Città di passione: con queste parole D’Annunzio battezza Fiume dopo la Grande guerra, imponendola all’attenzione internazionale assieme al mito della “vittoria mutilata”. Certo il poeta ha in mente la passione nazionale che tutto travolge, ma senza volerlo, offre una lettura che va ben al di là di quella stagione. Dopo un quarto di secolo infatti, Fiume diventerà oggetto di un’altra storia di passione, ma questa volta il dramma non si consumerà sulle luci della ribalta, ma nella distrazione della patria ferita e confusa, premessa all’oblio. E così della città rimarrà in piedi l’urbs, mentre la civitas che lo abita dovrà invece prendere la via dell’esilio e Fiume condividerà il destino delle “città cambiate” del ‘900, come Salonicco, Smirne, Königsberg, Leopoli, Danzica ed altre, poste lungo la grande fascia di crisi che dal Baltico scende al Mediterraneo. Fra i due dopoguerra la differenza appare dunque macroscopica, ma in realtà è proprio questo alternarsi di destini che rende la storia di Fiume assai preziosa per chi ne sa cogliere il valore emblematico per le vicende, esaltanti e terribili, del ‘900 nell’Europa centrale. Fiume, emporio aperto alle genti e culture del mare e dell’entroterra, città cosmopolita all’incrocio fra mondo latino, slavo e magiaro, verrà travolta dalla grande semplificazione che spazzerà il continente. Permanenze d’ancien régime nel cuore della modernizzazione; sfida tra autonomismo e volontà omologatrice degli stati per la nazione; velleità e disillusioni della politica estera italiana; trapasso dal dannunzianesimo al fascismo di confine; bonifica etnica e persecuzioni razziali; delirio di onnipotenza della politica e logiche della violenza; costruzione del comunismo e rifiuto del regime; scontro di nazionalismi e tragica illusione dei nuclei operai italiani che in epoca di guerra fredda abbandonano la madrepatria per edificare il socialismo in una Fiume diventata jugoslava; e poi ancora, urbicidio e resilienza dei centri urbani, città mutilate, rovesciate e reinventate, spostamenti forzati di popolazioni e peregrinazioni in esilio, politiche della memoria fra amnesie e recupero delle tracce di un passato plurale: partendo dalle vicende di una città di frontiera fra ‘800 e ‘900 il volume mette a fuoco alcuni dei grandi nodi della contemporaneità in Europa.

Fiume città di passione

Raoul Pupo
2018-01-01

Abstract

Città di passione: con queste parole D’Annunzio battezza Fiume dopo la Grande guerra, imponendola all’attenzione internazionale assieme al mito della “vittoria mutilata”. Certo il poeta ha in mente la passione nazionale che tutto travolge, ma senza volerlo, offre una lettura che va ben al di là di quella stagione. Dopo un quarto di secolo infatti, Fiume diventerà oggetto di un’altra storia di passione, ma questa volta il dramma non si consumerà sulle luci della ribalta, ma nella distrazione della patria ferita e confusa, premessa all’oblio. E così della città rimarrà in piedi l’urbs, mentre la civitas che lo abita dovrà invece prendere la via dell’esilio e Fiume condividerà il destino delle “città cambiate” del ‘900, come Salonicco, Smirne, Königsberg, Leopoli, Danzica ed altre, poste lungo la grande fascia di crisi che dal Baltico scende al Mediterraneo. Fra i due dopoguerra la differenza appare dunque macroscopica, ma in realtà è proprio questo alternarsi di destini che rende la storia di Fiume assai preziosa per chi ne sa cogliere il valore emblematico per le vicende, esaltanti e terribili, del ‘900 nell’Europa centrale. Fiume, emporio aperto alle genti e culture del mare e dell’entroterra, città cosmopolita all’incrocio fra mondo latino, slavo e magiaro, verrà travolta dalla grande semplificazione che spazzerà il continente. Permanenze d’ancien régime nel cuore della modernizzazione; sfida tra autonomismo e volontà omologatrice degli stati per la nazione; velleità e disillusioni della politica estera italiana; trapasso dal dannunzianesimo al fascismo di confine; bonifica etnica e persecuzioni razziali; delirio di onnipotenza della politica e logiche della violenza; costruzione del comunismo e rifiuto del regime; scontro di nazionalismi e tragica illusione dei nuclei operai italiani che in epoca di guerra fredda abbandonano la madrepatria per edificare il socialismo in una Fiume diventata jugoslava; e poi ancora, urbicidio e resilienza dei centri urbani, città mutilate, rovesciate e reinventate, spostamenti forzati di popolazioni e peregrinazioni in esilio, politiche della memoria fra amnesie e recupero delle tracce di un passato plurale: partendo dalle vicende di una città di frontiera fra ‘800 e ‘900 il volume mette a fuoco alcuni dei grandi nodi della contemporaneità in Europa.
2018
9788858133224
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