Il contributo muove dalla tesi che il compendio (1791) della Teoria del cielo di Kant (1755) non sia un riassunto neutro e fedele della cosmogonia del periodo precritico. Nel §1 viene mostrato in che modo Kant passi da una spiegazione teologica di tipo genetico, basata su un meccanismo dogmatico (1755) ad una spiegazione ‘critica’ di tipo descrittivo, basata su un inquadramento chimicodinamico dei fenomeni (1791). Nel §2 si sostiene che per Kant non tutti i prodotti naturali organizzati che sono fini della natura sono esseri viventi, dato che nella terza Critica (1790) le formazioni cristalline sono spiegate in termini di formazioni inorganiche ma intrinsecamente sistematiche, dovute alla ‘tecnica’ (Technik) della natura, e portate avanti dall’emergere di forze attrattive di tipo selettivo (chimico), in analogia con la formazione dei corpi celesti nel ’91. Nel §3 si evidenzia che la maggiore novità del testo del 1791 consiste nel ritenere che le masse si formino dal caos non solo perché la materia è dotata di forze motive, ma perché unisce una (cieca) capacità di moto (il meccanismo) alla finalità inintenzionale di processi chimici di soluzione e combinazione di materie specificamente diverse, una attraverso l’altra, in miscugli gassosi. La conclusione è che nel tardo Kant il problema di rendere conto della sistematicità dei cieli diventa quello di fondare filosoficamente (a priori) ciò che appartiene materialmente allla possibilità della esistenza effettiva dei corpi celesti come masse organizzate dalla tecnica della natura. La introduzione della finalità indeterminata della soluzione chimica in cosmogonia avrebbe dunque lo scopo di mostrare che la possibilità di tali corpi, come nel caso dei cristalli, deve essere fondata in un’idea (la finalità) di essi nel nostro giudizio riflettente.
Heavenly Bodies, Crystals and Organisms. The Key-Role of Chemical Affinity in Kant's Critical Cosmogony
FERRINI, Cinzia
2004-01-01
Abstract
Il contributo muove dalla tesi che il compendio (1791) della Teoria del cielo di Kant (1755) non sia un riassunto neutro e fedele della cosmogonia del periodo precritico. Nel §1 viene mostrato in che modo Kant passi da una spiegazione teologica di tipo genetico, basata su un meccanismo dogmatico (1755) ad una spiegazione ‘critica’ di tipo descrittivo, basata su un inquadramento chimicodinamico dei fenomeni (1791). Nel §2 si sostiene che per Kant non tutti i prodotti naturali organizzati che sono fini della natura sono esseri viventi, dato che nella terza Critica (1790) le formazioni cristalline sono spiegate in termini di formazioni inorganiche ma intrinsecamente sistematiche, dovute alla ‘tecnica’ (Technik) della natura, e portate avanti dall’emergere di forze attrattive di tipo selettivo (chimico), in analogia con la formazione dei corpi celesti nel ’91. Nel §3 si evidenzia che la maggiore novità del testo del 1791 consiste nel ritenere che le masse si formino dal caos non solo perché la materia è dotata di forze motive, ma perché unisce una (cieca) capacità di moto (il meccanismo) alla finalità inintenzionale di processi chimici di soluzione e combinazione di materie specificamente diverse, una attraverso l’altra, in miscugli gassosi. La conclusione è che nel tardo Kant il problema di rendere conto della sistematicità dei cieli diventa quello di fondare filosoficamente (a priori) ciò che appartiene materialmente allla possibilità della esistenza effettiva dei corpi celesti come masse organizzate dalla tecnica della natura. La introduzione della finalità indeterminata della soluzione chimica in cosmogonia avrebbe dunque lo scopo di mostrare che la possibilità di tali corpi, come nel caso dei cristalli, deve essere fondata in un’idea (la finalità) di essi nel nostro giudizio riflettente.Pubblicazioni consigliate
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