L’attuale scenario di cambiamento socio-economico e delle politiche sociali, nei mutevoli assetti di welfare, pone chi lavora nei servizi nella condizione di agire nell'incertezza. In particolare, sempre più spesso gli assistenti sociali, e più in generale tutte le professioni d’aiuto, si trovano a interpretare il proprio ruolo in contesti di precarietà operativa, senza elementi rassicuranti sugli esti degli interventi, dovendo assumere responsabilità non lievi, talora in solitudine. Per questo, è necessario consolidare una chiara consapevolezza delle competenze professionali spendibili e delle potenzialità di produzione di sapere, generato nel corso dell’esercizio riflessivo della professione. L’ Altervisione si offre come un metodo per accrescere la competenza nella la presa di decisioni professionali, traendo apprendimento continuo dell’esperienza personale e del gruppo professionale. Attraverso l’Altervisione si facilita l’acquisizione di capacità per riconoscere e condividere un sapere esperto e poliedrico già presente e ulteriormente acquisibile, moltiplicabile attraverso il confronto, non necessariamente legato all'apporto di un "super"-visore esterno (un esperto super) o di formatori ritenuti più competenti di chi è impegnato sul campo. Nell’Altervisione l'attenzione riflessiva è focalizzata sui pensieri che guidano le scelte e le azioni professionali, attraverso una rivisitazione esplicita dei percorsi cognitivi utilizzati da ciascuno per descrivere e comprendere la realtà trattata (casi problematici, azioni, interventi, progetti, etc.). Il metodo si mostra efficace nel rendere riconoscibile e fruibile la competenza professionale, spesso implicita e raramente condivisa, come patrimonio incrementabile nell'organizzazione dei servizi (know how), trasmissibile anche ai meno esperti, confrontabile tra professionisti omogenei o di altre identità professionali. Il testo, presentando la metodologia sperimentata ormai da un decennio da diversi gruppi di operatori sociali, riporta la testimonianza di alcune esperienze di altervisione ormai consolidate e offe concrete indicazioni operative.
Altervisione. Un metodo di costruzione condivisa del sapere professionale nel servizio sociale.
Luigi Gui
2018-01-01
Abstract
L’attuale scenario di cambiamento socio-economico e delle politiche sociali, nei mutevoli assetti di welfare, pone chi lavora nei servizi nella condizione di agire nell'incertezza. In particolare, sempre più spesso gli assistenti sociali, e più in generale tutte le professioni d’aiuto, si trovano a interpretare il proprio ruolo in contesti di precarietà operativa, senza elementi rassicuranti sugli esti degli interventi, dovendo assumere responsabilità non lievi, talora in solitudine. Per questo, è necessario consolidare una chiara consapevolezza delle competenze professionali spendibili e delle potenzialità di produzione di sapere, generato nel corso dell’esercizio riflessivo della professione. L’ Altervisione si offre come un metodo per accrescere la competenza nella la presa di decisioni professionali, traendo apprendimento continuo dell’esperienza personale e del gruppo professionale. Attraverso l’Altervisione si facilita l’acquisizione di capacità per riconoscere e condividere un sapere esperto e poliedrico già presente e ulteriormente acquisibile, moltiplicabile attraverso il confronto, non necessariamente legato all'apporto di un "super"-visore esterno (un esperto super) o di formatori ritenuti più competenti di chi è impegnato sul campo. Nell’Altervisione l'attenzione riflessiva è focalizzata sui pensieri che guidano le scelte e le azioni professionali, attraverso una rivisitazione esplicita dei percorsi cognitivi utilizzati da ciascuno per descrivere e comprendere la realtà trattata (casi problematici, azioni, interventi, progetti, etc.). Il metodo si mostra efficace nel rendere riconoscibile e fruibile la competenza professionale, spesso implicita e raramente condivisa, come patrimonio incrementabile nell'organizzazione dei servizi (know how), trasmissibile anche ai meno esperti, confrontabile tra professionisti omogenei o di altre identità professionali. Il testo, presentando la metodologia sperimentata ormai da un decennio da diversi gruppi di operatori sociali, riporta la testimonianza di alcune esperienze di altervisione ormai consolidate e offe concrete indicazioni operative.File | Dimensione | Formato | |
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