Lo spostamento di una specie da un luogo all'altro ad opera dell'uomo rappresenta una problematica di enorme portata, che riguarda un numero elevato di entità faunistiche in tutti i continenti, con conseguenze anche molto impattanti sull'equilibrio degli ecosistemi. Parlando dell’ambiente acquatico, una specie ittica immessa in un ecosistema può provocare danni considerevoli nel nuovo ambiente, poiché può essere causa della rottura dell’equilibrio in una comunità già stabilizzata. Sono quindi ben conosciuti tutti i danni biologici ed ecologici che si possono avere con operazioni d’introduzione o traslocazione anche di fauna ittica; sul nostro territorio possiamo osservare numerosi esempi di introduzioni inopportune che hanno causato gravissimi danni nei diversi biotopi: primo fra tutti il siluro (Silurus glanis) che dalla metà del secolo scorso, imperversa nella maggior parte dei grossi bacini idrici, portando una drastica diminuzione della biodiversità della fauna ittica presente; altro eclatante esempio è dato dal gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) che ha causato l’inevitabile declino delle popolazioni autoctone di gambero di fiume (Austropotamobius pallipes); tale declino è stato in parte causato dalla sua aggressività e dalla sua estrema adattabilità ambientale, provocando un sovrapponi mento degli areali con declino delle popolazioni autoctone; inoltre la specie è stata identificata quale portatrice della peste del gambero, sostenuta da Aphanomyces astaci, problematica sanitaria di grave rilevanza sulle popolazioni autoctone di gambero. Infine un terso esempio esemplificativo è dato dalla invasione che il nostro sistema idrico ha avuto da parte di Pseudorasbora parva, un piccolo ciprinide dell’Estremo Oriente che si è facilmente adattato ai nostri ambienti, soppiantando le popolazioni autoctone di alborelle e altri ciprinidi. Tutti questi esempi sono stati agevolati da operazioni di introduzione di fauna ittica a scopo alieutico, in cui esemplari erano presenti frammisti a materiale da semina o utilizzati come esche direttamente dai pescatori. Molto meno indagati e presi in considerazione sono invece tutti quei rischi di tipo sanitario che si possono incorrere in questo tipo di operazioni. L’immissione di fauna ittica nei fiumi, è una pratica consolidata nei piani di immissione e di gestione delle acque pubbliche da parte delle amministrazioni locali e delle associazioni di settore. Attualmente la legislazione vigente impone severi controlli alle piscicolture che allevano soggetti da semina solo per le malattie notificabili di origine virale (SEV, NEI, KHV), prescrivendo un iter certificativo chiaro. Purtroppo, non viene mai certificato e controllato il vero stato di salute delle diverse partite introdotte, in quanto si esige una documentazione cartacea non sempre accompagnata da indagini laboratoristiche ad hoc. Questo può provocare un’introduzione nei bacini idrici, di malattie di natura virale, batterica o parassitaria, non presenti in quel frangente e che possono essere trasmesse sia alla fauna ittica preesistente, sia aumentando il rischio anche per gli allevamenti ittici posti nelle vicinanze dell’immissione. Tra gli esempi di immissione involontaria di patogeni in bacini idrici ed allevamenti in territori in cui le patologie non erano presenti si annoverano l’introduzione della Necrosi Ematopoietica Infettiva (NEI o IHN), della Bocca Rossa, della Lattococcosi, ecc. Riassumendo brevemente i possibili rischi che si possono incorrere nelle traslocazioni o immissioni di fauna ittica in un determinato territorio, possiamo distinguere: 1) - rischi ambientali, dovuti a perdita della biodiversità; 2) - rischi sanitari per la fauna ittica con l’introduzione di nuovi patogeni o di patogeni con una diversa attività e un diverso tropismo sull’ospite; 3) - rischi sanitari per i fenomeni di antibioticoresistenza, con l’introduzione di nuovi germi o di germi con uno spettro di resistenza agli antibiotici molto marcato; 4) - rischi sanitari per l’uomo con la possibile trasmissione di potenziali patogeni zoonosici; 5) - rischi economico-sociali, i quali non appaiono di importanza primaria come i precedenti, ma rivestono un ruolo importante soprattutto in alcune categorie di stakeholder. Tutti questi rischi devono essere sempre tenuti in considerazione dagli amministratori del bene pubblico e dalle autorità sanitarie competenti, in quanto la perdita della biodiversità a causa di introduzioni poco oculate, nonché delle perdite economiche inevitabili, generano un malessere diffuso in diversi ambiti della popolazione, gravi problematiche sanitarie, sia sull’ittiofauna selvatica che nelle realtà produttive legate al territorio, con ripercussioni sul sistema economico indotto. È di assoluta e imprescindibile priorità cercare di salvaguardare lo stato di salute, sia delle popolazioni ittiche nelle acque pubbliche, che degli stock presenti negli allevamenti, assicurando che le immissioni di materiale ittico vengano effettuate con pesci sani, controllati e certificati all’origine da enti competenti. Pertanto, per un corretto approccio a queste problematiche sanitarie, la valutazione del rischio (risk assessment) e le pratiche di biosicurezza devono diventare i due pilastri fondamentali nella gestione del rischio (risk management). Nelle misure di biosicurezza si dovrà comprendere anche un’adeguata regolamentazione da parte delle amministrazioni pubbliche ed un severo autocontrollo da parte dei fornitori di materiale ittico per le semine, che dovrà essere certificato e sano. Baluardi per una corretta gestione di questa problematica sono: - la reale conoscenza del problema a tutti i livelli della società; - il continuo monitoraggio territoriale per conoscere e individuare possibili rischi; - la creazione di una rete capillare su tutto il territorio nazionale per la gestione di tali problematiche. La politica nazionale e quella locale non possono esimersi dall’affrontare queste tematiche, che sempre di più assumeranno un’importanza nei costi di gestione e di mantenimento della salute pubblica nella società moderna.

