L’articolo prende in esame l’operato dell’IRO per quanto riguarda i flussi migratori provenienti dalla Venezia Giulia nel secondo dopoguerra. La determinazione dell’eleggibilità, ovvero l’idoneità del singolo individuo a ricevere assistenza materiale ed eventualmente il diritto a stabilirsi in un paese d’accoglienza, costituiva una parte fondamentale della missione dell’Organizzazione Internazionale per i rifugiati. Sin dall’inizio, tuttavia, trovare criteri interpretativi univoci per stabilire se i profughi giuliani potessero giovarsi o meno dell’assistenza internazionale diveniva piuttosto complesso, soprattutto laddove si profilava l’opzione in favore della cittadinanza italiana, che di per sé affidava le sorti degli esuli alle cure dello Stato italiano escludendoli in tal modo dal mandato IRO. Risultò ben presto evidente come, davanti al flusso crescente di profughi e alle oggettive difficoltà economiche e sociali di un paese provato dalla sconfitta, l’applicazione di criteri troppo rigidi nell’attribuzione dell’idoneità si scontrasse inevitabilmente con valutazioni di ordine politico e umano. Dai documenti presi in esame emerge con chiarezza come a tali valutazioni si mostrassero più sensibili i funzionari IRO operanti “in loco” rispetto a coloro che, dalla sede ginevrina, esortavano al mantenimento dei criteri prestabiliti nella determinazione dell’eleggibilità. A questa dialettica tutta interna all’organizzazione non furono ovviamente estranei altri attori, quali il GMA, il Governo italiano – e nella fattispecie l’ufficio di collegamento IRO-Ministero degli Esteri - ,l’Associazione Nazionale per la Venezia Giulia e Zara. Tutti costoro, seppure mossi da differenti interessi e visioni del problema, contribuirono infine a collocare il dramma dei profughi giuliani nell’ambito più pragmatico di un’emergenza umana e politica difficilmente gestibile attraverso categorie interpretative definite a priori, e spesso fuorviate da discutibili criteri nell’attribuzione dell’appartenenza etnica, linguistica e dell’identità nazionale.
Organizzazione internazionale, profughi giuliani, rifugiati
CACCAMO, GIULIA
2008-01-01
Abstract
L’articolo prende in esame l’operato dell’IRO per quanto riguarda i flussi migratori provenienti dalla Venezia Giulia nel secondo dopoguerra. La determinazione dell’eleggibilità, ovvero l’idoneità del singolo individuo a ricevere assistenza materiale ed eventualmente il diritto a stabilirsi in un paese d’accoglienza, costituiva una parte fondamentale della missione dell’Organizzazione Internazionale per i rifugiati. Sin dall’inizio, tuttavia, trovare criteri interpretativi univoci per stabilire se i profughi giuliani potessero giovarsi o meno dell’assistenza internazionale diveniva piuttosto complesso, soprattutto laddove si profilava l’opzione in favore della cittadinanza italiana, che di per sé affidava le sorti degli esuli alle cure dello Stato italiano escludendoli in tal modo dal mandato IRO. Risultò ben presto evidente come, davanti al flusso crescente di profughi e alle oggettive difficoltà economiche e sociali di un paese provato dalla sconfitta, l’applicazione di criteri troppo rigidi nell’attribuzione dell’idoneità si scontrasse inevitabilmente con valutazioni di ordine politico e umano. Dai documenti presi in esame emerge con chiarezza come a tali valutazioni si mostrassero più sensibili i funzionari IRO operanti “in loco” rispetto a coloro che, dalla sede ginevrina, esortavano al mantenimento dei criteri prestabiliti nella determinazione dell’eleggibilità. A questa dialettica tutta interna all’organizzazione non furono ovviamente estranei altri attori, quali il GMA, il Governo italiano – e nella fattispecie l’ufficio di collegamento IRO-Ministero degli Esteri - ,l’Associazione Nazionale per la Venezia Giulia e Zara. Tutti costoro, seppure mossi da differenti interessi e visioni del problema, contribuirono infine a collocare il dramma dei profughi giuliani nell’ambito più pragmatico di un’emergenza umana e politica difficilmente gestibile attraverso categorie interpretative definite a priori, e spesso fuorviate da discutibili criteri nell’attribuzione dell’appartenenza etnica, linguistica e dell’identità nazionale.Pubblicazioni consigliate
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