Nel Quattrocento l’Inghilterra dei Plantageneti era uno tra i paesi europei più xenofobi dell’epoca; nonostante ciò, per tutto il secolo, i mercanti italiani continuarono tenacemente a praticare la loro attività anche in un contesto così difficile. Tra questi, la presenza più forte era quella dei Genovesi, le cui carracks, come le fonti d’Oltremanica definivano le loro navi di notevoli dimensioni, si avventuravano in acque oceaniche fino alle coste inglesi a partire dal XIII secolo. Nella prima metà del XV secolo, però, il sentimento xenofobo, nutrito da un sempre più crescente nazionalismo, dilagò fra la classe mercantile londinese, rendendo l’attività commerciale dei Genovesi ancora più difficile. L’akmè di questo clima di tensione e competizione si ebbe dal 1457, anno in cui Robert Sturmy, mercante di Bristol, tentò, con una spedizione di due navi dirette in Oriente, di spezzare il monopolio che gli Italiani avevano sul commercio inglese col bacino orientale del mar Mediterraneo; le navi di Sturmy furono assaltate e catturate da pirati all’epoca ritenuti legati alla Superba e questo episodio alimentò la campagna anti-genovese che già l’atteggiamento xenofobo di cui sopra aveva contribuito a diffondere nel paese di Enrico VI. La crisi che si aprì nel 1458 e si trascinò per circa 8 anni segnò una nuova fase dei rapporti diplomatici e commerciali anglo-genovesi. Come si evolsero questi ultimi in tali difficili contingenze e quali furono le risposte della Superba alla politica anti-italiana messa in atto dalla corona britannica? Come cambiò la presenza genovese sulla piazza inglese, in riferimento soprattutto a Londra, Southampton e Sandwich, i tre principali centri frequentati dagli Italiani? Scopo di questo lavoro è quello di cercare di dare risposte a queste domande, che ancora oggi costituiscono un problema storiografico che limita la nostra conoscenza della storia tardomedievale della Superba.
I mercanti della Superba in terra inglese: introduzione alla crisi del 1458
Calabrò Giulia
2020-01-01
Abstract
Nel Quattrocento l’Inghilterra dei Plantageneti era uno tra i paesi europei più xenofobi dell’epoca; nonostante ciò, per tutto il secolo, i mercanti italiani continuarono tenacemente a praticare la loro attività anche in un contesto così difficile. Tra questi, la presenza più forte era quella dei Genovesi, le cui carracks, come le fonti d’Oltremanica definivano le loro navi di notevoli dimensioni, si avventuravano in acque oceaniche fino alle coste inglesi a partire dal XIII secolo. Nella prima metà del XV secolo, però, il sentimento xenofobo, nutrito da un sempre più crescente nazionalismo, dilagò fra la classe mercantile londinese, rendendo l’attività commerciale dei Genovesi ancora più difficile. L’akmè di questo clima di tensione e competizione si ebbe dal 1457, anno in cui Robert Sturmy, mercante di Bristol, tentò, con una spedizione di due navi dirette in Oriente, di spezzare il monopolio che gli Italiani avevano sul commercio inglese col bacino orientale del mar Mediterraneo; le navi di Sturmy furono assaltate e catturate da pirati all’epoca ritenuti legati alla Superba e questo episodio alimentò la campagna anti-genovese che già l’atteggiamento xenofobo di cui sopra aveva contribuito a diffondere nel paese di Enrico VI. La crisi che si aprì nel 1458 e si trascinò per circa 8 anni segnò una nuova fase dei rapporti diplomatici e commerciali anglo-genovesi. Come si evolsero questi ultimi in tali difficili contingenze e quali furono le risposte della Superba alla politica anti-italiana messa in atto dalla corona britannica? Come cambiò la presenza genovese sulla piazza inglese, in riferimento soprattutto a Londra, Southampton e Sandwich, i tre principali centri frequentati dagli Italiani? Scopo di questo lavoro è quello di cercare di dare risposte a queste domande, che ancora oggi costituiscono un problema storiografico che limita la nostra conoscenza della storia tardomedievale della Superba.| File | Dimensione | Formato | |
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