Il 26 dicembre del 1759 va in scena a Venezia «L’impresario delle Smirne» di Carlo Goldoni. Si tratta di una commedia in cinque atti, di cui il commediografo veneziano preparò una prima stesura in versi martelliani e, più tardi, una seconda versione definitiva in prosa. Al suo debutto la commedia rimase in scena per nove serate consecutive, per poi entrare, con una certa stabilità, nei repertori ottocenteschi e novecenteschi. Celebre è rimasta, tra le edizioni più vicine a noi, quella diretta da Luchino Visconti nel 1957. Più volte Goldoni aveva utilizzato il teatro quale soggetto delle sue opere, basti pensare a «La scuola di ballo» o, ancor meglio, a «Il teatro comico», commedia-manifesto in cui è illustrata la celebre riforma. «L’impresario delle Smirne» è una bonaria satira sul mondo del melodramma ove vengono descritti i goffi tentativi di alcuni cantanti per ottenere una scrittura da parte di Alì, ricco quanto estemporaneo impresario turco. Con sottile ironia è descritto un mondo di grandi miserie, roso dall’invidia, percorso da una concorrenza sleale, caratterizzato dal tentativo di apparire per ciò che non si è. Un lavoro che, per molti aspetti, sembra rivelare una stretta parentela con il celebre «Teatro alla moda» di Benedetto Marcello. La commedia, anomala rispetto altre del repertorio goldoniano, presenta un finale liberatorio, in cui l’autore offre una sorta di riscatto ai suoi personaggi e in cui ci trasmette la simpatia che, in fin dei conti, provava verso questo mondo.

Una satira impietosa sul mondo del melodramma: "L'impresario delle Smirne" di Carlo Goldoni

Paolo Quazzolo
2019-01-01

Abstract

Il 26 dicembre del 1759 va in scena a Venezia «L’impresario delle Smirne» di Carlo Goldoni. Si tratta di una commedia in cinque atti, di cui il commediografo veneziano preparò una prima stesura in versi martelliani e, più tardi, una seconda versione definitiva in prosa. Al suo debutto la commedia rimase in scena per nove serate consecutive, per poi entrare, con una certa stabilità, nei repertori ottocenteschi e novecenteschi. Celebre è rimasta, tra le edizioni più vicine a noi, quella diretta da Luchino Visconti nel 1957. Più volte Goldoni aveva utilizzato il teatro quale soggetto delle sue opere, basti pensare a «La scuola di ballo» o, ancor meglio, a «Il teatro comico», commedia-manifesto in cui è illustrata la celebre riforma. «L’impresario delle Smirne» è una bonaria satira sul mondo del melodramma ove vengono descritti i goffi tentativi di alcuni cantanti per ottenere una scrittura da parte di Alì, ricco quanto estemporaneo impresario turco. Con sottile ironia è descritto un mondo di grandi miserie, roso dall’invidia, percorso da una concorrenza sleale, caratterizzato dal tentativo di apparire per ciò che non si è. Un lavoro che, per molti aspetti, sembra rivelare una stretta parentela con il celebre «Teatro alla moda» di Benedetto Marcello. La commedia, anomala rispetto altre del repertorio goldoniano, presenta un finale liberatorio, in cui l’autore offre una sorta di riscatto ai suoi personaggi e in cui ci trasmette la simpatia che, in fin dei conti, provava verso questo mondo.
2019
978-88-6032-512-9
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