L’analisi idrogeologica delle Prealpi bresciane a Sud della Linea della Val Trompia ha comportato uno studio geologico-strutturale delle successioni pre-Quaternarie presenti nell’area di interesse. Particolare importanza ha rivestito la revisione della stratigrafia: le variazioni litologiche riscontrate rivestono infatti un ruolo cruciale per le definizioni delle permeabilità e trasmissività di ciascuna formazione. Queste variazioni sono tipiche dell’area sudalpina e in particolare di quella bresciana, e sono connesse ad una attività tettonica distensiva sinsedimentana, legata all’evento di rifting continentale tetideo. Particolarmente differenziati in senso laterale sono i depositi del Trias superiore-Giurassico inferiore. Questi movimenti tettonici hanno portato allo smembramento dell’originario substrato in alti strutturali e bacini più o meno subsidenti. L’estrema articolazione di stili deposizionali ha prodotto effetti evidenti nella caratterizzazione litologica delle Formazioni e nella loro distribuzione areale, modellandone, già in origine, la forma e le potenzialità dei futuri acquiferi. Agli eventi distensivi mesozoici hanno fatto seguito le deformazioni compressive, legate all’attività orogenetica neoalpina. Tali eventi tettonici compressivi si sono susseguiti dall’Oligocene superiore-Miocene inferiore (il più antico), al Miocene medio-superiore, al Miocene superiore (il più recente). L’orientazione degli assi di massima compressione per ciascuno di questi eventi è variata da circa NE-SW a NNW-SSE e a WNW-ESE rispettivamente. Si tratta quindi di una evoluzione strutturale piuttosto complessa che ha determinato l’intreccio di strutture compressive (accavallamenti, pieghe, faglie inverse e di trasferimento) a differente orienta zione e con frequenti riattivazioni e cambiamenti di significato meccanico delle faglie con il susseguirsi degli eventi tettonici. Significativa è stata inoltre la presenza di importanti lineamenti distensivi mesozoici che hanno delimitato sequenze stratigrafiche eteropiche caratterizzate da differenti comportamenti reologici e che hanno guidato la strutturazione degli elementi compressivi, condizionandone l’andamento e la cinematica. La risposta delle rocce alla deformazione è infatti strettamente legata alle litologie e alla loro distribuzione nelle sequenze deposizionali. Tale fatto ha due fondamentali riscontri: uno a scala regionale, per il quale si possono differenziare i comportamenti delle potenti successioni di piattaforma da quelli delle adiacenti e coeve successioni bacinali, determinando lo stile strutturale di vaste aree; uno a scala mesoscopica, nel quale Io sviluppo delle strutture minori (fratturazione, discontinuità legate alla dissoluzione da pressione, piccole faglie, piegamenti) risulta condizionato, nella frequenza e tipo di strutture, dalla litologia e dalle modalità di sviluppo delle sequenze (frequenza dei giunti di stratificazione, per es. depositi bacinali ben stratificati contrapposti a depositi massivi di piattaforma carbonatica). Un altro tipo di deformazione, assai più pervasiva, avviene lungo le superfici di faglia maggiori, in fasce di variabile spessore (rocce di taglia), caratterizzate da differenti stili, a seconda del tipo litologico interessato e dell’evoluzione deformativa (condizioni di stress ed evoluzione dello strain); lo sviluppo di differenti stili deformativi influenza le caratteristiche idrogeologiche delle zone di faglia.
Aspetti geologico strutturali della circolazione idrica nelle Prealpi bresciane
PINI, GIAN ANDREA
1993-01-01
Abstract
L’analisi idrogeologica delle Prealpi bresciane a Sud della Linea della Val Trompia ha comportato uno studio geologico-strutturale delle successioni pre-Quaternarie presenti nell’area di interesse. Particolare importanza ha rivestito la revisione della stratigrafia: le variazioni litologiche riscontrate rivestono infatti un ruolo cruciale per le definizioni delle permeabilità e trasmissività di ciascuna formazione. Queste variazioni sono tipiche dell’area sudalpina e in particolare di quella bresciana, e sono connesse ad una attività tettonica distensiva sinsedimentana, legata all’evento di rifting continentale tetideo. Particolarmente differenziati in senso laterale sono i depositi del Trias superiore-Giurassico inferiore. Questi movimenti tettonici hanno portato allo smembramento dell’originario substrato in alti strutturali e bacini più o meno subsidenti. L’estrema articolazione di stili deposizionali ha prodotto effetti evidenti nella caratterizzazione litologica delle Formazioni e nella loro distribuzione areale, modellandone, già in origine, la forma e le potenzialità dei futuri acquiferi. Agli eventi distensivi mesozoici hanno fatto seguito le deformazioni compressive, legate all’attività orogenetica neoalpina. Tali eventi tettonici compressivi si sono susseguiti dall’Oligocene superiore-Miocene inferiore (il più antico), al Miocene medio-superiore, al Miocene superiore (il più recente). L’orientazione degli assi di massima compressione per ciascuno di questi eventi è variata da circa NE-SW a NNW-SSE e a WNW-ESE rispettivamente. Si tratta quindi di una evoluzione strutturale piuttosto complessa che ha determinato l’intreccio di strutture compressive (accavallamenti, pieghe, faglie inverse e di trasferimento) a differente orienta zione e con frequenti riattivazioni e cambiamenti di significato meccanico delle faglie con il susseguirsi degli eventi tettonici. Significativa è stata inoltre la presenza di importanti lineamenti distensivi mesozoici che hanno delimitato sequenze stratigrafiche eteropiche caratterizzate da differenti comportamenti reologici e che hanno guidato la strutturazione degli elementi compressivi, condizionandone l’andamento e la cinematica. La risposta delle rocce alla deformazione è infatti strettamente legata alle litologie e alla loro distribuzione nelle sequenze deposizionali. Tale fatto ha due fondamentali riscontri: uno a scala regionale, per il quale si possono differenziare i comportamenti delle potenti successioni di piattaforma da quelli delle adiacenti e coeve successioni bacinali, determinando lo stile strutturale di vaste aree; uno a scala mesoscopica, nel quale Io sviluppo delle strutture minori (fratturazione, discontinuità legate alla dissoluzione da pressione, piccole faglie, piegamenti) risulta condizionato, nella frequenza e tipo di strutture, dalla litologia e dalle modalità di sviluppo delle sequenze (frequenza dei giunti di stratificazione, per es. depositi bacinali ben stratificati contrapposti a depositi massivi di piattaforma carbonatica). Un altro tipo di deformazione, assai più pervasiva, avviene lungo le superfici di faglia maggiori, in fasce di variabile spessore (rocce di taglia), caratterizzate da differenti stili, a seconda del tipo litologico interessato e dell’evoluzione deformativa (condizioni di stress ed evoluzione dello strain); lo sviluppo di differenti stili deformativi influenza le caratteristiche idrogeologiche delle zone di faglia.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.