Proposito di questo intervento è discutere l’importanza dell’uso della traduzione nell’apprendimento della lingua inglese, alla luce delle considerazioni espresse sia da studiosi della traduzione che da esperti dell’insegnamento dell’inglese. Dopo un breve excursus storico in cui verranno esaminati i vari metodi di insegnamento della lingua inglese e le motivazioni addotte che, a seconda dell’epoca, hanno portato a ritenere un metodo più valido di un altro (Z. Zohrevandi, “Translation as a Resource: Teaching English as a Foreign Language”, 1992; K. Malmkjær, “Introduction: Translation and Language Teaching”, 1998), si passerà a valutare i pro e i contro dell’uso della traduzione nell’apprendimento della lingua inglese (D. Newson, “Translation and Foreign Language Learning”, 1998). Cruciale è la distinzione fra l’uso della traduzione finalizzata all’insegnamento della lingua inglese e l’uso della traduzione come pratica volta alla preparazione di traduttori e interpreti: le premesse metodologiche sono, il più delle volte, divergenti (M. Snell-Hornby, “Translation as means of integrating language teaching and linguistics, 1985; J. Weatherby, “Teaching Translation into L2. A TT-Oriented Approach”, 1998; J. Vienne, “Teaching What They Didn’t Learn as Language Students”, 1998). Una volta chiarita tale distinzione, si prenderanno in analisi le opinioni di studiosi che, provenienti da formazioni accademiche più diverse, hanno proposto serie, approfondite e innovative riflessioni inerenti la traduzione e l’insegnamento dell’inglese. Verranno esposte, solo per citare alcuni esempi, le considerazioni promosse da Guy Cook, che ritiene che la traduzione nell’insegnamento della lingua inglese a livello di base debba servire a fornire al discente un significato univoco e che la tolleranza dell’ “indeterminatezza dei significati” sia maggiormente accettata quando il livello dell’insegnamento è più avanzato (G. Cook, “Making people’s meaning stand still: the effect of translation on the indeterminacy of language”, 1991). Interessante è anche l’opinione di un teorico della traduzione, Anthony Pym, che mette in relazione le lezioni di traduzione con le lezioni di inglese e intravede una distinzione formale fra queste due attività. La differenza fra traduzione e insegnamento dell’inglese sta nel distinguere errori ‘binari’ e ‘non binari’: la traduzione, infatti, non ammette solo una risposta giusta e una sbagliata (errore binario), ma molteplici risposte (errori non binari) (A. Pym, “Translation error analysis and the interface with language teaching, 1992).
La traduzione: strumento a favore o a detrimento dell’insegnamento della lingua?
RANDACCIO, MONICA
2012-01-01
Abstract
Proposito di questo intervento è discutere l’importanza dell’uso della traduzione nell’apprendimento della lingua inglese, alla luce delle considerazioni espresse sia da studiosi della traduzione che da esperti dell’insegnamento dell’inglese. Dopo un breve excursus storico in cui verranno esaminati i vari metodi di insegnamento della lingua inglese e le motivazioni addotte che, a seconda dell’epoca, hanno portato a ritenere un metodo più valido di un altro (Z. Zohrevandi, “Translation as a Resource: Teaching English as a Foreign Language”, 1992; K. Malmkjær, “Introduction: Translation and Language Teaching”, 1998), si passerà a valutare i pro e i contro dell’uso della traduzione nell’apprendimento della lingua inglese (D. Newson, “Translation and Foreign Language Learning”, 1998). Cruciale è la distinzione fra l’uso della traduzione finalizzata all’insegnamento della lingua inglese e l’uso della traduzione come pratica volta alla preparazione di traduttori e interpreti: le premesse metodologiche sono, il più delle volte, divergenti (M. Snell-Hornby, “Translation as means of integrating language teaching and linguistics, 1985; J. Weatherby, “Teaching Translation into L2. A TT-Oriented Approach”, 1998; J. Vienne, “Teaching What They Didn’t Learn as Language Students”, 1998). Una volta chiarita tale distinzione, si prenderanno in analisi le opinioni di studiosi che, provenienti da formazioni accademiche più diverse, hanno proposto serie, approfondite e innovative riflessioni inerenti la traduzione e l’insegnamento dell’inglese. Verranno esposte, solo per citare alcuni esempi, le considerazioni promosse da Guy Cook, che ritiene che la traduzione nell’insegnamento della lingua inglese a livello di base debba servire a fornire al discente un significato univoco e che la tolleranza dell’ “indeterminatezza dei significati” sia maggiormente accettata quando il livello dell’insegnamento è più avanzato (G. Cook, “Making people’s meaning stand still: the effect of translation on the indeterminacy of language”, 1991). Interessante è anche l’opinione di un teorico della traduzione, Anthony Pym, che mette in relazione le lezioni di traduzione con le lezioni di inglese e intravede una distinzione formale fra queste due attività. La differenza fra traduzione e insegnamento dell’inglese sta nel distinguere errori ‘binari’ e ‘non binari’: la traduzione, infatti, non ammette solo una risposta giusta e una sbagliata (errore binario), ma molteplici risposte (errori non binari) (A. Pym, “Translation error analysis and the interface with language teaching, 1992).Pubblicazioni consigliate
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