introduces a general philosophy – clean, conservative – and outlines a prescriptive path to the industrial sector. By imposing severe limitations on CO2 emissions, the protocol establishes for the first time in history a control scheme basically extended to the whole planet, although it has not been globally enforced up to now. A sort of planned economy is thus imposed, perfectly in line with the global goals carried out by the WTO. After considering the epistemological frame, the latest news in the scientific debate, and the actual geographical range of the agreements, the paper analyzes some economic and political implications that are generally neglected in the literature. Focusing the EU case, the advantages are to be identified in three areas: political-ideological, economical, of economic policy. In all cases the effects are considered both internally and externally to the Union. Following the Clean Development Mechanism operating at the world scale under the Kyoto agreements, we underline the emerging of a "climatic sector" inside the financial industry, much wider than the simple trading of emission allowances. The world energy strategy of the U.S. is also considered, in the light of the 2014 IEA Report. Dagli anni ’70 il tema del cambiamento climatico si è imposto gradualmente al centro del dibattito culturale e politico, parallelamente all’emergere di una economia globalizzata. In questo contesto, il trattato di Kyoto può venire considerato, assieme al WTO, un sofisticato strumento di governo per la sempre crescente complessità del mondo economico. Nel presente lavoro viene analizzato l’ambito geografico degli accordi di Kyoto. Dal sostegno quasi unanime registrato fra i governi nel 1972, la volontà politica si è costantemente ridotta a causa del prezzo elevato da pagare in termini di sviluppo economico. Quando l’Unione Europea ha deciso nel 2005 di procedere da sola, era chiaro che qualsiasi riduzione delle emissioni di CO2 effettuata dagli Stati membri non avrebbe avuto alcun effetto sulla dinamica attesa del riscaldamento globale. Inoltre, dopo il volgere del millennio i dati sperimentali hanno dimostrato che l’aumento continuo delle emissioni di anidride carbonica non è più collegato all’aumento delle temperature, quasi che il riscaldamento globale avesse terminato il suo corso. Un’analisi degli interessi economici in gioco consente di rivelare la logica della decisione europea. Tre aree di vantaggio vengono delineate: ideologica, economica, di politica economica, che si situano tutte sia all’interno che all’esterno dell’Unione. Di particolare importanza è la nascita di nuovi campi di attività, non limitati al settore industriale. Alla luce della progressiva riduzione dell’industria europea registrata nell’ultima decade e della crescente finanziarizzazione di tutte le economie del continente, è importante considerare l’emergere di un settore “climatico” della finanza, assai più ampio delle transazioni sui diritti di emissione. Viene inoltre considerata la strategia mondiale degli USA. Questi perseguono attualmente l’obiettivo di riguadagnare la leadership nella politica ambientale assieme a quello di ritornare ad essere il maggior esportatore mondiale di idrocarburi.

Governing globalisation. The energy debate between nature and macroeconomic issue

BATTISTI, GIANFRANCO
2014-01-01

Abstract

Since the 80s, climate change has been central in the cultural and political debate, involving disciplines like natural sciences, economy and international relations. The main result, the Kyoto protocol to the UNFPCC, introduces a general philosophy – clean, conservative – and outlines a prescriptive path to the industrial sector. By imposing severe limitations on CO2 emissions, the protocol establishes for the first time in history a control scheme basically extended to the whole planet, although it has not been globally enforced up to now. A sort of planned economy is thus imposed, perfectly in line with the global goals carried out by the WTO. After considering the epistemological frame, the latest news in the scientific debate, and the actual geographical range of the agreements, the paper analyzes some economic and political implications that are generally neglected in the literature. Focusing the EU case, the advantages are to be identified in three areas: political-ideological, economical, of economic policy. In all cases the effects are considered both internally and externally to the Union. Following the Clean Development Mechanism operating at the world scale under the Kyoto agreements, we underline the emerging of a "climatic sector" inside the financial industry, much wider than the simple trading of emission allowances. The world energy strategy of the U.S. is also considered, in the light of the 2014 IEA Report. Dagli anni ’70 il tema del cambiamento climatico si è imposto gradualmente al centro del dibattito culturale e politico, parallelamente all’emergere di una economia globalizzata. In questo contesto, il trattato di Kyoto può venire considerato, assieme al WTO, un sofisticato strumento di governo per la sempre crescente complessità del mondo economico. Nel presente lavoro viene analizzato l’ambito geografico degli accordi di Kyoto. Dal sostegno quasi unanime registrato fra i governi nel 1972, la volontà politica si è costantemente ridotta a causa del prezzo elevato da pagare in termini di sviluppo economico. Quando l’Unione Europea ha deciso nel 2005 di procedere da sola, era chiaro che qualsiasi riduzione delle emissioni di CO2 effettuata dagli Stati membri non avrebbe avuto alcun effetto sulla dinamica attesa del riscaldamento globale. Inoltre, dopo il volgere del millennio i dati sperimentali hanno dimostrato che l’aumento continuo delle emissioni di anidride carbonica non è più collegato all’aumento delle temperature, quasi che il riscaldamento globale avesse terminato il suo corso. Un’analisi degli interessi economici in gioco consente di rivelare la logica della decisione europea. Tre aree di vantaggio vengono delineate: ideologica, economica, di politica economica, che si situano tutte sia all’interno che all’esterno dell’Unione. Di particolare importanza è la nascita di nuovi campi di attività, non limitati al settore industriale. Alla luce della progressiva riduzione dell’industria europea registrata nell’ultima decade e della crescente finanziarizzazione di tutte le economie del continente, è importante considerare l’emergere di un settore “climatico” della finanza, assai più ampio delle transazioni sui diritti di emissione. Viene inoltre considerata la strategia mondiale degli USA. Questi perseguono attualmente l’obiettivo di riguadagnare la leadership nella politica ambientale assieme a quello di ritornare ad essere il maggior esportatore mondiale di idrocarburi.
2014
http://www.semestrale-geografia.org/index.php/sdg/issue/view/4
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11368/2830334
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