Il volume raccoglie gli interventi dei relatori che hanno partecipato alla III edizione del Festival Filosofi lungo l'Oglio. Il testo, che segue l’ordine cronologico secondo il quale si sono snodati i cinque incontri, offre al lettore una visione ad ampio spettro e da angolature diverse dell’argomento in questione. Da Maria Rita Parsi – nota psicoterapeuta, scrittrice, Presidente della Fondazione Movimento Bambino, che si è soffermata sulla virtù dell’ascolto, individuandone, per così dire, la sua localizzazione primordiale nel grembo materno (dove v’è fusione, mai con-fusione) e sul ruolo imprescindibile dei riti nel creare i legami – a Salvatore Natoli, il filosofo dello "stare al mondo", che ha parlato dell’aver cura di sé, del come attualizzare la potenza che noi stessi siamo in un mondo che non ci chiede più quanto siamo virtuosi, ma quanto siamo funzionali. La modernità diventa la società dell’addestramento, dove ciascuno deve essere fungibile nella propria funzione, livellato, in un’osservanza senza adesione, all’impersonalità dei molti. Per far fronte ad una tale temperie culturale è necessario divenire titolari di virtù. Occorre diventare signori di se stessi. E ancora, l'allora presidente del Comitato promotore del Festivalfilosofia di Modena, Roberto Franchini, che analizzando il fenomeno culturale dei festival ha descritto l’eziologia dei simposi italiani e, in particolare, di quello modenese, ma, soprattutto ha cercato di rispondere al perché vi sia una tale proliferazione di festival nel nostro paese. Crisi delle agenzie comunicative, delle grandi narrazioni, della comunità insieme alla tesi della multidimensionalità dell’uomo contemporaneo sono, soltanto, alcune delle risposte a quelle moltitudini di uomini e donne che riempiono piazze, chiostri e spazi allestiti ad hoc: tutti, sembra, alla ricerca disperata del Maestro. Per non dire di un altro pensatore, Bernhard Casper, uno dei massimi filosofi della religione viventi, allievo di Bernhard Welte e profondo conoscitore di Rosenzweig, Heidegger e Lévinas. Una lezione densissima, di forte spessore teoretico incentrata sul dis-orientamento del soggetto e la ricerca della sua vera libertà. Casper, a partire dalla constatazione dell’incompiutezza aporetica – senza via d’uscita – dell’umano, versus un riduzionismo razionalistico ormai diffuso che paralizza la responsabilità portandola ad absurbdum, teorizza un’idea di virtù fondata sulle condizioni costitutive dell’esserci stesso: l’indigenza metafisica ovvero il bisogno che ho dell’altro – il quale mi si mostra nell’accadimento del linguaggio – e il prendere sul serio il tempo all’interno di un’ermeneutica della fatticità storica, l’in-vista-di-cui finale è la giustizia. Infine è toccato a Rav Giuseppe Laras, figura di spicco nel panorama dell’ebraismo italiano e internazionale, fare luce sulla virtù della fede. Un’analisi lucida e profonda che rifuggendo da astratte definizioni, ha saputo penetrare la cosa stessa accostando le esperienze religiose di alcune grandi personalità bibliche: da Abramo a Mosè, da Giobbe a Qohelet fino a quella cesura della storia, la Shoah, una nebulosa oltre la quale non v’è che il mistero.

Vizi e virtù

NODARI, FRANCESCA
2008-01-01

Abstract

Il volume raccoglie gli interventi dei relatori che hanno partecipato alla III edizione del Festival Filosofi lungo l'Oglio. Il testo, che segue l’ordine cronologico secondo il quale si sono snodati i cinque incontri, offre al lettore una visione ad ampio spettro e da angolature diverse dell’argomento in questione. Da Maria Rita Parsi – nota psicoterapeuta, scrittrice, Presidente della Fondazione Movimento Bambino, che si è soffermata sulla virtù dell’ascolto, individuandone, per così dire, la sua localizzazione primordiale nel grembo materno (dove v’è fusione, mai con-fusione) e sul ruolo imprescindibile dei riti nel creare i legami – a Salvatore Natoli, il filosofo dello "stare al mondo", che ha parlato dell’aver cura di sé, del come attualizzare la potenza che noi stessi siamo in un mondo che non ci chiede più quanto siamo virtuosi, ma quanto siamo funzionali. La modernità diventa la società dell’addestramento, dove ciascuno deve essere fungibile nella propria funzione, livellato, in un’osservanza senza adesione, all’impersonalità dei molti. Per far fronte ad una tale temperie culturale è necessario divenire titolari di virtù. Occorre diventare signori di se stessi. E ancora, l'allora presidente del Comitato promotore del Festivalfilosofia di Modena, Roberto Franchini, che analizzando il fenomeno culturale dei festival ha descritto l’eziologia dei simposi italiani e, in particolare, di quello modenese, ma, soprattutto ha cercato di rispondere al perché vi sia una tale proliferazione di festival nel nostro paese. Crisi delle agenzie comunicative, delle grandi narrazioni, della comunità insieme alla tesi della multidimensionalità dell’uomo contemporaneo sono, soltanto, alcune delle risposte a quelle moltitudini di uomini e donne che riempiono piazze, chiostri e spazi allestiti ad hoc: tutti, sembra, alla ricerca disperata del Maestro. Per non dire di un altro pensatore, Bernhard Casper, uno dei massimi filosofi della religione viventi, allievo di Bernhard Welte e profondo conoscitore di Rosenzweig, Heidegger e Lévinas. Una lezione densissima, di forte spessore teoretico incentrata sul dis-orientamento del soggetto e la ricerca della sua vera libertà. Casper, a partire dalla constatazione dell’incompiutezza aporetica – senza via d’uscita – dell’umano, versus un riduzionismo razionalistico ormai diffuso che paralizza la responsabilità portandola ad absurbdum, teorizza un’idea di virtù fondata sulle condizioni costitutive dell’esserci stesso: l’indigenza metafisica ovvero il bisogno che ho dell’altro – il quale mi si mostra nell’accadimento del linguaggio – e il prendere sul serio il tempo all’interno di un’ermeneutica della fatticità storica, l’in-vista-di-cui finale è la giustizia. Infine è toccato a Rav Giuseppe Laras, figura di spicco nel panorama dell’ebraismo italiano e internazionale, fare luce sulla virtù della fede. Un’analisi lucida e profonda che rifuggendo da astratte definizioni, ha saputo penetrare la cosa stessa accostando le esperienze religiose di alcune grandi personalità bibliche: da Abramo a Mosè, da Giobbe a Qohelet fino a quella cesura della storia, la Shoah, una nebulosa oltre la quale non v’è che il mistero.
2008
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