Dalla Rivoluzione francese in poi la sinistra ha creduto che l'uguaglianza dovesse e potesse essere il passaggio successivo alla liberta', e segnare cosi' il passaggio dalla fase borghese -caratterizzata dalla liberta'- a quella socialista -caratterizzata dall'uguaglianza. Nella attuali condizioni, dopo il fallimento del socialismo quale si e' storicamente manifestato, e di fronte al rischio che l'uguaglianza intesa come appiattimento sia quella della globalizzazione, sono la tolleranza e la liberta' -ossia l'accettazione dell'altro come idea e come realta'- ad imprimere il loro segno all'eta' contemporanea. Ma tolleranza e globalizzazione sono principi in grado di coesistere, ovvero essi riproducono l'antica dicotomia fra uguaglianza e liberta'? Puo’ esserci tolleranza nella globalizzazione, che in se’ significa omogeneizzazione, appiattimento? Come sono posti in relazione questi due diversi principi? E' possibile accettare la differenza fra questi principi solo dal punto di vista culturale generale e astratto, ma rifiutarla dal punto di vista degli stili di vita, dei consumi, perche’ cio’ va contro gli interessi dell’economia globalizzata, delle grandi corporations? Una delle conseguenze piu’ significative della globalizzazione, limitatamente al campo da noi qui indagato, consiste oggi, a mio parere, nella impossibilita’ di veder convivere tolleranza e intolleranza. Prima cio’ era possibile, oggi lo e’ sempre meno perche’ il mondo e’ uno spazio comune che non puo’ rimanere indifferente o estraneo a quanto accade in una qualsiasi latitudine. Oggi, in questo contesto, le questioni non possono essere piu’ studiate, indagate ed affrontate separatamente, dividendole fra questioni nazionali ed internazionali, culturali ed economiche, sociali e politiche, bensi’ vanno considerate nella loro complessa interazione. Anche per questo, credo, la ricerca storica deve affinare i suoi strumenti e assimilare parte della metodologia e dei temi delle altre scienze, delle altre discipline: dalla geopolitica alle relazioni internazionali, all’economia, al diritto internazionale, alle nuove branche della sociologia. Questo significa che la ricerca storica diventa ancora piu’ complessa, ancora piu’ difficile e ha bisogno piu’ che mai di scambi, di confronto, di incontri.

Tolerantnost i gheopolitika: ideologhiceskje osnovanje sovremennij konzepzij (Tolleranza e geopolitica: basi ideologiche del concetto)

NEGLIE P.
2004-01-01

Abstract

Dalla Rivoluzione francese in poi la sinistra ha creduto che l'uguaglianza dovesse e potesse essere il passaggio successivo alla liberta', e segnare cosi' il passaggio dalla fase borghese -caratterizzata dalla liberta'- a quella socialista -caratterizzata dall'uguaglianza. Nella attuali condizioni, dopo il fallimento del socialismo quale si e' storicamente manifestato, e di fronte al rischio che l'uguaglianza intesa come appiattimento sia quella della globalizzazione, sono la tolleranza e la liberta' -ossia l'accettazione dell'altro come idea e come realta'- ad imprimere il loro segno all'eta' contemporanea. Ma tolleranza e globalizzazione sono principi in grado di coesistere, ovvero essi riproducono l'antica dicotomia fra uguaglianza e liberta'? Puo’ esserci tolleranza nella globalizzazione, che in se’ significa omogeneizzazione, appiattimento? Come sono posti in relazione questi due diversi principi? E' possibile accettare la differenza fra questi principi solo dal punto di vista culturale generale e astratto, ma rifiutarla dal punto di vista degli stili di vita, dei consumi, perche’ cio’ va contro gli interessi dell’economia globalizzata, delle grandi corporations? Una delle conseguenze piu’ significative della globalizzazione, limitatamente al campo da noi qui indagato, consiste oggi, a mio parere, nella impossibilita’ di veder convivere tolleranza e intolleranza. Prima cio’ era possibile, oggi lo e’ sempre meno perche’ il mondo e’ uno spazio comune che non puo’ rimanere indifferente o estraneo a quanto accade in una qualsiasi latitudine. Oggi, in questo contesto, le questioni non possono essere piu’ studiate, indagate ed affrontate separatamente, dividendole fra questioni nazionali ed internazionali, culturali ed economiche, sociali e politiche, bensi’ vanno considerate nella loro complessa interazione. Anche per questo, credo, la ricerca storica deve affinare i suoi strumenti e assimilare parte della metodologia e dei temi delle altre scienze, delle altre discipline: dalla geopolitica alle relazioni internazionali, all’economia, al diritto internazionale, alle nuove branche della sociologia. Questo significa che la ricerca storica diventa ancora piu’ complessa, ancora piu’ difficile e ha bisogno piu’ che mai di scambi, di confronto, di incontri.
2004
5-7525-1192-5
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