Nel territorio di Coseano, che è stato profondamente trasformato dai riordini fondiari, l’unica testimonianza generalmente considerata riconducibile ad epoca protostorica è il tumulo artificiale, molto rimaneggiato, su cui sorge la chiesetta di S. Giovanni. Che il rialzo noto agli archeologi come “tumulo di Barazzetto” fosse in origine un monumento funerario dell’età del bronzo è ovviamente solo un’ipotesi, peraltro accreditata dall’autorità di Lodovico Quarina e dall’uso dei microtoponimi Tùmbare e Mùtare per designare il sito. Poiché la presenza del piccolo edificio di culto rende estremamente arduo condurre scavi all’interno del monumento (sarebbe questa l’unica forma veramente risolutiva di accertamento archeologico), per ottenere informazioni sul probabile tumulo senza alterarne l’aspetto il gruppo di ricerche protostoriche dell’Università di Udine ha inserito questa struttura tra un piccolo numero di tumuli che ha ritenuto opportuno sottoporre ad una serie di prospezioni geofisiche. L’indagine è stata affidata dal gruppo di esplorazione geofisica dell’Università di Trieste coordinato dal prof. Michele Pipan e condotta dal dott. Emanuele Forte coadiuvato dai collaboratori dott. Gianluca Foti e dott. Alessandro Pavan.
Coseano. Il tumulo di Barazzetto come segno di continuità tra protostoria e storia, in: “Di terra e di ghiaia. La protostoria del Medio Friuli tra Europa e Adriatico.
FORTE, Emanuele
2012-01-01
Abstract
Nel territorio di Coseano, che è stato profondamente trasformato dai riordini fondiari, l’unica testimonianza generalmente considerata riconducibile ad epoca protostorica è il tumulo artificiale, molto rimaneggiato, su cui sorge la chiesetta di S. Giovanni. Che il rialzo noto agli archeologi come “tumulo di Barazzetto” fosse in origine un monumento funerario dell’età del bronzo è ovviamente solo un’ipotesi, peraltro accreditata dall’autorità di Lodovico Quarina e dall’uso dei microtoponimi Tùmbare e Mùtare per designare il sito. Poiché la presenza del piccolo edificio di culto rende estremamente arduo condurre scavi all’interno del monumento (sarebbe questa l’unica forma veramente risolutiva di accertamento archeologico), per ottenere informazioni sul probabile tumulo senza alterarne l’aspetto il gruppo di ricerche protostoriche dell’Università di Udine ha inserito questa struttura tra un piccolo numero di tumuli che ha ritenuto opportuno sottoporre ad una serie di prospezioni geofisiche. L’indagine è stata affidata dal gruppo di esplorazione geofisica dell’Università di Trieste coordinato dal prof. Michele Pipan e condotta dal dott. Emanuele Forte coadiuvato dai collaboratori dott. Gianluca Foti e dott. Alessandro Pavan.Pubblicazioni consigliate
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