Possono gli spazi legati al cibo (dalle cucine agli hub di distribuzione) diventare occasione per riformulare il sistema di welfare legato alla riproduzione sociale e al contempo produrre trasformazioni significative dei modelli tradizionali di abitare? Il paper proverà a costruire l’ipotesi di ricerca ancorata a questa domanda dapprima riconoscendo e mettendo in tensione alcuni filoni di indagine che oggi pongono le cucine, e più in generale, gli spazi della cura domestica al centro di una ‘nuova’ riflessione, anche progettuale, sull’abitare. Poi, in una seconda parte, verranno presi in considerazione alcuni casi studio. Senza voler assumere come apodittiche le soluzioni proposte, l’intento è, piuttosto, quello di evidenziare alcuni elementi utili per affrontare due questioni centrali che l’ipotesi solleva. La prima questione rimanda al lavoro di cura e spinge ad interrogarsi su come politiche e progettualità legate ai processi alimentari siano in grado di sostenere questo lavoro in un contesto di forte erosione del welfare e di crescenti disuguaglianze. L’altro nodo inerisce la dimensione spaziale e si interroga su quali strategie progettuali possono essere applicate per comporre innovative ecologie di convivenza a partire dal cibo che, fuoriuscendo dai limiti della casa, si prestino ad articolare più complesse infrastrutture di cura estese alla città.
Dalla cucina alla ‘città della cura’. Negoziare nuove forme di welfare
Sara Basso
2025-01-01
Abstract
Possono gli spazi legati al cibo (dalle cucine agli hub di distribuzione) diventare occasione per riformulare il sistema di welfare legato alla riproduzione sociale e al contempo produrre trasformazioni significative dei modelli tradizionali di abitare? Il paper proverà a costruire l’ipotesi di ricerca ancorata a questa domanda dapprima riconoscendo e mettendo in tensione alcuni filoni di indagine che oggi pongono le cucine, e più in generale, gli spazi della cura domestica al centro di una ‘nuova’ riflessione, anche progettuale, sull’abitare. Poi, in una seconda parte, verranno presi in considerazione alcuni casi studio. Senza voler assumere come apodittiche le soluzioni proposte, l’intento è, piuttosto, quello di evidenziare alcuni elementi utili per affrontare due questioni centrali che l’ipotesi solleva. La prima questione rimanda al lavoro di cura e spinge ad interrogarsi su come politiche e progettualità legate ai processi alimentari siano in grado di sostenere questo lavoro in un contesto di forte erosione del welfare e di crescenti disuguaglianze. L’altro nodo inerisce la dimensione spaziale e si interroga su quali strategie progettuali possono essere applicate per comporre innovative ecologie di convivenza a partire dal cibo che, fuoriuscendo dai limiti della casa, si prestino ad articolare più complesse infrastrutture di cura estese alla città.| File | Dimensione | Formato | |
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