I laghi alpini sono ecosistemi estremi, situati in aree remote e popolati da flora e fauna con caratteristiche peculiari. Essendo posti in aree remote, lontani da fonti dirette d’inquinamento, i laghi alpini vengono considerati come luoghi incontaminati. Tuttavia, a partire dagli anni Ottanta, questi ecosistemi si sono rivelati affetti dal trasporto a lunga distanza degli inquinanti provenienti dalle zone industriali delle pianure e dall’introduzione di specie alloctone. A causa del ristretto numero di specie autoctone, questi laghi (originariamente privi di pesci) hanno una bassa resilienza alle modificazioni e possono essere estremamente sensibili alle introduzioni di pesci. L’intensità delle pressioni antropiche che insistono sui laghi alpini richiede quindi una valutazione quantitativa delle possibili modificazioni. Poiché risulta impossibile estendere l’attività di ricerca a tutti i laghi delle Alpi, sono stati selezionati due ambienti sulla base: a) della collocazione geografica dei gruppi di ricerca coinvolti nel progetto; b) della geomorfologia dei siti, considerando soprattutto la loro accessibilità, essendo collocati in aree spesso raggiungibili solo a piedi. Alla luce di queste considerazioni, sono stati selezionati il Lago Dimon (Friuli - Venezia Giulia, Alpi Carniche) e il Lago sottano della Balma (Piemonte, Alpi Cozie). Durante luglio e ottobre 2017, sono state effettuate due campagne di campionamento in ogni lago tramite elettropesca (Lago Dimon) e reti multimaglia branchiali (Lago della Balma) per ottenere informazioni qualitative relative alle popolazioni ittiche introdotte e al loro stato sanitario. Nel Lago Dimon sono stati campionati esemplari di scazzone (Cottus gobio) e di sanguinerola (Phoxinus phoxinus). Invece, presso il Lago della Balma, sono stati campionati solo esemplari di salmerino di fonte (Salvelinus fontinalis). Per quanto riguarda le analisi batteriologiche, nel Lago Dimon è stato isolato Aeromonas sobria, un batterio ampiamente diffuso nell’ambiente acquatico che, in condizioni particolari può diventare opportunista. Nel Lago della Balma invece, sono stati isolati Plesiomonas shigelloides (anche esso ampiamente diffuso nell’ambiente acquatico) e Yersinia ruckeri. Quest’ultimo è un patogeno primario che normalmente viene isolato in salmonidi allevati in impianti ittiogenici. Tale ritrovamento ci permette di sottolineare il ruolo delle specie aliene nell’introduzione di nuovi patogeni, anche in ambienti incontaminati. Dall’analisi istologica abbiamo ottenuto risultati interessanti. Infatti, gli esemplari di C. gobio mostrano vacuolizzazione citoplasmatica degli epatociti da moderata a severa, con localizzazione da multifocale a diffusa. Queste alterazioni non sono mai state descritte in esemplari di scazzone selvatico o mantenuto in ambiente controllato; per questo motivo, ulteriori indagini sono in corso per chiarire meglio questa segnalazione. Concludendo, è possibile affermare che l’uomo impatta questi ecosistemi in molteplici modi. Queste modificazioni danneggiano la fauna autoctona ed in generale la biodiversità acquatica. Si rendono quindi necessari ulteriori studi al fine di valutare l’impatto delle specie ittiche aliene sulla fauna terrestre, ed in particolare sugli anfibi.

Laghi alpini, indicatori dei cambiamenti globali: due esempi dalle Alpi Italiane

Paolo Pastorino;Marco Bertoli;Francesco Polazzo;Elisabetta Pizzul;
2018-01-01

Abstract

I laghi alpini sono ecosistemi estremi, situati in aree remote e popolati da flora e fauna con caratteristiche peculiari. Essendo posti in aree remote, lontani da fonti dirette d’inquinamento, i laghi alpini vengono considerati come luoghi incontaminati. Tuttavia, a partire dagli anni Ottanta, questi ecosistemi si sono rivelati affetti dal trasporto a lunga distanza degli inquinanti provenienti dalle zone industriali delle pianure e dall’introduzione di specie alloctone. A causa del ristretto numero di specie autoctone, questi laghi (originariamente privi di pesci) hanno una bassa resilienza alle modificazioni e possono essere estremamente sensibili alle introduzioni di pesci. L’intensità delle pressioni antropiche che insistono sui laghi alpini richiede quindi una valutazione quantitativa delle possibili modificazioni. Poiché risulta impossibile estendere l’attività di ricerca a tutti i laghi delle Alpi, sono stati selezionati due ambienti sulla base: a) della collocazione geografica dei gruppi di ricerca coinvolti nel progetto; b) della geomorfologia dei siti, considerando soprattutto la loro accessibilità, essendo collocati in aree spesso raggiungibili solo a piedi. Alla luce di queste considerazioni, sono stati selezionati il Lago Dimon (Friuli - Venezia Giulia, Alpi Carniche) e il Lago sottano della Balma (Piemonte, Alpi Cozie). Durante luglio e ottobre 2017, sono state effettuate due campagne di campionamento in ogni lago tramite elettropesca (Lago Dimon) e reti multimaglia branchiali (Lago della Balma) per ottenere informazioni qualitative relative alle popolazioni ittiche introdotte e al loro stato sanitario. Nel Lago Dimon sono stati campionati esemplari di scazzone (Cottus gobio) e di sanguinerola (Phoxinus phoxinus). Invece, presso il Lago della Balma, sono stati campionati solo esemplari di salmerino di fonte (Salvelinus fontinalis). Per quanto riguarda le analisi batteriologiche, nel Lago Dimon è stato isolato Aeromonas sobria, un batterio ampiamente diffuso nell’ambiente acquatico che, in condizioni particolari può diventare opportunista. Nel Lago della Balma invece, sono stati isolati Plesiomonas shigelloides (anche esso ampiamente diffuso nell’ambiente acquatico) e Yersinia ruckeri. Quest’ultimo è un patogeno primario che normalmente viene isolato in salmonidi allevati in impianti ittiogenici. Tale ritrovamento ci permette di sottolineare il ruolo delle specie aliene nell’introduzione di nuovi patogeni, anche in ambienti incontaminati. Dall’analisi istologica abbiamo ottenuto risultati interessanti. Infatti, gli esemplari di C. gobio mostrano vacuolizzazione citoplasmatica degli epatociti da moderata a severa, con localizzazione da multifocale a diffusa. Queste alterazioni non sono mai state descritte in esemplari di scazzone selvatico o mantenuto in ambiente controllato; per questo motivo, ulteriori indagini sono in corso per chiarire meglio questa segnalazione. Concludendo, è possibile affermare che l’uomo impatta questi ecosistemi in molteplici modi. Queste modificazioni danneggiano la fauna autoctona ed in generale la biodiversità acquatica. Si rendono quindi necessari ulteriori studi al fine di valutare l’impatto delle specie ittiche aliene sulla fauna terrestre, ed in particolare sugli anfibi.
2018
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