La tesi prende le mosse dal presupposto metodologico che il linguaggio è parte imprescindibile del fare politica, in quanto non solo ‘parola’ ma anche ‘azione’, producendo cioè un effetto performativo sugli agenti collettivi e riflettendo un meccanismo di potere. Tra le parole della politica, quella di ‘popolo’ ha acquisito culturalmente nel discorso pubblico e politico contemporaneo nei paesi occidentali un peso politico e simbolico particolarmente rilevante, ben più di ‘moltitudine’, ‘massa’ o ‘folla’. Questo lavoro intende proporsi come contributo a quella parte della storiografia contemporanea attenta ai fenomeni linguistici, culturali e simbolici, indagando secondo una prospettiva interdisciplinare come si sia articolata discorsivamente la dialettica tra politica e popolo. La ricerca analizza come questa relazione sia stata costruita, normata e inserita entro binari regolamentativi nel discorso di uno dei maggiori partiti di massa occidentali del ventesimo secolo: il partito comunista italiano. Il primo capitolo, dopo un excursus storiografico su come il ‘popolo’ è diventato parte fondamentale del discorso politico occidentale, inquadra il concetto all’interno dell’universo simbolico comunista, internazionale, sovietico, italiano (1921-1942). L’analisi dei testi di Gramsci e Togliatti dagli anni venti fino agli anni quaranta mostra come il concetto di ‘popolo’ si sia affiancato e abbia poi superato quello di ‘classe’, dialogando strettamente con i concetti di leadership e nazione. Il secondo capitolo, muovendo dalla svolta di Salerno (1943-1945), indaga la dinamica con cui il partito ha centrato tutto il suo discorso politico sul ‘popolo’, come insieme omogeneo nazionalmente connotato. Il terzo capitolo tratta i primi anni della ricostruzione fino alle prime elezioni politiche della repubblica italiana (1946-1948) e punta a mostrare come dietro la semantica ‘totalizzante’ del popolo si nascondessero fratture politiche e identitarie fin dall’immediato dopoguerra e ben prima di quanto la storiografia ammetta. Il quarto capitolo, dedicato agli anni del centrismo e della guerra fredda (1949-1955), analizza alcuni plessi narrativi della politica del partito: la strategia della ‘popolarizzazione’, la politica culturale, il culto della personalità e l’esaltazione del mito sovietico, tutti paradigmaticamente connessi alla parola ‘popolo’. Il quinto capitolo, relativo agli anni del centro-sinistra fino all’esplosione delle rivolte studentesche (1956-1967), studia come, nel contesto internazionale dei movimenti di liberazione nei paesi ex-coloniali, il concetto abbia avuto un ruolo centrale nelle strategie discorsive del partito, pur all’interno di un trend di progressiva incapacità di comprensione delle istanze della società civile. Nelle conclusioni si cerca di enucleare i principali plessi discorsivi legati al termine soprattutto negli anni settanta, gettando uno sguardo fino alla conclusione dell’esperienza comunista (1968-1991). Il lavoro presenta due appendici, una iconografica, relativa all’uso del tema ‘popolo’ nella propaganda del partito, e una lessicometrica, con tabelle di frequenze assolute e relative tratte da l’Unità.

Parole che mobilitano. Il concetto di ‘popolo’ tra storia politica e semantica storica nel partito comunista italiano / Bassi, Giulia. - (2017 May 25).

Parole che mobilitano. Il concetto di ‘popolo’ tra storia politica e semantica storica nel partito comunista italiano

BASSI, GIULIA
2017-05-25

Abstract

La tesi prende le mosse dal presupposto metodologico che il linguaggio è parte imprescindibile del fare politica, in quanto non solo ‘parola’ ma anche ‘azione’, producendo cioè un effetto performativo sugli agenti collettivi e riflettendo un meccanismo di potere. Tra le parole della politica, quella di ‘popolo’ ha acquisito culturalmente nel discorso pubblico e politico contemporaneo nei paesi occidentali un peso politico e simbolico particolarmente rilevante, ben più di ‘moltitudine’, ‘massa’ o ‘folla’. Questo lavoro intende proporsi come contributo a quella parte della storiografia contemporanea attenta ai fenomeni linguistici, culturali e simbolici, indagando secondo una prospettiva interdisciplinare come si sia articolata discorsivamente la dialettica tra politica e popolo. La ricerca analizza come questa relazione sia stata costruita, normata e inserita entro binari regolamentativi nel discorso di uno dei maggiori partiti di massa occidentali del ventesimo secolo: il partito comunista italiano. Il primo capitolo, dopo un excursus storiografico su come il ‘popolo’ è diventato parte fondamentale del discorso politico occidentale, inquadra il concetto all’interno dell’universo simbolico comunista, internazionale, sovietico, italiano (1921-1942). L’analisi dei testi di Gramsci e Togliatti dagli anni venti fino agli anni quaranta mostra come il concetto di ‘popolo’ si sia affiancato e abbia poi superato quello di ‘classe’, dialogando strettamente con i concetti di leadership e nazione. Il secondo capitolo, muovendo dalla svolta di Salerno (1943-1945), indaga la dinamica con cui il partito ha centrato tutto il suo discorso politico sul ‘popolo’, come insieme omogeneo nazionalmente connotato. Il terzo capitolo tratta i primi anni della ricostruzione fino alle prime elezioni politiche della repubblica italiana (1946-1948) e punta a mostrare come dietro la semantica ‘totalizzante’ del popolo si nascondessero fratture politiche e identitarie fin dall’immediato dopoguerra e ben prima di quanto la storiografia ammetta. Il quarto capitolo, dedicato agli anni del centrismo e della guerra fredda (1949-1955), analizza alcuni plessi narrativi della politica del partito: la strategia della ‘popolarizzazione’, la politica culturale, il culto della personalità e l’esaltazione del mito sovietico, tutti paradigmaticamente connessi alla parola ‘popolo’. Il quinto capitolo, relativo agli anni del centro-sinistra fino all’esplosione delle rivolte studentesche (1956-1967), studia come, nel contesto internazionale dei movimenti di liberazione nei paesi ex-coloniali, il concetto abbia avuto un ruolo centrale nelle strategie discorsive del partito, pur all’interno di un trend di progressiva incapacità di comprensione delle istanze della società civile. Nelle conclusioni si cerca di enucleare i principali plessi discorsivi legati al termine soprattutto negli anni settanta, gettando uno sguardo fino alla conclusione dell’esperienza comunista (1968-1991). Il lavoro presenta due appendici, una iconografica, relativa all’uso del tema ‘popolo’ nella propaganda del partito, e una lessicometrica, con tabelle di frequenze assolute e relative tratte da l’Unità.
25-mag-2017
FERRARI, PAOLO
29
2015/2016
Settore M-STO/02 - Storia Moderna
Università degli Studi di Trieste
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