Sul palcoscenico della Conferenza porteremo considerazioni sullo “statuto speciale” che assume la lingua italiana quando è lingua di traduzione dal russo – in particolare nel caso di testi multimediali. Riflessioni su quanto avviene durante il “processo” che porta al “risultato” di una riformulazione in LA (qui l’italiano lingua madre) suggeriranno quindi implicazioni deontologiche nel quadro più ampio di una teoria della traduzione, nonché possibili ricadute metodologiche sulla pratica dell’insegnamento delle lingue straniere. L’assunto è che non si dà insegnamento di una lingua senza traduzione in quanto spazio eletto di lavoro semiotico. Luogo marcato da una responsabilità duplice (Bachtin, Avtonomova), la traduzione è altresì inscenamento di una lingua “altra”: quella di arrivo appunto, che qui ricorre ad “artifici” specifici (i “priemy” dei formalisti) atti ad accogliere l’alterità culturale. Il caso specifico dei testi multimediali impone alla lingua di “magnificare” proprie potenzialità spesso “narcotizzate” nella funzione comunicativa (Eco). Considerazioni applicabili a ogni coppia linguistica divengono operativamente cruciali quando si lavora con lingue tipologicamente diverse quali il russo e l’italiano. Gli esempi proposti derivano dalla doppia pratica della traduzione professionale e della didattica. Valenze deontologiche verranno suggerite dall’esperienza di E. Grishkovets nel suo portare in scena il traduttore – ideale in toto di “interprete”; riflessioni ulteriori deriveranno dal sottotitolaggio di un breve video di I. Vyrypaev dalla denotatività solo apparente; brevi incursioni nel case-study del fumetto Russkie gorki mostreranno cosa può succedere all’italiano quando deve “trasportare” al lettore un testo ad alta densità culturale. Casi “teatrali” di errori traduttivi ci riporteranno quindi alla portata teorica suggerita dalla pratica con testi marcati dall’interazione di più codici semiotici. Proposte sull’utilizzo in aula di testi da “agire” concluderanno quindi il nostro monologo a più voci  Perché “un buon insegnamento è per un quarto preparazione e tre quarti teatro”, provocava Galileo. Perché un lingua è musica, prima di tutto. Come la traduzione. Interpretazione ed esecuzione. Così è il russo, fatto di “grani che sono perle” (Gogol’). Così l’italiano, la lingua “del Bel Paese dove ‘l sì suona” (Dante).

L’italiano sul palcoscenico e il russo dietro le quinte: Sipari semiotici, o Per una filosofia della traduzione multimediale

Margherita De Michiel
2019-01-01

Abstract

Sul palcoscenico della Conferenza porteremo considerazioni sullo “statuto speciale” che assume la lingua italiana quando è lingua di traduzione dal russo – in particolare nel caso di testi multimediali. Riflessioni su quanto avviene durante il “processo” che porta al “risultato” di una riformulazione in LA (qui l’italiano lingua madre) suggeriranno quindi implicazioni deontologiche nel quadro più ampio di una teoria della traduzione, nonché possibili ricadute metodologiche sulla pratica dell’insegnamento delle lingue straniere. L’assunto è che non si dà insegnamento di una lingua senza traduzione in quanto spazio eletto di lavoro semiotico. Luogo marcato da una responsabilità duplice (Bachtin, Avtonomova), la traduzione è altresì inscenamento di una lingua “altra”: quella di arrivo appunto, che qui ricorre ad “artifici” specifici (i “priemy” dei formalisti) atti ad accogliere l’alterità culturale. Il caso specifico dei testi multimediali impone alla lingua di “magnificare” proprie potenzialità spesso “narcotizzate” nella funzione comunicativa (Eco). Considerazioni applicabili a ogni coppia linguistica divengono operativamente cruciali quando si lavora con lingue tipologicamente diverse quali il russo e l’italiano. Gli esempi proposti derivano dalla doppia pratica della traduzione professionale e della didattica. Valenze deontologiche verranno suggerite dall’esperienza di E. Grishkovets nel suo portare in scena il traduttore – ideale in toto di “interprete”; riflessioni ulteriori deriveranno dal sottotitolaggio di un breve video di I. Vyrypaev dalla denotatività solo apparente; brevi incursioni nel case-study del fumetto Russkie gorki mostreranno cosa può succedere all’italiano quando deve “trasportare” al lettore un testo ad alta densità culturale. Casi “teatrali” di errori traduttivi ci riporteranno quindi alla portata teorica suggerita dalla pratica con testi marcati dall’interazione di più codici semiotici. Proposte sull’utilizzo in aula di testi da “agire” concluderanno quindi il nostro monologo a più voci  Perché “un buon insegnamento è per un quarto preparazione e tre quarti teatro”, provocava Galileo. Perché un lingua è musica, prima di tutto. Come la traduzione. Interpretazione ed esecuzione. Così è il russo, fatto di “grani che sono perle” (Gogol’). Così l’italiano, la lingua “del Bel Paese dove ‘l sì suona” (Dante).
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
b487f87cec0faaa60d3d2ccd774a56a4.pdf

Accesso chiuso

Descrizione: Abstract dell'intervento
Tipologia: Abstract
Licenza: Digital Rights Management non definito
Dimensione 319.58 kB
Formato Adobe PDF
319.58 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11368/2959421
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact