La democrazia – come competizione per il potere di governo – è un regime che istituzionalizza la responsabilità politica e che poggia su due condizioni. La prima riguarda il grado di autorità politica effettiva esercitato dai vincenti. Se dispongono effettivamente di autorità politica, i vincenti sono capaci di soddisfare i loro interessi e di rispondere solo a quelli ritenuti salienti, dal punto di vista della generazione del sostegno politico minimo indispensabile per mantenersi al potere. La seconda condizione dell’istituzionalizzazione della responsabilità politica riguarda, invece, il lato degli “sconfitti”. Per costoro deve sussistere quanto meno la semplice aspettativa realistica di riuscire eventualmente a scalzare gli attuali detentori del potere, vale a dire che l’istituzionalizzazione della responsabilità politica è legata al grado di ricambio dell’autorità politica. Questa condizione ha un duplice effetto. Da un lato, modera l’azione dei detentori attuali dell’autorità politica, in quanto su questi agirà il timore di perdere presto o tardi la loro posizione di privilegio. Dall’altro lato, modera anche l’intensità dell’opposizione, in quanto renderà accettabile per quest’ultima l’esclusione temporanea dall’esercizio del potere. In democrazia, dunque, le istituzioni fissano i costi dell’inclusione (essere vincenti) nel potere politico e dell’esclusione (essere perdenti) dal suo godimento. Le istituzioni sono ciò che fissa l’esercizio del potere in certe posizioni o ruoli e mette a disposizione risorse potestative associate ai ruoli occupati. In virtù della “occupazione” solo temporanea di quelle posizioni, gli attori politici, spesso organizzati in ciò che chiamiamo partiti politici e collegati a gruppi, associazioni d’interesse e similari, sono capaci di definire, nei termini dei loro interessi, cosa sia l’interesse pubblico. Tuttavia, questa possibilità non è priva di vincoli e le limitazioni poste alla capacità di azione dei detentori del potere costituiscono la principale garanzia offerta a coloro che sono esclusi dall’esercizio di potere. Il più formidabile tra i vincoli che subiscono i detentori del potere sta nella precarietà stessa di questo esercizio, che è solo temporaneo. Altre opportunità e altri vincoli sono disegnati, dai sistemi istituzionali delle democrazie, vale a dire dalle forme del governo democratico.

Una teoria istituzionale della democrazia

Giuseppe Ieraci
2021-01-01

Abstract

La democrazia – come competizione per il potere di governo – è un regime che istituzionalizza la responsabilità politica e che poggia su due condizioni. La prima riguarda il grado di autorità politica effettiva esercitato dai vincenti. Se dispongono effettivamente di autorità politica, i vincenti sono capaci di soddisfare i loro interessi e di rispondere solo a quelli ritenuti salienti, dal punto di vista della generazione del sostegno politico minimo indispensabile per mantenersi al potere. La seconda condizione dell’istituzionalizzazione della responsabilità politica riguarda, invece, il lato degli “sconfitti”. Per costoro deve sussistere quanto meno la semplice aspettativa realistica di riuscire eventualmente a scalzare gli attuali detentori del potere, vale a dire che l’istituzionalizzazione della responsabilità politica è legata al grado di ricambio dell’autorità politica. Questa condizione ha un duplice effetto. Da un lato, modera l’azione dei detentori attuali dell’autorità politica, in quanto su questi agirà il timore di perdere presto o tardi la loro posizione di privilegio. Dall’altro lato, modera anche l’intensità dell’opposizione, in quanto renderà accettabile per quest’ultima l’esclusione temporanea dall’esercizio del potere. In democrazia, dunque, le istituzioni fissano i costi dell’inclusione (essere vincenti) nel potere politico e dell’esclusione (essere perdenti) dal suo godimento. Le istituzioni sono ciò che fissa l’esercizio del potere in certe posizioni o ruoli e mette a disposizione risorse potestative associate ai ruoli occupati. In virtù della “occupazione” solo temporanea di quelle posizioni, gli attori politici, spesso organizzati in ciò che chiamiamo partiti politici e collegati a gruppi, associazioni d’interesse e similari, sono capaci di definire, nei termini dei loro interessi, cosa sia l’interesse pubblico. Tuttavia, questa possibilità non è priva di vincoli e le limitazioni poste alla capacità di azione dei detentori del potere costituiscono la principale garanzia offerta a coloro che sono esclusi dall’esercizio di potere. Il più formidabile tra i vincoli che subiscono i detentori del potere sta nella precarietà stessa di questo esercizio, che è solo temporaneo. Altre opportunità e altri vincoli sono disegnati, dai sistemi istituzionali delle democrazie, vale a dire dalle forme del governo democratico.
2021
978-88-6008-646-4
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