Nell’affrontare la problematica della mobilità sociale va tenuto presente che l’artigianato non costituiva un insieme unico e omogeneo: assai differente era lo status di chi era maestro di bottega, a pieno titolo, rispetto ai gradi intermedi e inferiori. In secondo luogo variava anche considerazione sociale tra mestieri più apprezzati ed altri meno. Fino a buona parte del Duecento fu abbastanza agevole accedere al grado di maestro di bottega, e ciò costituisce un indicatore importante per valutare la complessiva fluidità della dinamica sociale. In questa fase l’artigianato, attraverso il percorso formativo dell’apprendistato, svolse un ruolo fondamentale di miglioramento economico e di innalzamento sociale per una parte consistente degli strati intermedi urbani e per quanti provenivano dal contado. L’ampia articolazione dei mestieri dette luogo ad una pluralità di opzioni, producendo un’intensa mobilità all’interno del mondo artigianale. La crescita di status fu possibile anche con l’accesso ad alcuni mestieri di prestigio e non solo con l’uscita dall’artigianato per entrare in ambiti maggiormente reputati. Condizione imprescindibile per un salto decisivo di livello sociale restava comunque l’abbandono del lavoro manuale. In questo senso, le opportunità maggiori furono offerte dal notariato e dalle cariche amministrative cittadine; in alcuni casi dall’inclusione tra i cavalieri del comune. A partire dai primi decenni del XIV, con l’esaurirsi della crescita economica e l’irrigidirsi della dinamica sociale, i maestri cominciarono a tutelare la posizione acquisita, restringendone le opportunità di accesso e costituendo percorsi che privilegiavano i propri discendenti o familiari. L’apprendistato venne spesso differenziato in due segmenti: uno, di durata più breve, per coloro che avrebbero fatto i lavoranti ed un altro, più lungo, per coloro che aspiravano a diventare maestri. Si misero in atto processi di dinastizzazione e patrimonializzazione del mestiere e rallentò anche la dinamica di scambio tra un mestiere e l’altro. Si ebbe come conseguenza un irrigidimento di tutta la struttura e una maggiore difficoltà di avanzare, gradino dopo gradino, fino ad approdare ad ambiti sociali superiori. I passaggi di classe dall’artigianato al mondo delle professioni si restrinsero e furono possibili solo in circostanze particolari. Di essi però spesso mancano le testimonianze perchè la disapprovazione sociale che stigmatizzava tali operazioni portò ad occultare le prove di un passato famigliare connotato dalla pratica delle “vili arti meccaniche”.

Il mondo dei mestieri artigianali

DEGRASSI, DONATA
2010-01-01

Abstract

Nell’affrontare la problematica della mobilità sociale va tenuto presente che l’artigianato non costituiva un insieme unico e omogeneo: assai differente era lo status di chi era maestro di bottega, a pieno titolo, rispetto ai gradi intermedi e inferiori. In secondo luogo variava anche considerazione sociale tra mestieri più apprezzati ed altri meno. Fino a buona parte del Duecento fu abbastanza agevole accedere al grado di maestro di bottega, e ciò costituisce un indicatore importante per valutare la complessiva fluidità della dinamica sociale. In questa fase l’artigianato, attraverso il percorso formativo dell’apprendistato, svolse un ruolo fondamentale di miglioramento economico e di innalzamento sociale per una parte consistente degli strati intermedi urbani e per quanti provenivano dal contado. L’ampia articolazione dei mestieri dette luogo ad una pluralità di opzioni, producendo un’intensa mobilità all’interno del mondo artigianale. La crescita di status fu possibile anche con l’accesso ad alcuni mestieri di prestigio e non solo con l’uscita dall’artigianato per entrare in ambiti maggiormente reputati. Condizione imprescindibile per un salto decisivo di livello sociale restava comunque l’abbandono del lavoro manuale. In questo senso, le opportunità maggiori furono offerte dal notariato e dalle cariche amministrative cittadine; in alcuni casi dall’inclusione tra i cavalieri del comune. A partire dai primi decenni del XIV, con l’esaurirsi della crescita economica e l’irrigidirsi della dinamica sociale, i maestri cominciarono a tutelare la posizione acquisita, restringendone le opportunità di accesso e costituendo percorsi che privilegiavano i propri discendenti o familiari. L’apprendistato venne spesso differenziato in due segmenti: uno, di durata più breve, per coloro che avrebbero fatto i lavoranti ed un altro, più lungo, per coloro che aspiravano a diventare maestri. Si misero in atto processi di dinastizzazione e patrimonializzazione del mestiere e rallentò anche la dinamica di scambio tra un mestiere e l’altro. Si ebbe come conseguenza un irrigidimento di tutta la struttura e una maggiore difficoltà di avanzare, gradino dopo gradino, fino ad approdare ad ambiti sociali superiori. I passaggi di classe dall’artigianato al mondo delle professioni si restrinsero e furono possibili solo in circostanze particolari. Di essi però spesso mancano le testimonianze perchè la disapprovazione sociale che stigmatizzava tali operazioni portò ad occultare le prove di un passato famigliare connotato dalla pratica delle “vili arti meccaniche”.
2010
9782728308880
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