L’articolo esplora il tema dell’identità costituzionale degli Stati membri dell’Unione europea proponendo una chiave metodologica nuova, che si spinge oltre all’analisi del circuito delle Corti, e cerca via alternative attraverso le quali gli Stati membri proteggono interessi nazionali espressione delle loro identità costituzionali. Dapprima l’articolo ripercorre la narrazione classica dei controlimiti, esclusivamente focalizzata sulla giurisprudenza delle Corti costituzionali nazionali, e in particolare di alcune di esse. Si argomenta successivamente il motivo per cui questo approccio tradizionale può essere inadeguato ad apprestare una salvaguardia sufficientemente efficace di elementi peculiari dell’identità costituzionale che sono propri soltanto di alcuni Stati membri e non fanno parte di un condiviso patrimonio costituzionale europeo. A partire dal riconoscimento di questa inadeguatezza, si indagheranno quali alternative esistano per tutelare tali peculiarità. Tra queste l’articolo considera la sottrazione di alcune materie dalle competenze dell’Unione europea o comunque dall'applicazione del metodo comunitario, nonché l’applicazione della regola dell’unanimità in procedimenti decisionali riguardanti materie potenzialmente sensibili per l’identità costituzionale nazionale. Quindi l’articolo considera alcune esperienze significative di integrazione differenziata, con l’intento di verificare se gli interessi tutelati da quelle esperienze abbiano una qualche corrispondenza con quelli tutelati dalle Corti, riscontrando ampie zone di sovrapposizione. Infine, si indagheranno alcuni recenti passaggi che sembrano suggerire l’avvio di una nuova fase della storia dell’identità costituzionale nazionale, tanto nel circuito giurisdizionale del c.d. dialogo tra Corti (casi Gauweiler, Signor R. e Taricco), quanto nella gestione politica dei conflitti attorno a interessi nazionali fondamentali (con la vicenda Brexit).

Alla ricerca dell’identità costituzionale tra conflitti giurisdizionali e negoziazione politica

pietro faraguna
2016-01-01

Abstract

L’articolo esplora il tema dell’identità costituzionale degli Stati membri dell’Unione europea proponendo una chiave metodologica nuova, che si spinge oltre all’analisi del circuito delle Corti, e cerca via alternative attraverso le quali gli Stati membri proteggono interessi nazionali espressione delle loro identità costituzionali. Dapprima l’articolo ripercorre la narrazione classica dei controlimiti, esclusivamente focalizzata sulla giurisprudenza delle Corti costituzionali nazionali, e in particolare di alcune di esse. Si argomenta successivamente il motivo per cui questo approccio tradizionale può essere inadeguato ad apprestare una salvaguardia sufficientemente efficace di elementi peculiari dell’identità costituzionale che sono propri soltanto di alcuni Stati membri e non fanno parte di un condiviso patrimonio costituzionale europeo. A partire dal riconoscimento di questa inadeguatezza, si indagheranno quali alternative esistano per tutelare tali peculiarità. Tra queste l’articolo considera la sottrazione di alcune materie dalle competenze dell’Unione europea o comunque dall'applicazione del metodo comunitario, nonché l’applicazione della regola dell’unanimità in procedimenti decisionali riguardanti materie potenzialmente sensibili per l’identità costituzionale nazionale. Quindi l’articolo considera alcune esperienze significative di integrazione differenziata, con l’intento di verificare se gli interessi tutelati da quelle esperienze abbiano una qualche corrispondenza con quelli tutelati dalle Corti, riscontrando ampie zone di sovrapposizione. Infine, si indagheranno alcuni recenti passaggi che sembrano suggerire l’avvio di una nuova fase della storia dell’identità costituzionale nazionale, tanto nel circuito giurisdizionale del c.d. dialogo tra Corti (casi Gauweiler, Signor R. e Taricco), quanto nella gestione politica dei conflitti attorno a interessi nazionali fondamentali (con la vicenda Brexit).
2016
23-gen-2017
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