La possibilità che il sale avesse avuto un ruolo importante nelle dinamiche insediative del Carso e dell’Istria (Adriatico nord-orientale) fin dalla tarda preistoria è stata ipotizzata principalmente in base a indicatori indiretti, e non è stata validata finora da interventi di campo mirati. Indicatori indiretti quali l’accertato uso pastorale di parecchie grotte carsiche (pastorizia e sale sono legati dalla necessità di integrare l’alimentazione delle greggi di caprovini); la presenza di un numero alto di oggetti “esotici” in molti siti (oggetti dati / ricevuti in cambio di bestiame e sale?); dati etno-storici: presenza di impianti produttivi / saline sicuramente da epoca romana fino al secolo scorso lungo tutto il litorale (in Istria una salina è tuttora attiva). In età protostorica, alcuni materiali ceramici rinvenuti nel sito lungo costa di Stramare di Muggia e nel castelliere di Elleri sarebbero interpretabili come briquetage, e dunque costituirebbero prove dirette della produzione di sale. Nella letteratura specialistica sul sale sono considerati validi sia gli indicatori diretti sia quelli indiretti: nondimeno, la loro tipologia e l’uso esclusivo piuttosto che integrato degli stessi potrebbero costituire tema di discussione teorico-metodologica. L’individuazione di analisi archeometriche (lato sensu) tali da confermare la presenza / produzione di sale in ambienti idonei anche dal punto di vista geo-ambientale è un altro tema di possibile approfondimento (il team interdisciplinare UniTs-ICTP prevede di affrontare la questione a partire dal 2015). Da ultimo, sarebbe interessante sviluppare la dimensione diacronica del fenomeno sale, evidente dall’importanza che hanno in moltissimi casi i dati etno-storici.

Il sale nel Caput Adriae (Adriatico Nord occidentale): dati, ipotesi, prospettive di approfondimento

MONTAGNARI, EMANUELA;DE MIN, ANGELO;LENAZ, DAVIDE;
2015-01-01

Abstract

La possibilità che il sale avesse avuto un ruolo importante nelle dinamiche insediative del Carso e dell’Istria (Adriatico nord-orientale) fin dalla tarda preistoria è stata ipotizzata principalmente in base a indicatori indiretti, e non è stata validata finora da interventi di campo mirati. Indicatori indiretti quali l’accertato uso pastorale di parecchie grotte carsiche (pastorizia e sale sono legati dalla necessità di integrare l’alimentazione delle greggi di caprovini); la presenza di un numero alto di oggetti “esotici” in molti siti (oggetti dati / ricevuti in cambio di bestiame e sale?); dati etno-storici: presenza di impianti produttivi / saline sicuramente da epoca romana fino al secolo scorso lungo tutto il litorale (in Istria una salina è tuttora attiva). In età protostorica, alcuni materiali ceramici rinvenuti nel sito lungo costa di Stramare di Muggia e nel castelliere di Elleri sarebbero interpretabili come briquetage, e dunque costituirebbero prove dirette della produzione di sale. Nella letteratura specialistica sul sale sono considerati validi sia gli indicatori diretti sia quelli indiretti: nondimeno, la loro tipologia e l’uso esclusivo piuttosto che integrato degli stessi potrebbero costituire tema di discussione teorico-metodologica. L’individuazione di analisi archeometriche (lato sensu) tali da confermare la presenza / produzione di sale in ambienti idonei anche dal punto di vista geo-ambientale è un altro tema di possibile approfondimento (il team interdisciplinare UniTs-ICTP prevede di affrontare la questione a partire dal 2015). Da ultimo, sarebbe interessante sviluppare la dimensione diacronica del fenomeno sale, evidente dall’importanza che hanno in moltissimi casi i dati etno-storici.
2015
978-88-6045-088-3
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