La letteratura distrettualista prevalente delinea un modello di innovazione delle PMI che è basato sul trasferimento di conoscenze tacite all’interno di filiere produttive locali (Piore e Sabel, 1984; Becattini et al., 1990), e dove il distretto si configura come sistema cognitivo chiuso ed autosufficiente, fondato sulla generazione di innovazioni di tipo incrementale (Camuffo e Grandinetti, 2005 e 2006). Recentemente, alcuni studiosi hanno tuttavia messo in discussione l’esaustività di tale modello di innovazione (ad es., Lazerson e Lorenzoni, 1998; Belussi et al., 2008; Morrison, 2008), sottolineando la necessità per le PMI distrettuali di aprire relazioni cognitive esterne alle filiere produttive locali, al fine di rimanere in contatto con le fonti dell’evoluzione tecnologica e di intercettare rapidamente i cambiamenti in atto nei mercato di consumo. Inoltre, da più parti si inizia a dubitare della sostenibilità competitiva di un modello di innovazione che ha storicamente fatto a meno degli investimenti in ricerca e sviluppo. Alcune recenti indagini empiriche, che hanno coinvolto campioni di piccole e medie imprese (sia distrettuali che non) paiono, in effetti, confermare che le imprese maggiormente performanti sono anche le più attive sul fronte della ricerca (Distretti Italiani, 2008; Calabrese, 2008; Filas, 2009). Il presente contributo, si inserisce all’interno del dibattito sopra delineato, e porta ulteriori elementi empirici allo studio dei modelli di innovazione adottati dalle PMI distrettuali. In particolare, esso muove dall’analisi di un campione di 65 imprese appartenenti al distretto della componentistica e della meccanica di Pordenone e dalle modalità attraverso le quali tali imprese attivano e sostengono i propri processi di innovazione. Benché si tratti di una ricerca di natura settoriale - l’oggetto di indagine è un distretto delle produzioni plasto-meccaniche che interfaccia trasversalmente diverse filiere produttive (automotive, elettrodomestico, macchinari industriali, macchine agricole) - riteniamo che i risultati raggiunti possano contribuire allo sviluppo di una discussione più generale, relativa all’evoluzione delle imprese e dei sistemi di impresa minore di fronte ai profondi cambiamenti che caratterizzano lo scenario competitivo globale. In particolare, tra i risultati più interessanti che emergono dall’indagine empirica, si segnala la messa a fuoco di un ideal-tipo di PMI distrettuale capace di investire in attività di ricerca e sviluppo, di interfacciarsi con i fornitori di conoscenze tecnologiche avanzate senza rinunciare ai vantaggi derivanti dalla collaborazione con clienti e fornitori locali. Il lavoro è organizzato come segue: il secondo paragrafo fornisce il background teorico della ricerca, il terzo presenta le domande di ricerca oltre a chiarire la metodologia e il metodo di indagine. Nel quarto paragrafo si presentano i principali risultati emergenti dall’analisi empirica che vengono commentanti nel quinto (e conclusivo) paragrafo.

La pluralità dei percorsi di innovazione delle PMI distrettuali. Il caso del cluster meccano-plastico del Pordenonese

BORTOLUZZI, GUIDO;TRACOGNA, ANDREA
2011-01-01

Abstract

La letteratura distrettualista prevalente delinea un modello di innovazione delle PMI che è basato sul trasferimento di conoscenze tacite all’interno di filiere produttive locali (Piore e Sabel, 1984; Becattini et al., 1990), e dove il distretto si configura come sistema cognitivo chiuso ed autosufficiente, fondato sulla generazione di innovazioni di tipo incrementale (Camuffo e Grandinetti, 2005 e 2006). Recentemente, alcuni studiosi hanno tuttavia messo in discussione l’esaustività di tale modello di innovazione (ad es., Lazerson e Lorenzoni, 1998; Belussi et al., 2008; Morrison, 2008), sottolineando la necessità per le PMI distrettuali di aprire relazioni cognitive esterne alle filiere produttive locali, al fine di rimanere in contatto con le fonti dell’evoluzione tecnologica e di intercettare rapidamente i cambiamenti in atto nei mercato di consumo. Inoltre, da più parti si inizia a dubitare della sostenibilità competitiva di un modello di innovazione che ha storicamente fatto a meno degli investimenti in ricerca e sviluppo. Alcune recenti indagini empiriche, che hanno coinvolto campioni di piccole e medie imprese (sia distrettuali che non) paiono, in effetti, confermare che le imprese maggiormente performanti sono anche le più attive sul fronte della ricerca (Distretti Italiani, 2008; Calabrese, 2008; Filas, 2009). Il presente contributo, si inserisce all’interno del dibattito sopra delineato, e porta ulteriori elementi empirici allo studio dei modelli di innovazione adottati dalle PMI distrettuali. In particolare, esso muove dall’analisi di un campione di 65 imprese appartenenti al distretto della componentistica e della meccanica di Pordenone e dalle modalità attraverso le quali tali imprese attivano e sostengono i propri processi di innovazione. Benché si tratti di una ricerca di natura settoriale - l’oggetto di indagine è un distretto delle produzioni plasto-meccaniche che interfaccia trasversalmente diverse filiere produttive (automotive, elettrodomestico, macchinari industriali, macchine agricole) - riteniamo che i risultati raggiunti possano contribuire allo sviluppo di una discussione più generale, relativa all’evoluzione delle imprese e dei sistemi di impresa minore di fronte ai profondi cambiamenti che caratterizzano lo scenario competitivo globale. In particolare, tra i risultati più interessanti che emergono dall’indagine empirica, si segnala la messa a fuoco di un ideal-tipo di PMI distrettuale capace di investire in attività di ricerca e sviluppo, di interfacciarsi con i fornitori di conoscenze tecnologiche avanzate senza rinunciare ai vantaggi derivanti dalla collaborazione con clienti e fornitori locali. Il lavoro è organizzato come segue: il secondo paragrafo fornisce il background teorico della ricerca, il terzo presenta le domande di ricerca oltre a chiarire la metodologia e il metodo di indagine. Nel quarto paragrafo si presentano i principali risultati emergenti dall’analisi empirica che vengono commentanti nel quinto (e conclusivo) paragrafo.
2011
9788815234063
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