All’interno dei racconti sul confine orientale italiano, le vicende delle due città di Gorizia e Nova Gorica sono state spesso rappresentate come momenti distinti di un’unica entità, separata brutalmente dalle scelte adottate nel 1947 col trattato che sanciva definitivamente la gran parte della linea separatrice tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia. Però la divisione imposta non ha tagliato in due parti simili un unico nucleo abitato, ma ha separato un vasto territorio che aveva in Gorizia il suo centro di riferimento politico, economico, culturale. L’introduzione di una linea confinaria, con le conseguenti difficoltà di passaggio da una parte all’altra, porta alla costruzione di una nuova città nella parte rimasta alla Jugoslavia, al fine di sopperire alle esigenze di disporre di una località centrale di riferimento per le comunità slovene delle valli dell’Isonzo e del Vipacco, del Collio e del Carso sloveni. Nella seconda metà del Novecento le due Gorizie crescono assieme ma divise, una contrapposta all’altra, ciascuna mostrando il “meglio” del Paese (e del sistema politico) cui appartengono. La caduta del confine potrebbe creare le condizioni per un assetto unitario, ma le diverse vie allo sviluppo adottate hanno prodotto delle difficoltà non facilmente superabili.
Medardo al confine orientale. Gorizia, Nova Gorica e la “nuova” Europa
ZILLI, SERGIO
2004-01-01
Abstract
All’interno dei racconti sul confine orientale italiano, le vicende delle due città di Gorizia e Nova Gorica sono state spesso rappresentate come momenti distinti di un’unica entità, separata brutalmente dalle scelte adottate nel 1947 col trattato che sanciva definitivamente la gran parte della linea separatrice tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia. Però la divisione imposta non ha tagliato in due parti simili un unico nucleo abitato, ma ha separato un vasto territorio che aveva in Gorizia il suo centro di riferimento politico, economico, culturale. L’introduzione di una linea confinaria, con le conseguenti difficoltà di passaggio da una parte all’altra, porta alla costruzione di una nuova città nella parte rimasta alla Jugoslavia, al fine di sopperire alle esigenze di disporre di una località centrale di riferimento per le comunità slovene delle valli dell’Isonzo e del Vipacco, del Collio e del Carso sloveni. Nella seconda metà del Novecento le due Gorizie crescono assieme ma divise, una contrapposta all’altra, ciascuna mostrando il “meglio” del Paese (e del sistema politico) cui appartengono. La caduta del confine potrebbe creare le condizioni per un assetto unitario, ma le diverse vie allo sviluppo adottate hanno prodotto delle difficoltà non facilmente superabili.Pubblicazioni consigliate
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