Il quadro con cui la pianificazione paesistica è oggi chiamata a confrontarsi appare profondamente mutato. Da un lato, i nuovi indirizzi emanati in ambito europeo e nazionale hanno aperto inediti campi di riflessione e nuovi scenari operativi; dall’altro, le domande e le dinamiche di trasformazione emergenti nel territorio denunciano l’inefficacia di forme di piano tradizionali, improntate su una lettura settoriale del paesaggio e sull’adozione di criteri di tipo prevalentemente vincolistico. L’intento di fornire una possibile risposta metodologica alle molteplici istanze di mutamento che oggi permeano il dibattito disciplinare ha guidato la redazione della proposta per la revisione del Piano territoriale paesistico regionale dell’Emilia-Romagna (Ptpr). Lo studio si è confrontato con due ordini di fattori. Da un lato, la necessità di esplicitare i contenuti delle più recenti disposizioni in materia di paesaggio in una procedura per la costruzione del piano paesistico. Una procedura che criticamente ricollochi le domande e le fasi di lavoro individuate da tali disposizioni in un percorso coerente al suo interno e congruente alla nuova e più generale visione del paesaggio che esse sottintendono. Dall’altro, l’assunzione dei caratteri del contesto come condizione imprescindibile per la definizione degli obiettivi, dei modi e dei contenuti del piano. Laddove tali caratteri rimandano sia alle specificità delle dinamiche territoriali in atto nelle loro dimensioni economiche, sociali e spaziali, sia a una prassi di governo del territorio e del paesaggio che la Regione ha maturato nel corso del tempo. L’intento di rapportare i contenuti del piano alle concrete modalità della sua attuazione ha comportato l’abbandono di una prospettiva esclusivamente interna alla riflessione sulla forma di questo strumento, per prefigurare processi che siano in grado di instaurare fertili e mutui rapporti tra il piano e le strutture di gestione attive sul territorio; un aspetto dal quale non si può del resto prescindere nella pianificazione regionale, per sua natura preposta a delineare quadri di indirizzo, scenari e strategie, che chiamano in causa la forte interazione con una pluralità di settori e livelli di governo territoriale.

L’adeguamento del Ptpr della Regione Emilia-Romagna come laboratorio di sperimentazione

MARCHIGIANI, ELENA;
2005-01-01

Abstract

Il quadro con cui la pianificazione paesistica è oggi chiamata a confrontarsi appare profondamente mutato. Da un lato, i nuovi indirizzi emanati in ambito europeo e nazionale hanno aperto inediti campi di riflessione e nuovi scenari operativi; dall’altro, le domande e le dinamiche di trasformazione emergenti nel territorio denunciano l’inefficacia di forme di piano tradizionali, improntate su una lettura settoriale del paesaggio e sull’adozione di criteri di tipo prevalentemente vincolistico. L’intento di fornire una possibile risposta metodologica alle molteplici istanze di mutamento che oggi permeano il dibattito disciplinare ha guidato la redazione della proposta per la revisione del Piano territoriale paesistico regionale dell’Emilia-Romagna (Ptpr). Lo studio si è confrontato con due ordini di fattori. Da un lato, la necessità di esplicitare i contenuti delle più recenti disposizioni in materia di paesaggio in una procedura per la costruzione del piano paesistico. Una procedura che criticamente ricollochi le domande e le fasi di lavoro individuate da tali disposizioni in un percorso coerente al suo interno e congruente alla nuova e più generale visione del paesaggio che esse sottintendono. Dall’altro, l’assunzione dei caratteri del contesto come condizione imprescindibile per la definizione degli obiettivi, dei modi e dei contenuti del piano. Laddove tali caratteri rimandano sia alle specificità delle dinamiche territoriali in atto nelle loro dimensioni economiche, sociali e spaziali, sia a una prassi di governo del territorio e del paesaggio che la Regione ha maturato nel corso del tempo. L’intento di rapportare i contenuti del piano alle concrete modalità della sua attuazione ha comportato l’abbandono di una prospettiva esclusivamente interna alla riflessione sulla forma di questo strumento, per prefigurare processi che siano in grado di instaurare fertili e mutui rapporti tra il piano e le strutture di gestione attive sul territorio; un aspetto dal quale non si può del resto prescindere nella pianificazione regionale, per sua natura preposta a delineare quadri di indirizzo, scenari e strategie, che chiamano in causa la forte interazione con una pluralità di settori e livelli di governo territoriale.
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