Rischi sanitari nelle operazioni di semina in acque pubbliche e di traslocazione/transfaunazione

PASTORINO, PAOLO;
2016-01-01

Abstract

Lo spostamento di una specie da un luogo all'altro ad opera dell'uomo rappresenta una problematica di enorme portata, che riguarda un numero elevato di entità faunistiche in tutti i continenti, con conseguenze anche molto impattanti sull'equilibrio degli ecosistemi. Parlando dell’ambiente acquatico, una specie ittica immessa in un ecosistema può provocare danni considerevoli nel nuovo ambiente, poiché può essere causa della rottura dell’equilibrio in una comunità già stabilizzata. Sono quindi ben conosciuti tutti i danni biologici ed ecologici che si possono avere con operazioni d’introduzione o traslocazione anche di fauna ittica; sul nostro territorio possiamo osservare numerosi esempi di introduzioni inopportune che hanno causato gravissimi danni nei diversi biotopi: primo fra tutti il siluro (Silurus glanis) che dalla metà del secolo scorso, imperversa nella maggior parte dei grossi bacini idrici, portando una drastica diminuzione della biodiversità della fauna ittica presente; altro eclatante esempio è dato dal gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) che ha causato l’inevitabile declino delle popolazioni autoctone di gambero di fiume (Austropotamobius pallipes); tale declino è stato in parte causato dalla sua aggressività e dalla sua estrema adattabilità ambientale, provocando un sovrapponi mento degli areali con declino delle popolazioni autoctone; inoltre la specie è stata identificata quale portatrice della peste del gambero, sostenuta da Aphanomyces astaci, problematica sanitaria di grave rilevanza sulle popolazioni autoctone di gambero. Infine un terso esempio esemplificativo è dato dalla invasione che il nostro sistema idrico ha avuto da parte di Pseudorasbora parva, un piccolo ciprinide dell’Estremo Oriente che si è facilmente adattato ai nostri ambienti, soppiantando le popolazioni autoctone di alborelle e altri ciprinidi. Tutti questi esempi sono stati agevolati da operazioni di introduzione di fauna ittica a scopo alieutico, in cui esemplari erano presenti frammisti a materiale da semina o utilizzati come esche direttamente dai pescatori. Molto meno indagati e presi in considerazione sono invece tutti quei rischi di tipo sanitario che si possono incorrere in questo tipo di operazioni. L’immissione di fauna ittica nei fiumi, è una pratica consolidata nei piani di immissione e di gestione delle acque pubbliche da parte delle amministrazioni locali e delle associazioni di settore. Attualmente la legislazione vigente impone severi controlli alle piscicolture che allevano soggetti da semina solo per le malattie notificabili di origine virale (SEV, NEI, KHV), prescrivendo un iter certificativo chiaro. Purtroppo, non viene mai certificato e controllato il vero stato di salute delle diverse partite introdotte, in quanto si esige una documentazione cartacea non sempre accompagnata da indagini laboratoristiche ad hoc. Questo può provocare un’introduzione nei bacini idrici, di malattie di natura virale, batterica o parassitaria, non presenti in quel frangente e che possono essere trasmesse sia alla fauna ittica preesistente, sia aumentando il rischio anche per gli allevamenti ittici posti nelle