La previsione di re-inserimento delle funzioni commerciali a grande scala all’interno del tessuto urbano potrebbe rappresentare un momento di rilancio del progetto ad una duplice scala, da un lato quella legata al progetto architettonico e dall’altro quella relativa alla scala del progetto urbano, sapendo che molto probabilmente le dimensioni in gioco rappresentano un elemento che porrà le realizzazioni in una scala intermedia rispetto alle categorie classiche sopra elencate. Una bigness che si può ipotizzare se l’operazione dovesse configurarsi come traduzione diretta degli spazi attuali dei centri commerciali all’interno del tessuto edilizio o, invece, la definizione di nuove condizioni progettuali derivanti dall’ibridazione tra le necessità degli spazi fisici e quelle derivanti da un utilizzo sempre più spinto delle tecnologie di acquisto on-line. Un’occasione per reinventare brani di città che hanno visto negli ultimi anni, sopratutto nella provincia italiana, uno spopolamento a favore dei grandi nodi urbani. Tendenza questa che, come accennato all’inizio, in conseguenza del sempre maggior utilizzo delle tecnologie digitali per gli acquisti e per il lavoro a distanza potrebbe subire un’inversione di tendenza tale da attuare una redistribuzione territoriale sia degli abitanti che delle occasioni progettuali legate al tema del commercio. Da un punto di vista architettonico questa ipotetica condizione potrebbe configurarsi come un momento di riflessione disciplinare, dove i temi della tipologia, del linguaggio e del rapporto con il tessuto urbano esistente potrebbero essere indagati e sviluppati, contribuendo a quel processo ciclico di rinnovamento che costituisce uno dei principi fondanti delle città.

CITTÀ E COMMERCIO. IPOTESI FUTURE PER UNA MODELLISTICA ARCHITETTONICA

Claudio Meninno
2020-01-01

Abstract

La previsione di re-inserimento delle funzioni commerciali a grande scala all’interno del tessuto urbano potrebbe rappresentare un momento di rilancio del progetto ad una duplice scala, da un lato quella legata al progetto architettonico e dall’altro quella relativa alla scala del progetto urbano, sapendo che molto probabilmente le dimensioni in gioco rappresentano un elemento che porrà le realizzazioni in una scala intermedia rispetto alle categorie classiche sopra elencate. Una bigness che si può ipotizzare se l’operazione dovesse configurarsi come traduzione diretta degli spazi attuali dei centri commerciali all’interno del tessuto edilizio o, invece, la definizione di nuove condizioni progettuali derivanti dall’ibridazione tra le necessità degli spazi fisici e quelle derivanti da un utilizzo sempre più spinto delle tecnologie di acquisto on-line. Un’occasione per reinventare brani di città che hanno visto negli ultimi anni, sopratutto nella provincia italiana, uno spopolamento a favore dei grandi nodi urbani. Tendenza questa che, come accennato all’inizio, in conseguenza del sempre maggior utilizzo delle tecnologie digitali per gli acquisti e per il lavoro a distanza potrebbe subire un’inversione di tendenza tale da attuare una redistribuzione territoriale sia degli abitanti che delle occasioni progettuali legate al tema del commercio. Da un punto di vista architettonico questa ipotetica condizione potrebbe configurarsi come un momento di riflessione disciplinare, dove i temi della tipologia, del linguaggio e del rapporto con il tessuto urbano esistente potrebbero essere indagati e sviluppati, contribuendo a quel processo ciclico di rinnovamento che costituisce uno dei principi fondanti delle città.
2020
978-88-5511-202-4
978-88-5511-203-1
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