Il terremoto del Friuli presente nella memoria collettiva per la sua drammaticità in termini di vittime e distruzioni è quello del 6 maggio 1976, ma le scosse dell’11 e 15 settembre successivi furono ben più gravide di conseguenze: esse spazzarono via il lavoro materiale di ricostruzione svolto e il tessuto sociale conservato fino a quel momento; l’encomiabile reazione di maggio e il feroce attivismo dei mesi estivi vennero soppiantati dall’apatia degli sfollati a seguito di questi ultimi eventi. I quattro mesi intercorsi tra i due sismi furono tuttavia caratterizzati dalla più importante esperienza collettiva che il Friuli ricordi. La necessità di sopravivence materiale (cibo, acqua, un tetto e servizi igienici) presto divenne questione di sopravvivenza degli spazi e delle comunità di borgata in quanto tali. Nelle tendopoli presero vita forme di autogestione – assemblee e comitati – alternative e indipendenti dall’ordine costituito, refrattarie a qualsiasi tentativo di colonizzazione politica, religiosa o economica. Lo studio prende il via dall’esperienza degli abitanti di uno dei borghi di Gemona – Godo – per abbracciare poi le vicende della cittadina stessa e dell’intera zona terremotata.

Pa sopravivence, no pa l'anarchie - Forme di autogestione nel Friuli terremotato: l'esperienza della tendopoli di Godo (Gemona del Friuli)

LONDERO, IGOR
2008-01-01

Abstract

Il terremoto del Friuli presente nella memoria collettiva per la sua drammaticità in termini di vittime e distruzioni è quello del 6 maggio 1976, ma le scosse dell’11 e 15 settembre successivi furono ben più gravide di conseguenze: esse spazzarono via il lavoro materiale di ricostruzione svolto e il tessuto sociale conservato fino a quel momento; l’encomiabile reazione di maggio e il feroce attivismo dei mesi estivi vennero soppiantati dall’apatia degli sfollati a seguito di questi ultimi eventi. I quattro mesi intercorsi tra i due sismi furono tuttavia caratterizzati dalla più importante esperienza collettiva che il Friuli ricordi. La necessità di sopravivence materiale (cibo, acqua, un tetto e servizi igienici) presto divenne questione di sopravvivenza degli spazi e delle comunità di borgata in quanto tali. Nelle tendopoli presero vita forme di autogestione – assemblee e comitati – alternative e indipendenti dall’ordine costituito, refrattarie a qualsiasi tentativo di colonizzazione politica, religiosa o economica. Lo studio prende il via dall’esperienza degli abitanti di uno dei borghi di Gemona – Godo – per abbracciare poi le vicende della cittadina stessa e dell’intera zona terremotata.
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