La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (RAFVG) vanta una lunga tradizione tecnico-scientifica nel campo della difesa delle coste. Risalgono infatti al 1979 i primi dettagliati lavori commissionati dall’amministrazione stessa, a cura del prof. Antonio Brambati su “studi dell’assetto Fluviale e Costiero della regione Friuli Venezia Giulia”. Lo “studio sedimentologico e marittimo costiero dei litorali del Friuli Venezia Giulia”, realizzato dal prof. Antonio Brambati nel 1987 per il Servizio idraulica della RAFVG, rappresenta una tappa fondamentale nella conoscenza delle dinamiche costiere regionali. Con DGR 580 del 28 marzo 2014 la regione ha aderito alla “Carta delle regioni europee per la promozione di un quadro comune di azioni strategiche dirette alla protezione e sviluppo sostenibile delle aree costiere del Mediterraneo, denominata Carta di Bologna 2012. Questa azione è una chiara impronta verso la definizione ed implementazione di politiche relative a: - gestione integrata delle zone costiere e dello spazio marittimo; - adeguamento delle zone costiere ai cambiamenti climatici; - mitigazione dei rischi costieri da alluvione, - ingressione marina ed erosione. Queste tematiche sono il cardine del Capitolo 17 del Programma di Azione "Agenda 21" (approvato dalla comunità internazionale nella Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992), relativo alla protezione degli oceani e dei mari. Anche nelle zone costiere, ai fini dell'utilizzazione razionale e della valorizzazione delle loro risorse viventi, è necessario indirizzarsi verso nuovi approcci integrati alla gestione delle aree costiere attraverso metodi e strumenti interdisciplinari, partecipativi, e responsabilizzanti. La Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla Gestione Integrata delle Zone Costiere indica che la Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC) è espressamente considerata una delle principali componenti del concetto di sviluppo sostenibile, come strumento in grado di accrescere il benessere delle comunità costiere e mantenere l'integrità ecologica e le diversità biologiche dei luoghi. E’ un processo dinamico, interdisciplinare e interattivo inteso a promuovere l’assetto sostenibile delle zone costiere. Essa copre l’intero ciclo di raccolta di informazioni, pianificazione (nel suo significato più ampio), assunzione di decisioni, gestione e monitoraggio dell’attuazione. La gestione integrata delle zone costiere si avvale della collaborazione e della partecipazione informata di tutte le parti interessate al fine di valutare gli obiettivi della società in una determinata zona costiera, nonché le azioni necessarie a perseguire tali obiettivi. La gestione integrata delle zone costiere intende equilibrare, sul lungo periodo, gli obiettivi di carattere ambientale, economico, sociale, culturale e ricreativo nei limiti imposti dalle dinamiche naturali. Il termine 'integrato' fa riferimento sia all’integrazione degli obiettivi, sia a quella dei molteplici strumenti necessari per raggiungerli. Esso implica l’integrazione di tutte le politiche collegate dei diversi settori coinvolti e dell’amministrazione a tutti i suoi livelli, nonché l'integrazione nel tempo e nello spazio delle componenti terrestri e marine del territorio interessato". A livello nazionale, i risultati del gruppo di lavoro TNEC (Tavolo Nazionale Erosione Costiera) promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nel 2015, in cui la Regione ha avuto parte attiva, forniscono le linee guida nazionali per la difesa delle coste dall’e rosione e dagli effetti dei cambiamenti climatici. Le linee guida sviluppano le possibili soluzioni di riequilibrio, protezione o adattamento per le coste. Particolare attenzione è posta alle azioni di gestione degli effetti dell’erosione costiera che riguardano prevalentemente interventi di controllo della linea di costa, di protezione e di adattamento in stretta correlazione con il contesto fisiografico e con il loro grado di efficacia e durabilità. Considerando che la fascia costiera regionale è caratterizzata da paesaggi di eccezionale valore naturalistico e da un elevato numero di habitat particolarmente rilevanti in termini di biodiversità e complessità funzionale, è fondamentale che vi siano specifici approfondimenti dedicati alla valutazione degli effetti indotti sull’ambiente dalla realizzazione di opere di difesa in presenza di habitat e/o specie protette. E’ con queste premesse che la Direzione regionale dell’ambiente ed energia ha promosso un accordo attuativo di collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste – Dipartimento di Matematica e Geoscienze per lo studio delle evoluzioni della zona costiera adiacente al Comune di Grado con particolare riferimento alla zona delle spiagge e all’antistante Banco della Mula di Muggia, denominato “Studio di assetto morfologico e ambientale del Banco della Mula di Muggia”. La sintesi morfo-evolutiva dell’area del banco della Mula di Muggia può essere rappresentata dal bilancio