Nelle città italiane tra la fine del secolo XII e buona parte del XIII il principio teoricamente dominante era quello della stabilità dell’organizzazione sociale, che doveva garantire il funzionamento del sistema assicurato. Secondo questo modello le aspirazioni individuali trovavano soddisfacimento quando venivano dirette alla realizzazione delle finalità e degli obiettivi del gruppo sociale di cui faceva parte. Tuttavia questa concezione teorica era contraddetta da una dinamica sociale assai accentuata, consentita sia dalla possibilità di fare rapidamente fortuna, sia di ottenere, grazie alla ricchezza, posizioni sociali più prestigiose. Il benessere economico però non garantiva automaticamente il riconoscimento di uno status sociale più elevato, perché i salti troppo repentini di condizione sociale, compiuti da un solo individuo, venivano disprezzati. L’avanzamento nella gerarchia sociale era in genere fondato su strategie familiari di lungo periodo, in cui ad ogni membro delle nuove generazioni era assegnato un nuovo passo. Si poteva così procedere dai mestieri più umili verso quelli più prestigiosi, per passare poi a sganciarsi dal lavoro manuale, intraprendendo la professione notarile e procedendo da qui verso le professioni liberali e, possibilmente, l’inclusione nei ceti aristocratici. In questi percorsi la scuola e gli studia avevano un ruolo importante. Se esisteva una forte mobilità ascendente vi era anche possibilità di discesa per i ceti superiori, la cui posizione era continuamente insidiata dalla “gente nuova”; ciò provocava irose reazioni, di cui abbiamo molte testimonianze, ma anche strategie per il mantenimento del proprio status. Si sono esaminate anche varie forme di mobilità spaziale, che spesso potevano essere legate anche all’avanzamento sociale ed economico.

Quando la società è mobile.: aspirazioni al cambiamento e possibilità di soddisfarle

DEGRASSI, DONATA
2011-01-01

Abstract

Nelle città italiane tra la fine del secolo XII e buona parte del XIII il principio teoricamente dominante era quello della stabilità dell’organizzazione sociale, che doveva garantire il funzionamento del sistema assicurato. Secondo questo modello le aspirazioni individuali trovavano soddisfacimento quando venivano dirette alla realizzazione delle finalità e degli obiettivi del gruppo sociale di cui faceva parte. Tuttavia questa concezione teorica era contraddetta da una dinamica sociale assai accentuata, consentita sia dalla possibilità di fare rapidamente fortuna, sia di ottenere, grazie alla ricchezza, posizioni sociali più prestigiose. Il benessere economico però non garantiva automaticamente il riconoscimento di uno status sociale più elevato, perché i salti troppo repentini di condizione sociale, compiuti da un solo individuo, venivano disprezzati. L’avanzamento nella gerarchia sociale era in genere fondato su strategie familiari di lungo periodo, in cui ad ogni membro delle nuove generazioni era assegnato un nuovo passo. Si poteva così procedere dai mestieri più umili verso quelli più prestigiosi, per passare poi a sganciarsi dal lavoro manuale, intraprendendo la professione notarile e procedendo da qui verso le professioni liberali e, possibilmente, l’inclusione nei ceti aristocratici. In questi percorsi la scuola e gli studia avevano un ruolo importante. Se esisteva una forte mobilità ascendente vi era anche possibilità di discesa per i ceti superiori, la cui posizione era continuamente insidiata dalla “gente nuova”; ciò provocava irose reazioni, di cui abbiamo molte testimonianze, ma anche strategie per il mantenimento del proprio status. Si sono esaminate anche varie forme di mobilità spaziale, che spesso potevano essere legate anche all’avanzamento sociale ed economico.
2011
9788883346255
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