Soggetta alla Repubblica di Venezia a partire dal 1420, l'abbazia di Sesto al Reghena fu per tre secoli una delle più importanti istituzioni ecclesiastiche e feudali della Patria del Friuli. Dalla metà del '400 gli abati commendatari furono scelti all'interno del patriziato veneziano, ma ciò non impedì gravi conflitti per l'esercizio della giurisdizione temporale. I contrasti di natura fiscale e giurisdizionale crebbero nel Cinquecento, quando l'abbazia ebbe come abati commendatari i potenti patriarchi di Aquileia dei casati dei Grimani e dei Barbaro, assai influenti all'interno dei Consigli veneziani e molto attenti alla difesa delle loro prerogative, che avevano anche importanti ricadute economiche (in quanto il controllo sui tribunali feudali dava loro la possibilità di esercitare forti pressioni sugli affittuari di terreni patriarcali). Solamente tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento l'affermazione a Venezia di una nuova fazione del patriziato, i cosiddetti patrizi "giovani" di tendenza anticuriale, aperse la strada a una più energica difesa delle prerogative giurisdizionali veneziane, che fu portata avanti dai consultori "in iure" della Repubblica, a cominciare dal celebre fra Paolo Sarpi, di cui vengono analizzati i consulti su Sesto. Nel Settecento, nel contesto delle riforme in materia ecclesiastica, l'abbazia fu soppressa per volontà della Repubblica.
L'inquadramento politico istituzionale dell'abbazia-commenda di Sesto nella Repubblica di Venezia dopo la dedizione della patria del Friuli (1420)
TREBBI, GIUSEPPE
2012-01-01
Abstract
Soggetta alla Repubblica di Venezia a partire dal 1420, l'abbazia di Sesto al Reghena fu per tre secoli una delle più importanti istituzioni ecclesiastiche e feudali della Patria del Friuli. Dalla metà del '400 gli abati commendatari furono scelti all'interno del patriziato veneziano, ma ciò non impedì gravi conflitti per l'esercizio della giurisdizione temporale. I contrasti di natura fiscale e giurisdizionale crebbero nel Cinquecento, quando l'abbazia ebbe come abati commendatari i potenti patriarchi di Aquileia dei casati dei Grimani e dei Barbaro, assai influenti all'interno dei Consigli veneziani e molto attenti alla difesa delle loro prerogative, che avevano anche importanti ricadute economiche (in quanto il controllo sui tribunali feudali dava loro la possibilità di esercitare forti pressioni sugli affittuari di terreni patriarcali). Solamente tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento l'affermazione a Venezia di una nuova fazione del patriziato, i cosiddetti patrizi "giovani" di tendenza anticuriale, aperse la strada a una più energica difesa delle prerogative giurisdizionali veneziane, che fu portata avanti dai consultori "in iure" della Repubblica, a cominciare dal celebre fra Paolo Sarpi, di cui vengono analizzati i consulti su Sesto. Nel Settecento, nel contesto delle riforme in materia ecclesiastica, l'abbazia fu soppressa per volontà della Repubblica.Pubblicazioni consigliate
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