sedimentario dell’Unità Fisiografica compresa tra la foce dell’Isonzo e la bocca di Grado. L’analisi presuppone che tutto il litorale sia influenzato dagli apporti solidi del fiume Isonzo, la cui dinamica interferisce direttamente sugli stili evolutivi del Banco della Mula di Muggia. Le uniche informazioni topografiche sufficientemente estese e precise ai fini di un’analisi sull’evoluzione topo-batimetrica recente dell’area, si riferiscono a rilievi svolti nel 1968, nel 1985 e nel 2007. La sintesi è un netto accumulo occidentale e traslazione del banco causata da transito di materiale sedimentario, solo in parte proveniente da erosioni parziali del banco stesso. Il quadro di sintesi del periodo 1968-2007, evidenzia i due settori principali in cui si è avuto un bilancio positivo: il settore orientale, adiacente alla sorgente sedimentaria del fiume Isonzo, e il settore occidentale della Mula di Muggia, in parte alimentato dall’erosione dei fondali antistanti al banco nel tratto compreso tra Primero e Punta Barbacale. Ciò che si nota è la presenza di una fascia di transito sedimentario tra -2 m e -5 m circa, nettamente alimentato dagli apporti del fiume Isonzo, che veicola i sedimenti nell’area di trappola, posta al limite occidentale del banco della Mula di Muggia. In 39 anni il bilancio sedimentario del banco è nettamente positivo, pari a oltre 3 milioni di metri cubi di sabbia, di cui 800.000 derivanti dall’erosione parziale della porzione orientale. L’ipotesi più plausibile di questo flusso positivo di sedimenti intrappolati dal Banco, da appurare attraverso indagini specifiche, è che all’incremento del livello marino che causa la traslazione verso terra del banco, si associ una sensibile modificazione del regime idrologico del fiume Isonzo. La percezione è che il fiume abbia modificato il potenziale di carico solido nel corso degli ultimi due-tre decenni, incrementando gli apporti di sedimento alla foce a causa del cambio di regime meteo-climatico. Il maggior potenziale erosivo e quindi il maggior accumulo di sedimenti potrebbe, infatti, essere determinato da una maggiore “siccità” estiva e successiva maggiore intensità delle precipitazioni tardo-autunnali/invernali. Una piovosità di fatto più efficace in termini erosivi poiché le precipitazioni sono concentrate nel tempo, e intervengono dopo fasi secche che predispongono i terreni a una maggiore vulnerabilità.

Studio di assetto morfologico e ambientale del Banco della Mula di Muggia

Fontolan G.
;
Bezzi A.;Bratus A.;Casagrande G.;Martinucci D.;Pillon S.;
2018-01-01

Abstract

La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (RAFVG) vanta una lunga tradizione tecnico-scientifica nel campo della difesa delle coste. Risalgono infatti al 1979 i primi dettagliati lavori commissionati dall’amministrazione stessa, a cura del prof. Antonio Brambati su “studi dell’assetto Fluviale e Costiero della regione Friuli Venezia Giulia”. Lo “studio sedimentologico e marittimo costiero dei litorali del Friuli Venezia Giulia”, realizzato dal prof. Antonio Brambati nel 1987 per il Servizio idraulica della RAFVG, rappresenta una tappa fondamentale nella conoscenza delle dinamiche costiere regionali. Con DGR 580 del 28 marzo 2014 la regione ha aderito alla “Carta delle regioni europee per la promozione di un quadro comune di azioni strategiche dirette alla protezione e sviluppo sostenibile delle aree costiere del Mediterraneo, denominata Carta di Bologna 2012. Questa azione è una chiara impronta verso la definizione ed implementazione di politiche relative a: - gestione integrata delle zone costiere e dello spazio marittimo; - adeguamento delle zone costiere ai cambiamenti climatici; - mitigazione dei rischi costieri da alluvione, - ingressione marina ed erosione. Queste tematiche sono il cardine del Capitolo 17 del Programma di Azione "Agenda 21" (approvato dalla comunità internazionale nella Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992), relativo alla protezione degli oceani e dei mari. Anche nelle zone costiere, ai fini dell'utilizzazione razionale e della valorizzazione delle loro risorse viventi, è necessario indirizzarsi verso nuovi approcci integrati alla gestione delle aree costiere attraverso metodi e strumenti interdisciplinari, partecipativi, e responsabilizzanti. La Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla Gestione Integrata delle Zone Costiere indica che la Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC) è espressamente considerata una delle principali componenti del concetto di sviluppo sostenibile, come strumento in grado di accrescere il benessere delle comunità costiere e mantenere l'integrità ecologica e le diversità biologiche dei luoghi. E’ un processo dinamico, interdisciplinare e interattivo inteso a promuovere l’assetto sostenibile delle zone costiere. Essa copre l’intero ciclo di raccolta di informazioni, pianificazione (nel suo significato più ampio), assunzione di decisioni, gestione e monitoraggio dell’attuazione. La gestione integrata delle zone