Il saggio offre una panoramica della storiografia italiana sul confine orientale, che ha visto un significativo incremento a partire dalla fine del ‘900. L’autore esamina le motivazioni, culturali e politiche, di tale ripresa di attenzione per una tematica precedentemente considerata di nicchia; al tempo stesso, indica i limiti di una stagione di studi ancora aperta. Fra i nodi affrontati se ne segnalano alcuni. La relazione assai problematica fra ricerca storica, impegno civile ed uso politico della storia. Il confronto fra le diverse stagioni della violenza conosciute dall’area dell’Adriatico orientale nel corso del Novecento, in riferimento anche alle trasformazioni dei contesti statuali, istituzionali e politici. L’affermarsi più generale di una logica comparativa, in senso sia diacronico che sincronico, come via di uscita dalla angustie localiste, per giungere alla categoria di “laboratorio della contemporaneità” applicata alle terre adriatiche, analizzate nell’ottica dei “border studies”. Il passaggio – peraltro non ancora del tutto compiuto – dalla contrapposizione fra storiografie nazionali, al loro costruttivo confronto, fino all’emergere di un approccio post-nazionale di “storia congiunta”. Il rapporto fra storia e memoria, fruttuoso sul piano degli studi, ma tale da suscitare equivoci e indurre tensioni anche significative a livello politico, nei rapporti fra Italia, Slovenia e Croazia.

Nuove tendenze della storiografia sul confine orientale italiano

PUPO, RAOUL
2011-01-01

Abstract

Il saggio offre una panoramica della storiografia italiana sul confine orientale, che ha visto un significativo incremento a partire dalla fine del ‘900. L’autore esamina le motivazioni, culturali e politiche, di tale ripresa di attenzione per una tematica precedentemente considerata di nicchia; al tempo stesso, indica i limiti di una stagione di studi ancora aperta. Fra i nodi affrontati se ne segnalano alcuni. La relazione assai problematica fra ricerca storica, impegno civile ed uso politico della storia. Il confronto fra le diverse stagioni della violenza conosciute dall’area dell’Adriatico orientale nel corso del Novecento, in riferimento anche alle trasformazioni dei contesti statuali, istituzionali e politici. L’affermarsi più generale di una logica comparativa, in senso sia diacronico che sincronico, come via di uscita dalla angustie localiste, per giungere alla categoria di “laboratorio della contemporaneità” applicata alle terre adriatiche, analizzate nell’ottica dei “border studies”. Il passaggio – peraltro non ancora del tutto compiuto – dalla contrapposizione fra storiografie nazionali, al loro costruttivo confronto, fino all’emergere di un approccio post-nazionale di “storia congiunta”. Il rapporto fra storia e memoria, fruttuoso sul piano degli studi, ma tale da suscitare equivoci e indurre tensioni anche significative a livello politico, nei rapporti fra Italia, Slovenia e Croazia.
2011
9788864532882
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