Le modalità di interazione sociale dell’individuo, il modo in cui si pone nello spazio e si relaziona ad esso, derivano principalmente da fattori culturali, dalla sua esperienza e dalle caratteristiche biologiche che influenzano il suo agire e il modo in cui percepisce la realtà che lo circonda. Il termine prossemica è stato introdotto dall’antropologo E. T. Hall e indica lo studio dei possibili significati che l’uomo attribuisce ai concetti di spazio e di distanza che interpone tra sé e gli altri. Uno spazio, sia fisico che sociale, può essere vissuto in modi differenti a seconda delle capacità che ha l’individuo di organizzare gli stimoli ambientali che percepisce. Questa recettività è alterata nelle persone che hanno una percezione sensoriale atipica – e quindi un rapporto “non standard” tra il proprio corpo e lo spazio – che determina una diversa condizione spaziale nella relazione tra il sé, l’ambiente e gli oggetti in esso contenuti. Dal punto di vista architettonico, la prossemica può essere un valido strumento per riflettere sullo spazio non considerandolo semplicemente in relazione ai limiti del corpo, ma immaginando diversi gradi di distanza e di intimità. Se il progetto di architettura tiene conto delle «diversità profonde nei modi di vivere lo spazio e di relazionarsi con esso», può consentire – anche nel caso di persone che «abitano differenti modi sensoriali» – il recupero della propria dimensione rispettando il senso dello spazio proprio ad ogni persona.

Prossemica

Paola Limoncin
2023-01-01

Abstract

Le modalità di interazione sociale dell’individuo, il modo in cui si pone nello spazio e si relaziona ad esso, derivano principalmente da fattori culturali, dalla sua esperienza e dalle caratteristiche biologiche che influenzano il suo agire e il modo in cui percepisce la realtà che lo circonda. Il termine prossemica è stato introdotto dall’antropologo E. T. Hall e indica lo studio dei possibili significati che l’uomo attribuisce ai concetti di spazio e di distanza che interpone tra sé e gli altri. Uno spazio, sia fisico che sociale, può essere vissuto in modi differenti a seconda delle capacità che ha l’individuo di organizzare gli stimoli ambientali che percepisce. Questa recettività è alterata nelle persone che hanno una percezione sensoriale atipica – e quindi un rapporto “non standard” tra il proprio corpo e lo spazio – che determina una diversa condizione spaziale nella relazione tra il sé, l’ambiente e gli oggetti in esso contenuti. Dal punto di vista architettonico, la prossemica può essere un valido strumento per riflettere sullo spazio non considerandolo semplicemente in relazione ai limiti del corpo, ma immaginando diversi gradi di distanza e di intimità. Se il progetto di architettura tiene conto delle «diversità profonde nei modi di vivere lo spazio e di relazionarsi con esso», può consentire – anche nel caso di persone che «abitano differenti modi sensoriali» – il recupero della propria dimensione rispettando il senso dello spazio proprio ad ogni persona.
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