Eusonia è innanzitutto una parola, come tale utile a chiamare in causa qualcosa. Questo qualcosa è una città. Il punto è che questa città non esiste – si capirà perché. Ma serviva un luogo per avere degli abitanti di quel luogo: serviva una città non per se stessa ma per i suoi abitanti. Eusonia non esiste, ma i suoi abitanti sì e siamo noi. Viviamo tutti nell'odierna nostra Eusonia. Il testo che segue si vuole presentare come un saggio – e anche viaggio, in direzione del nostro presente così come, talvolta, a ritroso – pensato nella forma di un discorso intorno al tema della morte e i suoi luoghi – che sono, in primis, i cimiteri. Un discorso che, come tale, sente la pretesa di rimanere aperto, non presentarsi come esclusivo, ultimato o, soprattutto, esaustivo, anche solo perché l’ambito d’indagine è talmente vasto e vario che sarebbe sciocco tentare di ridurlo, piegarlo per poi spiegarlo, avendo questa precisa intenzione e null'altra. Meglio allora cercare di affondare laddove la terra ci sembra più molle, anche perché già lavorata da altri, e scavare alla ricerca delle ossa della questione: scavare sporcandosi le mani, le dita, cercando di affondarle dentro qualcosa che, al giorno d'oggi, per noi abitanti di Eusonia, è sentito spesso e volentieri come un tabù – forse il più grande. Così, Eusonia condensa e sintetizza, allo stesso tempo, un rapporto (dell'umano con la morte) e un'architettura (la forma dei nostri luoghi della e per la morte). Eusonia non rappresenta un destino obbligato per la nostra specie occidentale. Ma per cambiare Eusonia bisogna fare i conti con Eusonia. Questo testo può dirsi fatto di un contenuto più volte morto: ovvero, più volte metamorfosatosi, decompostosi e riassemblatosi. Prima come disordinato quaderno di appunti di studio; poi come elaborato di tesi; successivamente, è venuto in soccorso come strumento di ripasso di questioni già affrontate; in ultimo – nel mentre della stesura di questo volume – giaceva a pezzi come un cadavere smembrato, tornando a essere più simile a quel quaderno di appunti iniziale. Eterno ritorno – mai uguale. Prefazione di Caterina Padoa Schioppa. Postfazione di Giovanni La Varra.
La morte e i suoi luoghi. Cronache da Eusonia
Tommaso Antiga
2025-01-01
Abstract
Eusonia è innanzitutto una parola, come tale utile a chiamare in causa qualcosa. Questo qualcosa è una città. Il punto è che questa città non esiste – si capirà perché. Ma serviva un luogo per avere degli abitanti di quel luogo: serviva una città non per se stessa ma per i suoi abitanti. Eusonia non esiste, ma i suoi abitanti sì e siamo noi. Viviamo tutti nell'odierna nostra Eusonia. Il testo che segue si vuole presentare come un saggio – e anche viaggio, in direzione del nostro presente così come, talvolta, a ritroso – pensato nella forma di un discorso intorno al tema della morte e i suoi luoghi – che sono, in primis, i cimiteri. Un discorso che, come tale, sente la pretesa di rimanere aperto, non presentarsi come esclusivo, ultimato o, soprattutto, esaustivo, anche solo perché l’ambito d’indagine è talmente vasto e vario che sarebbe sciocco tentare di ridurlo, piegarlo per poi spiegarlo, avendo questa precisa intenzione e null'altra. Meglio allora cercare di affondare laddove la terra ci sembra più molle, anche perché già lavorata da altri, e scavare alla ricerca delle ossa della questione: scavare sporcandosi le mani, le dita, cercando di affondarle dentro qualcosa che, al giorno d'oggi, per noi abitanti di Eusonia, è sentito spesso e volentieri come un tabù – forse il più grande. Così, Eusonia condensa e sintetizza, allo stesso tempo, un rapporto (dell'umano con la morte) e un'architettura (la forma dei nostri luoghi della e per la morte). Eusonia non rappresenta un destino obbligato per la nostra specie occidentale. Ma per cambiare Eusonia bisogna fare i conti con Eusonia. Questo testo può dirsi fatto di un contenuto più volte morto: ovvero, più volte metamorfosatosi, decompostosi e riassemblatosi. Prima come disordinato quaderno di appunti di studio; poi come elaborato di tesi; successivamente, è venuto in soccorso come strumento di ripasso di questioni già affrontate; in ultimo – nel mentre della stesura di questo volume – giaceva a pezzi come un cadavere smembrato, tornando a essere più simile a quel quaderno di appunti iniziale. Eterno ritorno – mai uguale. Prefazione di Caterina Padoa Schioppa. Postfazione di Giovanni La Varra.| File | Dimensione | Formato | |
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