La sicurezza sul lavoro è una tematica a cavallo tra il diritto alla salute e al lavoro e l’Unione Europea possiede importanti competenze in materia. Questo è uno dei pochi ambiti sociali nei quali le organizzazioni comunitarie possono intervenire: infatti, a partire dagli anni Settanta, le istituzioni europee iniziano a legiferare sulla salvaguardia della salute nell’ambiente di lavoro. L’apice di tali provvedimenti è raggiunto con la direttiva quadro n. 391 del 1989, recepita in Italia – assieme a numerose altre direttive figlie e in ritardo – con il noto D.Lgs. n. 626 del 1994, da poco inglobato nel Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. n. 81 del 2008). Ci si chiede come mai questi temi siano ancora oggi così importanti da trattare e – allo stesso tempo – risultino invece spesso sottovalutati. La risposta la si può dedurre semplicemente evidenziando quali sono i “costi della non sicurezza”. Attualmente nel mondo ogni anno circa due milioni di persone muoiono sul lavoro, duecentosettanta milioni rimangono feriti e altri centosessanta milioni contraggono malattie professionali: questa emergenza “costa” il 4% del Pil mondiale. Le patologie occupazionali appena citate sono ancora più ignorate e sottovalutate degli infortuni stessi e comprendono varie tipologie di malattie di gravità molto diverse. Si sono analizzati in particolare i tumori da amianto (o asbesto), considerato che a Monfalcone si trova il più grande cantiere navale italiano che – fino agli anni Ottanta – ha impiegato considerevoli quantità del minerale nella costruzione e nell’allestimento delle imbarcazioni.

Lavoro e diritto alla salute nel progetto di welfare europeo

BULLIAN, ENRICO
2009-01-01

Abstract

La sicurezza sul lavoro è una tematica a cavallo tra il diritto alla salute e al lavoro e l’Unione Europea possiede importanti competenze in materia. Questo è uno dei pochi ambiti sociali nei quali le organizzazioni comunitarie possono intervenire: infatti, a partire dagli anni Settanta, le istituzioni europee iniziano a legiferare sulla salvaguardia della salute nell’ambiente di lavoro. L’apice di tali provvedimenti è raggiunto con la direttiva quadro n. 391 del 1989, recepita in Italia – assieme a numerose altre direttive figlie e in ritardo – con il noto D.Lgs. n. 626 del 1994, da poco inglobato nel Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. n. 81 del 2008). Ci si chiede come mai questi temi siano ancora oggi così importanti da trattare e – allo stesso tempo – risultino invece spesso sottovalutati. La risposta la si può dedurre semplicemente evidenziando quali sono i “costi della non sicurezza”. Attualmente nel mondo ogni anno circa due milioni di persone muoiono sul lavoro, duecentosettanta milioni rimangono feriti e altri centosessanta milioni contraggono malattie professionali: questa emergenza “costa” il 4% del Pil mondiale. Le patologie occupazionali appena citate sono ancora più ignorate e sottovalutate degli infortuni stessi e comprendono varie tipologie di malattie di gravità molto diverse. Si sono analizzati in particolare i tumori da amianto (o asbesto), considerato che a Monfalcone si trova il più grande cantiere navale italiano che – fino agli anni Ottanta – ha impiegato considerevoli quantità del minerale nella costruzione e nell’allestimento delle imbarcazioni.
2009
Unione Europea; Welfare State; direttiva quadro n. 391 del 1989; D.Lgs. n. 626 del 1994; amianto; cloruro di vinile; cantiere di Monfalcone; malattia professionale; mesotelioma
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