vicinanze dell’immissione. Tra gli esempi di immissione involontaria di patogeni in bacini idrici ed allevamenti in territori in cui le patologie non erano presenti si annoverano l’introduzione della Necrosi Ematopoietica Infettiva (NEI o IHN), della Bocca Rossa, della Lattococcosi, ecc. Riassumendo brevemente i possibili rischi che si possono incorrere nelle traslocazioni o immissioni di fauna ittica in un determinato territorio, possiamo distinguere: 1) - rischi ambientali, dovuti a perdita della biodiversità; 2) - rischi sanitari per la fauna ittica con l’introduzione di nuovi patogeni o di patogeni con una diversa attività e un diverso tropismo sull’ospite; 3) - rischi sanitari per i fenomeni di antibioticoresistenza, con l’introduzione di nuovi germi o di germi con uno spettro di resistenza agli antibiotici molto marcato; 4) - rischi sanitari per l’uomo con la possibile trasmissione di potenziali patogeni zoonosici; 5) - rischi economico-sociali, i quali non appaiono di importanza primaria come i precedenti, ma rivestono un ruolo importante soprattutto in alcune categorie di stakeholder. Tutti questi rischi devono essere sempre tenuti in considerazione dagli amministratori del bene pubblico e dalle autorità sanitarie competenti, in quanto la perdita della biodiversità a causa di introduzioni poco oculate, nonché delle perdite economiche inevitabili, generano un malessere diffuso in diversi ambiti della popolazione, gravi problematiche sanitarie, sia sull’ittiofauna selvatica che nelle realtà produttive legate al territorio, con ripercussioni sul sistema economico indotto. È di assoluta e imprescindibile priorità cercare di salvaguardare lo stato di salute, sia delle popolazioni ittiche nelle acque pubbliche, che degli stock presenti negli allevamenti, assicurando che le immissioni di materiale ittico vengano effettuate con pesci sani, controllati e certificati all’origine da enti competenti. Pertanto, per un corretto approccio a queste problematiche sanitarie, la valutazione del rischio (risk assessment) e le pratiche di biosicurezza devono diventare i due pilastri fondamentali nella gestione del rischio (risk management). Nelle misure di biosicurezza si dovrà comprendere anche un’adeguata regolamentazione da parte delle amministrazioni pubbliche ed un severo autocontrollo da parte dei fornitori di materiale ittico per le semine, che dovrà essere certificato e sano. Baluardi per una corretta gestione di questa problematica sono: - la reale conoscenza del problema a tutti i livelli della società; - il continuo monitoraggio territoriale per conoscere e individuare possibili rischi; - la creazione di una rete capillare su tutto il territorio nazionale per la gestione di tali problematiche. La politica nazionale e quella locale non possono esimersi dall’affrontare queste tematiche, che sempre di più assumeranno un’importanza nei costi di gestione e di mantenimento della salute pubblica nella società moderna.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
rischisanitari_prearo.pdf

Accesso chiuso

Tipologia: Documento in Versione Editoriale
Licenza: Digital Rights Management non definito
Dimensione 532.37 kB
Formato Adobe PDF
532.37 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11368/2909838
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact