Il lavoro si propone di indagare, anche alla luce del ruolo che nel nostro ordinamento hanno la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la giurisprudenza della Corte Edu, il principio di non discriminazione di cui all'art. 14 Cedu. Ciò anche nella prospettiva di una progressiva integrazione degli strumenti di tutela dei diritti fondamentali, che vede un sempre più intenso dialogo tra la Corte di Strasburgo e la Corte costituzionale. Viene quindi ricostruita la giurisprudenza della Corte Edu e la sua evoluzione nel tempo. Particolare attenzione viene dapprima dedicata alla collocazione dell'art. 14 nel sistema convenzionale, e al problema del rapporto tra tale norma e le altre norme della Convenzione, per poi soffermarsi sulla struttura del giudizio e sulle sue articolazioni. Vengono sottoposti ad analisi alcuni elementi chiave del giudizio: in particolare si focalizza l'attenzione sul problema della "prova" nel processo e su quello della definizione e del ruolo del concetto di "margine di apprezzamento". Dopo essersi soffermati sui singoli divieti previsti dall'art. 14 Cedu e sulle tipologie di giudizio cui essi possono dare luogo, si procede ad una comparazione tra i giudizi condotti ai sensi dell'art. 14 dalla Corte Edu e quelli compiuti dalla Corte costituzionale sulla base dell'art. 3 Cost., evidenziando gli elementi di convergenza e quelli di divergenza tra i due modelli. Tale indagine conduce infine ad evidenziare alcuni nodi che possono rendere meno agevole una proficua collaborazione tra le due Corti, il tutto alla luce anche della più recente giurisprudenza della Corte costituzionale, in cui i riferimenti ai parametri convenzionali (tra cui l'art. 14 Cedu) e alla giurisprudenza della Corte Edu si vanno via via intensificando.

Il principio di non discriminazione nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo

DOLSO, GIAN PAOLO
2013-01-01

Abstract

Il lavoro si propone di indagare, anche alla luce del ruolo che nel nostro ordinamento hanno la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la giurisprudenza della Corte Edu, il principio di non discriminazione di cui all'art. 14 Cedu. Ciò anche nella prospettiva di una progressiva integrazione degli strumenti di tutela dei diritti fondamentali, che vede un sempre più intenso dialogo tra la Corte di Strasburgo e la Corte costituzionale. Viene quindi ricostruita la giurisprudenza della Corte Edu e la sua evoluzione nel tempo. Particolare attenzione viene dapprima dedicata alla collocazione dell'art. 14 nel sistema convenzionale, e al problema del rapporto tra tale norma e le altre norme della Convenzione, per poi soffermarsi sulla struttura del giudizio e sulle sue articolazioni. Vengono sottoposti ad analisi alcuni elementi chiave del giudizio: in particolare si focalizza l'attenzione sul problema della "prova" nel processo e su quello della definizione e del ruolo del concetto di "margine di apprezzamento". Dopo essersi soffermati sui singoli divieti previsti dall'art. 14 Cedu e sulle tipologie di giudizio cui essi possono dare luogo, si procede ad una comparazione tra i giudizi condotti ai sensi dell'art. 14 dalla Corte Edu e quelli compiuti dalla Corte costituzionale sulla base dell'art. 3 Cost., evidenziando gli elementi di convergenza e quelli di divergenza tra i due modelli. Tale indagine conduce infine ad evidenziare alcuni nodi che possono rendere meno agevole una proficua collaborazione tra le due Corti, il tutto alla luce anche della più recente giurisprudenza della Corte costituzionale, in cui i riferimenti ai parametri convenzionali (tra cui l'art. 14 Cedu) e alla giurisprudenza della Corte Edu si vanno via via intensificando.
2013
9788824322737
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