A cent'anni dalla nascita, a quasi cinquanta dalla morte, i trent'anni di attività letteraria di Pier Antonio Quarantotti Gambini possono oggi prestarsi a un giudizio cui giova il vantaggio dato dalla distanza. Nell'ambito delle celebrazioni del centenario, L'IRCI, Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata, ha promosso e organizzato due giornate di studio di cui questo volume presenta gli Atti. «Il tempo fa crescere tutto ciò che non distrugge»: così scriveva Quarantotti Gambini a Umberto Saba in una lettera del marzo 1956, commentando la rilettura delle poesie del Canzoniere. La frase ha dato il titolo al convegno e al volume, perché si ritiene possa valere anche per le opere di Quarantotti. E anche perché esprime una particolare dimensione della scrittura: una scrittura senza tempo, che possa durare, per la creazione di opere collocate sì su uno sfondo storico, ma allo stesso tempo sospese su un piano di atemporalità che deve diventare paradigmatica delle vicende e delle sofferenze umane. Un filo percorre l'intreccio degli interventi: dall'analisi letteraria dell'ampia produzione in prosa e di quella in versi alla posizione dello scrittore nella narrativa del Novecento; dalla ricognizione sui giudizi della critica ai rapporti con gli editori; dal piano della scrittura a quello delle trasposizioni cinematografiche; dai romanzi all'attività giornalistica e saggistica.

Gli anni ciechi: un romanzo di formazione?

BENUSSI, MARIA CRISTINA
2011-01-01

Abstract

A cent'anni dalla nascita, a quasi cinquanta dalla morte, i trent'anni di attività letteraria di Pier Antonio Quarantotti Gambini possono oggi prestarsi a un giudizio cui giova il vantaggio dato dalla distanza. Nell'ambito delle celebrazioni del centenario, L'IRCI, Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata, ha promosso e organizzato due giornate di studio di cui questo volume presenta gli Atti. «Il tempo fa crescere tutto ciò che non distrugge»: così scriveva Quarantotti Gambini a Umberto Saba in una lettera del marzo 1956, commentando la rilettura delle poesie del Canzoniere. La frase ha dato il titolo al convegno e al volume, perché si ritiene possa valere anche per le opere di Quarantotti. E anche perché esprime una particolare dimensione della scrittura: una scrittura senza tempo, che possa durare, per la creazione di opere collocate sì su uno sfondo storico, ma allo stesso tempo sospese su un piano di atemporalità che deve diventare paradigmatica delle vicende e delle sofferenze umane. Un filo percorre l'intreccio degli interventi: dall'analisi letteraria dell'ampia produzione in prosa e di quella in versi alla posizione dello scrittore nella narrativa del Novecento; dalla ricognizione sui giudizi della critica ai rapporti con gli editori; dal piano della scrittura a quello delle trasposizioni cinematografiche; dai romanzi all'attività giornalistica e saggistica.
2011
9788862274302
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