Questo testo è l’esito di una serie di incontri svoltisi tra l’autunno del 2006 e l’estate del 2007. È il dispiegarsi – come recita titolo – di una lunga conversazione con uno dei maggiori ebraisti della seconda metà del Novecento. Luzzatto avvalendosi di più linguaggi: epistemologico, scientifico, medico, matematico, logico, etico, storico, politico, filosofico nonché dell’apporto di lingue antiche e moderne (ebraico, greco, latino, italiano, inglese, tedesco, francese, russo) costruisce il suo punto di vista, apre nuovi interrogativi, affronta con sano spirito laico delicate questioni bioetiche, getta il suo sguardo su un avvenire dai tratti chiaroscurali, non si esime dall’autocritica. Ma in quella stessa identità di studioso non si può certo trascurare di rintracciarvi la dimensione più intima e privata che lo spinge ad aprire lo scrigno dei suoi ricordi attraverso i numerosi aneddoti che infittiscono il testo, il ritratto analitico e appassionato dei suoi maestri – dall’amato nonno Dante Lattes a Shadal, da Ramchal a Leibowitz fino al supremo Maestro Guido Voghera – nonché il richiamo frequente alla sua famiglia per finire quasi con la proclamazione del suo amore per Israele.

Amos Luzzatto. A proposito di laicità. Da un punto di vista ebraico

NODARI, FRANCESCA
2008-01-01

Abstract

Questo testo è l’esito di una serie di incontri svoltisi tra l’autunno del 2006 e l’estate del 2007. È il dispiegarsi – come recita titolo – di una lunga conversazione con uno dei maggiori ebraisti della seconda metà del Novecento. Luzzatto avvalendosi di più linguaggi: epistemologico, scientifico, medico, matematico, logico, etico, storico, politico, filosofico nonché dell’apporto di lingue antiche e moderne (ebraico, greco, latino, italiano, inglese, tedesco, francese, russo) costruisce il suo punto di vista, apre nuovi interrogativi, affronta con sano spirito laico delicate questioni bioetiche, getta il suo sguardo su un avvenire dai tratti chiaroscurali, non si esime dall’autocritica. Ma in quella stessa identità di studioso non si può certo trascurare di rintracciarvi la dimensione più intima e privata che lo spinge ad aprire lo scrigno dei suoi ricordi attraverso i numerosi aneddoti che infittiscono il testo, il ritratto analitico e appassionato dei suoi maestri – dall’amato nonno Dante Lattes a Shadal, da Ramchal a Leibowitz fino al supremo Maestro Guido Voghera – nonché il richiamo frequente alla sua famiglia per finire quasi con la proclamazione del suo amore per Israele.
2008
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