Ebbene, forse ha ragione Zygmunt Bauman quando dice che stiamo vivendo all’alba di un mondo che muove verso il buddhismo. Infatti, si potrebbe affermare che l’ottica buddhista sia la più corretta per interpretare molte vicende e tendenze attuali, che hanno due comuni denominatori: ecologia ed inclusività – ovvero, rispettivamente, interconnessione con le cose-nel-mondo (ecologismi vari, movimenti antispecisti e di liberazione animale, veganesimi, ecc.) ed accettazione dell’Altro-da-sé e del Diverso (battaglie contro la misoginia, l’omotransfobia, assieme con le rivendicazioni femministe, decoloniali, anti-razziali). Interconnessione ed accettazione sono due precetti che caratterizzano proprio il buddhismo. Ora, anche l’architettura fa parte di quelle vicende umane che, da qualche decennio a questa parte, sono collassate con le cosiddette vicende naturali. Proprio perché da tale collasso non ci si può più sottrarre, anche l’architettura ha da mutare, cercando di essere nonviolenta, tentando una sempre maggior effusione con l’ambito natural-vegetale per essere compartecipe delle odierne necessità. Questa incursione del naturale sta avendo luogo a partire dalla pelle dei nostri artefatti, cercando così di operare nonviolentemente nei confronti della nostra comune grande casa. E la situazione sta velocemente progredendo: forse, anche le ossa e gli “scheletri” delle nostre architetture stanno per cambiare, al mutare dei tempi.

Nonviolenza

Tommaso Antiga
2023-01-01

Abstract

Ebbene, forse ha ragione Zygmunt Bauman quando dice che stiamo vivendo all’alba di un mondo che muove verso il buddhismo. Infatti, si potrebbe affermare che l’ottica buddhista sia la più corretta per interpretare molte vicende e tendenze attuali, che hanno due comuni denominatori: ecologia ed inclusività – ovvero, rispettivamente, interconnessione con le cose-nel-mondo (ecologismi vari, movimenti antispecisti e di liberazione animale, veganesimi, ecc.) ed accettazione dell’Altro-da-sé e del Diverso (battaglie contro la misoginia, l’omotransfobia, assieme con le rivendicazioni femministe, decoloniali, anti-razziali). Interconnessione ed accettazione sono due precetti che caratterizzano proprio il buddhismo. Ora, anche l’architettura fa parte di quelle vicende umane che, da qualche decennio a questa parte, sono collassate con le cosiddette vicende naturali. Proprio perché da tale collasso non ci si può più sottrarre, anche l’architettura ha da mutare, cercando di essere nonviolenta, tentando una sempre maggior effusione con l’ambito natural-vegetale per essere compartecipe delle odierne necessità. Questa incursione del naturale sta avendo luogo a partire dalla pelle dei nostri artefatti, cercando così di operare nonviolentemente nei confronti della nostra comune grande casa. E la situazione sta velocemente progredendo: forse, anche le ossa e gli “scheletri” delle nostre architetture stanno per cambiare, al mutare dei tempi.
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