Il processo di marginalizzazione della storia è stato senza dubbio accentuato in Italia dal ridimensionamento del suo ruolo nell’accademia, e da un complesso di dinamiche interne ed esterne ad essa che hanno finito col minacciare la stessa riproduzione di nuove generazioni di storici e, con essa, il rinnovamento e la trasmissione di tale sapere. Tuttavia questo processo è iniziato molto tempo fa, nel quadro della generale crisi dei saperi umanistici e della rilevanza assunta dai processi di globalizzazione fino al deflagrare della crisi sistemica che ha colpito il mondo dal 2008. Per affrontare le criticità di oggi non sono sufficienti soluzioni formali che si limitino a rendere la storia più ‘gradevole’ e alla moda. Occorre comprendere le più ampie cause del perché e dei modi di tale crisi, tornare a riflettere sulla relazione tra qualitativo e quantitativo, tra micro e macro, sulla legittimità delle generalizzazioni, sui problemi spaziali e sulla relazione tra economia e storia. ,. Tuttavia, dato che tali problematiche non possono essere risolte solo sul piano tecnico e sono centrali per immaginare l’utilità sociale del nostro ‘mestiere di storico’, sullo sfondo rimane la questione del senso di fare storia, ovvero, più in generale, di una produzione di senso che riparta dalla centralità degli esseri umani. Questo libro non pretende di individuare una strategia, una soluzione o un modo di fare storia, e storia economica, né di proporre una gerarchia di rilevanze. Esso si limita a suggerire la necessità di riavviare una discussione, a partire dalla consapevolezza che, per affrontare lo studio di società complesse e rispondere a domande complesse, siano utili e necessari punti di vista plurali e dialoganti.

Quantità/Qualità: La storia tra sguardi micro e generalizzazioni

ANDREOZZI, DANIELE
2017-01-01

Abstract

Il processo di marginalizzazione della storia è stato senza dubbio accentuato in Italia dal ridimensionamento del suo ruolo nell’accademia, e da un complesso di dinamiche interne ed esterne ad essa che hanno finito col minacciare la stessa riproduzione di nuove generazioni di storici e, con essa, il rinnovamento e la trasmissione di tale sapere. Tuttavia questo processo è iniziato molto tempo fa, nel quadro della generale crisi dei saperi umanistici e della rilevanza assunta dai processi di globalizzazione fino al deflagrare della crisi sistemica che ha colpito il mondo dal 2008. Per affrontare le criticità di oggi non sono sufficienti soluzioni formali che si limitino a rendere la storia più ‘gradevole’ e alla moda. Occorre comprendere le più ampie cause del perché e dei modi di tale crisi, tornare a riflettere sulla relazione tra qualitativo e quantitativo, tra micro e macro, sulla legittimità delle generalizzazioni, sui problemi spaziali e sulla relazione tra economia e storia. ,. Tuttavia, dato che tali problematiche non possono essere risolte solo sul piano tecnico e sono centrali per immaginare l’utilità sociale del nostro ‘mestiere di storico’, sullo sfondo rimane la questione del senso di fare storia, ovvero, più in generale, di una produzione di senso che riparta dalla centralità degli esseri umani. Questo libro non pretende di individuare una strategia, una soluzione o un modo di fare storia, e storia economica, né di proporre una gerarchia di rilevanze. Esso si limita a suggerire la necessità di riavviare una discussione, a partire dalla consapevolezza che, per affrontare lo studio di società complesse e rispondere a domande complesse, siano utili e necessari punti di vista plurali e dialoganti.
2017
9788899487713
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