Dottrina e legislazione hanno dedicato ampio spazio ai vincoli di destinazione con effetto di separazione patrimoniale, divenuti, ormai da tempo, uno strumento diffuso di articolazione del patrimonio, anche in settori molto importanti per l’attuale contesto economico, come quello dell’impresa commerciale. Con rare eccezioni, l’una e l’altra hanno trascurato di considerare un aspetto specifico dei patrimoni separati, concernente la possibilità di sostituire i beni vincolati nel corso della destinazione funzionale, senza che la sostituzione comporti, per immediato riflesso, una vicenda di natura novativa. Non può dirsi, peraltro, che il rapporto fra separazione patrimoniale e surrogazione reale sia un tema distante dalle esigenze della prassi e dagli interessi della scienza giuridica. Ciò è vero per le cc.dd. destinazioni dinamiche, nelle quali, secondo il disegno del legislatore o la conformazione voluta dai privati nel libero esercizio della loro autonomia, la sostituzione dei beni separati, anche in forza di scambio volontario, costituisce un aspetto fisiologico dell’operazione negoziale. Ma è vero anche, in certa misura, per le cc.dd. destinazioni statiche, contraddistinte da una gestione essenzialmente conservativa del patrimonio separato, ben potendosi verificare, per ragioni sopravvenute all’originario atto istitutivo, la necessità di modificare la composizione oggettiva di tale patrimonio. Non mancano, quindi, le sollecitazioni ad appurare se la surrogazione reale, come strumento di conservazione delle situazioni giuridiche, possa liberamente operare nel campo della separazione patrimoniale, a prescindere da una norma che espressamente la preveda. Altrettanto importante, in questa prospettiva, appare un’indagine circa lo spazio eventualmente riservato all’autonomia privata, chiamata a superare, in via convenzionale, le lacune riscontrabili nelle singole discipline di settore.
Patrimoni separati e surrogazione reale. Il patto di sostituzione
LUCA BALLERINI
2016-01-01
Abstract
Dottrina e legislazione hanno dedicato ampio spazio ai vincoli di destinazione con effetto di separazione patrimoniale, divenuti, ormai da tempo, uno strumento diffuso di articolazione del patrimonio, anche in settori molto importanti per l’attuale contesto economico, come quello dell’impresa commerciale. Con rare eccezioni, l’una e l’altra hanno trascurato di considerare un aspetto specifico dei patrimoni separati, concernente la possibilità di sostituire i beni vincolati nel corso della destinazione funzionale, senza che la sostituzione comporti, per immediato riflesso, una vicenda di natura novativa. Non può dirsi, peraltro, che il rapporto fra separazione patrimoniale e surrogazione reale sia un tema distante dalle esigenze della prassi e dagli interessi della scienza giuridica. Ciò è vero per le cc.dd. destinazioni dinamiche, nelle quali, secondo il disegno del legislatore o la conformazione voluta dai privati nel libero esercizio della loro autonomia, la sostituzione dei beni separati, anche in forza di scambio volontario, costituisce un aspetto fisiologico dell’operazione negoziale. Ma è vero anche, in certa misura, per le cc.dd. destinazioni statiche, contraddistinte da una gestione essenzialmente conservativa del patrimonio separato, ben potendosi verificare, per ragioni sopravvenute all’originario atto istitutivo, la necessità di modificare la composizione oggettiva di tale patrimonio. Non mancano, quindi, le sollecitazioni ad appurare se la surrogazione reale, come strumento di conservazione delle situazioni giuridiche, possa liberamente operare nel campo della separazione patrimoniale, a prescindere da una norma che espressamente la preveda. Altrettanto importante, in questa prospettiva, appare un’indagine circa lo spazio eventualmente riservato all’autonomia privata, chiamata a superare, in via convenzionale, le lacune riscontrabili nelle singole discipline di settore.File | Dimensione | Formato | |
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