Il 9 ottobre del 1963 il monte Toc franava nel bacino artificiale sottostante, provocando un’onda alta 200 metri che travolse Longarone, Castellavazzo e Codissago a valle, e il territorio del comune di Erto e Casso, affacciato sull’invaso. L’antico abitato di Erto, solo sfiorato dall’onda grazie a uno sperone di roccia che l’aveva protetto, venne dichiarato inagibile. Si procedette quindi al trasferimento coatto dei suoi abitanti, in siti provvisori a Claut e Cimolais, in attesa che venissero realizzati nuovi insediamenti in grado di ospitarli. Oltre ai nuovi centri di Vajont, nei pressi di Maniago, e di Nuova Erto a Ponte nelle Alpi, venne costruito a monte del centro storico di Erto il nuovo abitato di Stortan, su progetto di Giuseppe Samonà. Il vecchio borgo e il nuovo centro non risultano ancora oggi solo divisi dalla strada provinciale che collega Longarone alla Valcellina, ma soprattutto dalla distanza incolmabile che separa un abitato sedimentato e vissuto nei secoli da un agglomerato di case generato a distanza, senza alcuna attenzione per le caratteristiche del luogo e le sue tradizioni.
Erto/Stortan a cinquant'anni dal Vajont
PRATALI MAFFEI, SERGIO;
2013-01-01
Abstract
Il 9 ottobre del 1963 il monte Toc franava nel bacino artificiale sottostante, provocando un’onda alta 200 metri che travolse Longarone, Castellavazzo e Codissago a valle, e il territorio del comune di Erto e Casso, affacciato sull’invaso. L’antico abitato di Erto, solo sfiorato dall’onda grazie a uno sperone di roccia che l’aveva protetto, venne dichiarato inagibile. Si procedette quindi al trasferimento coatto dei suoi abitanti, in siti provvisori a Claut e Cimolais, in attesa che venissero realizzati nuovi insediamenti in grado di ospitarli. Oltre ai nuovi centri di Vajont, nei pressi di Maniago, e di Nuova Erto a Ponte nelle Alpi, venne costruito a monte del centro storico di Erto il nuovo abitato di Stortan, su progetto di Giuseppe Samonà. Il vecchio borgo e il nuovo centro non risultano ancora oggi solo divisi dalla strada provinciale che collega Longarone alla Valcellina, ma soprattutto dalla distanza incolmabile che separa un abitato sedimentato e vissuto nei secoli da un agglomerato di case generato a distanza, senza alcuna attenzione per le caratteristiche del luogo e le sue tradizioni.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.