L’idea del design degli ambienti di lavoro come forma di comunicazione non è nuova: basti pensare all’attività dell’architetto Peter Behrens, direttore artistico del colosso AEG tra il 1907 e il 1914. Oggi tuttavia quest’idea viene portata all’estremo, fino a trasformare l’edificio in un supporto mediatico per la trasmissione dei messaggi. È il trionfo della logica del media building. Aree direzionali concepite come grandi “parchi a tema”, crescente contaminazione tra logiche lavorative e dinamiche del tempo libero; da Nike a Microsoft, da Volkswagen a Google il new deal della spettacolarizzazione degli ambienti di lavoro trasforma l’impresa in un set di esperienze, chiamato a offrire ai propri interlocutori non soltanto beni o servizi, ma anche sollecitazioni sensoriali. Sempre più spesso i principi dello show business vengono utilizzati per inscenare situazioni straordinarie e coinvolgenti, non solo per favorire lo “spirito di squadra” dei dipendenti, ma anche per catturare l’attenzione dei media e il consenso dei consumatori. Il rischio può essere una disneyficazione degli spazi del lavoro, accompagnata dalla progressiva rarefazione dei confini con la vita privata e dalla sovrapposizione tra identità personale e identità organizzativa; la sfida è transitare oltre la superficie degli oggetti, per entrare all’interno degli ambienti di lavoro, oggi investiti da una pressante richiesta di cambiamento, che parte dal ripensamento degli approcci strategici e dalla definizione di nuove regole del business.

Transparent Factory. Quando gli spazi del lavoro fanno comunicazione.

QUALIZZA, GABRIELE
2010-01-01

Abstract

L’idea del design degli ambienti di lavoro come forma di comunicazione non è nuova: basti pensare all’attività dell’architetto Peter Behrens, direttore artistico del colosso AEG tra il 1907 e il 1914. Oggi tuttavia quest’idea viene portata all’estremo, fino a trasformare l’edificio in un supporto mediatico per la trasmissione dei messaggi. È il trionfo della logica del media building. Aree direzionali concepite come grandi “parchi a tema”, crescente contaminazione tra logiche lavorative e dinamiche del tempo libero; da Nike a Microsoft, da Volkswagen a Google il new deal della spettacolarizzazione degli ambienti di lavoro trasforma l’impresa in un set di esperienze, chiamato a offrire ai propri interlocutori non soltanto beni o servizi, ma anche sollecitazioni sensoriali. Sempre più spesso i principi dello show business vengono utilizzati per inscenare situazioni straordinarie e coinvolgenti, non solo per favorire lo “spirito di squadra” dei dipendenti, ma anche per catturare l’attenzione dei media e il consenso dei consumatori. Il rischio può essere una disneyficazione degli spazi del lavoro, accompagnata dalla progressiva rarefazione dei confini con la vita privata e dalla sovrapposizione tra identità personale e identità organizzativa; la sfida è transitare oltre la superficie degli oggetti, per entrare all’interno degli ambienti di lavoro, oggi investiti da una pressante richiesta di cambiamento, che parte dal ripensamento degli approcci strategici e dalla definizione di nuove regole del business.
2010
9788856830767
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