costiere si avvale della collaborazione e della partecipazione informata di tutte le parti interessate al fine di valutare gli obiettivi della società in una determinata zona costiera, nonché le azioni necessarie a perseguire tali obiettivi. La gestione integrata delle zone costiere intende equilibrare, sul lungo periodo, gli obiettivi di carattere ambientale, economico, sociale, culturale e ricreativo nei limiti imposti dalle dinamiche naturali. Il termine 'integrato' fa riferimento sia all’integrazione degli obiettivi, sia a quella dei molteplici strumenti necessari per raggiungerli. Esso implica l’integrazione di tutte le politiche collegate dei diversi settori coinvolti e dell’amministrazione a tutti i suoi livelli, nonché l'integrazione nel tempo e nello spazio delle componenti terrestri e marine del territorio interessato". A livello nazionale, i risultati del gruppo di lavoro TNEC (Tavolo Nazionale Erosione Costiera) promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nel 2015, in cui la Regione ha avuto parte attiva, forniscono le linee guida nazionali per la difesa delle coste dall’e rosione e dagli effetti dei cambiamenti climatici. Le linee guida sviluppano le possibili soluzioni di riequilibrio, protezione o adattamento per le coste. Particolare attenzione è posta alle azioni di gestione degli effetti dell’erosione costiera che riguardano prevalentemente interventi di controllo della linea di costa, di protezione e di adattamento in stretta correlazione con il contesto fisiografico e con il loro grado di efficacia e durabilità. Considerando che la fascia costiera regionale è caratterizzata da paesaggi di eccezionale valore naturalistico e da un elevato numero di habitat particolarmente rilevanti in termini di biodiversità e complessità funzionale, è fondamentale che vi siano specifici approfondimenti dedicati alla valutazione degli effetti indotti sull’ambiente dalla realizzazione di opere di difesa in presenza di habitat e/o specie protette. E’ con queste premesse che la Direzione regionale dell’ambiente ed energia ha promosso un accordo attuativo di collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste – Dipartimento di Matematica e Geoscienze per lo studio delle evoluzioni della zona costiera adiacente al Comune di Grado con particolare riferimento alla zona delle spiagge e all’antistante Banco della Mula di Muggia, denominato “Studio di assetto morfologico e ambientale del Banco della Mula di Muggia”. La sintesi morfo-evolutiva dell’area del banco della Mula di Muggia può essere rappresentata dal bilancio sedimentario dell’Unità Fisiografica compresa tra la foce dell’Isonzo e la bocca di Grado. L’analisi presuppone che tutto il litorale sia influenzato dagli apporti solidi del fiume Isonzo, la cui dinamica interferisce direttamente sugli stili evolutivi del Banco della Mula di Muggia. Le uniche informazioni topografiche sufficientemente estese e precise ai fini di un’analisi sull’evoluzione topo-batimetrica recente dell’area, si riferiscono a rilievi svolti nel 1968, nel 1985 e nel 2007. La sintesi è un netto accumulo occidentale e traslazione del banco causata da transito di materiale sedimentario, solo in parte proveniente da erosioni parziali del banco stesso. Il quadro di sintesi del periodo 1968-2007, evidenzia i due settori principali in cui si è avuto un bilancio positivo: il settore orientale, adiacente alla sorgente sedimentaria del fiume Isonzo, e il settore occidentale della Mula di Muggia, in parte alimentato dall’erosione dei fondali antistanti al banco nel tratto compreso tra Primero e Punta Barbacale. Ciò che si nota è la presenza di una fascia di transito sedimentario tra -2 m e -5 m circa, nettamente alimentato dagli apporti del fiume Isonzo, che veicola i sedimenti nell’area di trappola, posta al limite occidentale del banco della Mula di Muggia. In 39 anni il bilancio sedimentario del banco è nettamente positivo, pari a oltre 3 milioni di metri cubi di sabbia, di cui 800.000 derivanti dall’erosione parziale della porzione orientale. L’ipotesi più plausibile di questo flusso positivo di sedimenti intrappolati dal Banco, da appurare attraverso indagini specifiche, è che all’incremento del livello marino che causa la traslazione verso terra del banco, si associ una sensibile modificazione del regime idrologico del fiume Isonzo. La percezione è che il fiume abbia modificato il potenziale di carico solido nel corso degli ultimi due-tre decenni, incrementando gli apporti di sedimento alla foce a causa del cambio di regime meteo-climatico. Il maggior potenziale erosivo e quindi il maggior accumulo di sedimenti potrebbe, infatti, essere determinato da una maggiore “siccità” estiva e successiva maggiore intensità delle precipitazioni tardo-autunnali/invernali. Una piovosità di fatto più efficace in termini erosivi poiché le precipitazioni sono concentrate nel tempo, e intervengono dopo fasi secche che predispongono i terreni a una maggiore vulnerabilità.
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