Questa nota, che si inserisce nel filone storiografico della sociabilità, affronta alcuni aspetti della vita quotidiana a Nablus – in particolare di salotti e caffè sul finire dell’epoca ottomana, basandosi oltre che su repertori di storia locale su opere di memorialistica, come le memorie del leader nazionalista Muhammad ‘Izza Darwaza (1887-1984), e su quelle del musicista Wasif Jawahariyya (1897-1973),vissuto a Gerusalemme. La società nabulusi, spesso descritta come chiusa e refrattaria agli influssi esterni, mostra, in questo periodo, una relativa dinamicità al suo interno: salotti e caffè partecipano, ognuno con le proprie modalità, alla nascita dei primi circoli, associazioni e partiti politici. Nel privato dei salotti prendono vita vere e proprie coalizioni familiari, le jam’iyyat (‘associazioni’), grazie all’iniziativa della cosiddetta classe media, commercianti tessili e proprietari di saponifici, esponenti di una borghesia in ascesa, che si organizza in contrapposizione con alcune famiglie di notabili locali, per conquistare uno spazio nei vari Consigli amministrativi. Da tali forme, caratterizzate fortemente da una logica clientelare, si distinguono in parte le associazioni, i circoli e i club, nati nell’atmosfera dei caffè, luoghi pubblici aperti a ogni ceto sociale. Questi nuovi organismi, dotati di uno statuto, risentono però ancora notevolmente dei condizionamenti gerarchici familiari, sebbene rappresentino una forma di sociabilità più aperta e moderna. In ogni caso, trasponendo a questa realtà storico-geografico il paradigma interpretativo suggerito da M. Agulhon con riferimento alla situazione francese tra Settecento e Ottocento, si può ipotizzare che l’abitudine a riunirsi, ereditata dalle consuetudini salottiere, unitamente al limitato numero di caffè di cui disponeva un centro periferico come Nablus, soprattutto in confronto ad altre città del Bilad al-Sham (Damasco, Gerusalemme), favorisca la nascita di forme associative regolate da principi egualitari quali il circolo. Da questo punto di vista non appare quindi casuale il notevole contributo dato da Nablus alla formazione, tra la prima e la seconda guerra mondiale, della classe dirigente nazionalista palestinese. La periferia sembrerebbe dunque anticipare il centro nell’arduo percorso verso la modernità, sebbene in un processo niente affatto lineare, che presenta molti aspetti ancora tutti da indagare con particolare riferimento a quel passaggio dai salotti, conservatori e mondani, ai circoli e caffè, vettori di scambi e democrazia, in cui Agulhon scorge in Francia l’inizio della modernità, nonché della democrazia con il trionfo della borghesia.

Vie quotidienne et lieux de sociabilité à Naplouse à la fin de l’Empire ottoman

BALDAZZI, CRISTIANA
2011-01-01

Abstract

Questa nota, che si inserisce nel filone storiografico della sociabilità, affronta alcuni aspetti della vita quotidiana a Nablus – in particolare di salotti e caffè sul finire dell’epoca ottomana, basandosi oltre che su repertori di storia locale su opere di memorialistica, come le memorie del leader nazionalista Muhammad ‘Izza Darwaza (1887-1984), e su quelle del musicista Wasif Jawahariyya (1897-1973),vissuto a Gerusalemme. La società nabulusi, spesso descritta come chiusa e refrattaria agli influssi esterni, mostra, in questo periodo, una relativa dinamicità al suo interno: salotti e caffè partecipano, ognuno con le proprie modalità, alla nascita dei primi circoli, associazioni e partiti politici. Nel privato dei salotti prendono vita vere e proprie coalizioni familiari, le jam’iyyat (‘associazioni’), grazie all’iniziativa della cosiddetta classe media, commercianti tessili e proprietari di saponifici, esponenti di una borghesia in ascesa, che si organizza in contrapposizione con alcune famiglie di notabili locali, per conquistare uno spazio nei vari Consigli amministrativi. Da tali forme, caratterizzate fortemente da una logica clientelare, si distinguono in parte le associazioni, i circoli e i club, nati nell’atmosfera dei caffè, luoghi pubblici aperti a ogni ceto sociale. Questi nuovi organismi, dotati di uno statuto, risentono però ancora notevolmente dei condizionamenti gerarchici familiari, sebbene rappresentino una forma di sociabilità più aperta e moderna. In ogni caso, trasponendo a questa realtà storico-geografico il paradigma interpretativo suggerito da M. Agulhon con riferimento alla situazione francese tra Settecento e Ottocento, si può ipotizzare che l’abitudine a riunirsi, ereditata dalle consuetudini salottiere, unitamente al limitato numero di caffè di cui disponeva un centro periferico come Nablus, soprattutto in confronto ad altre città del Bilad al-Sham (Damasco, Gerusalemme), favorisca la nascita di forme associative regolate da principi egualitari quali il circolo. Da questo punto di vista non appare quindi casuale il notevole contributo dato da Nablus alla formazione, tra la prima e la seconda guerra mondiale, della classe dirigente nazionalista palestinese. La periferia sembrerebbe dunque anticipare il centro nell’arduo percorso verso la modernità, sebbene in un processo niente affatto lineare, che presenta molti aspetti ancora tutti da indagare con particolare riferimento a quel passaggio dai salotti, conservatori e mondani, ai circoli e caffè, vettori di scambi e democrazia, in cui Agulhon scorge in Francia l’inizio della modernità, nonché della democrazia con il trionfo della borghesia.
2011
9782707164896
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