I progetti elaborati nell'ambito di un'esperienza didattica sulla fascia costiera di Muggia (Trieste) offrono spunti per una riflessione più ampia sull'invenzione di paesaggi per ritmi quotidiani. Nei luoghi dell'abbandono, ancora al margine delle pressioni di trasformazione, il progetto di paesaggio può rivelare appieno la capacità di farsi «artificio superiore», dispositivo per la «messa in scena» degli elementi dell'ambiente fisico, per la costruzione di un'idea «che dia una forma, un quadro, delle misure alle nostre percezioni» e, così facendo, riorganizzi le «condizioni di vita» nei luoghi attraverso la definizione di una nuova «visione d'insieme» (Cauquelin, 2000, pp. 3-4). Invenzione non intesa quindi come libertà assoluta, quanto piuttosto come esercizio di una paziente ricomposizione, laddove vincoli e problematicità del sito dettano le regole e orientano la prefigurazione di un ambiente anche radicalmente diverso dall'esistente. Il carattere ordinario degli spazi indagati dal Laboratorio didattico, la loro vocazione a ospitare i ritmi quotidiani di chi ricerca un contatto semplice e diretto con il mare ci hanno spinto ad assumere un approccio progettuale fondato su un'interpretazione particolarmente attenta delle condizioni contestuali, su una definizione del vocabolario degli elementi compositivi a partire dai materiali dello spazio non costruito che qui è già dato trovare e che i processi di bonifica ulteriormente concorreranno a plasmare.
Titolo: | “Un mare ordinario” |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 2012 |
Abstract: | I progetti elaborati nell'ambito di un'esperienza didattica sulla fascia costiera di Muggia (Trieste) offrono spunti per una riflessione più ampia sull'invenzione di paesaggi per ritmi quotidiani. Nei luoghi dell'abbandono, ancora al margine delle pressioni di trasformazione, il progetto di paesaggio può rivelare appieno la capacità di farsi «artificio superiore», dispositivo per la «messa in scena» degli elementi dell'ambiente fisico, per la costruzione di un'idea «che dia una forma, un quadro, delle misure alle nostre percezioni» e, così facendo, riorganizzi le «condizioni di vita» nei luoghi attraverso la definizione di una nuova «visione d'insieme» (Cauquelin, 2000, pp. 3-4). Invenzione non intesa quindi come libertà assoluta, quanto piuttosto come esercizio di una paziente ricomposizione, laddove vincoli e problematicità del sito dettano le regole e orientano la prefigurazione di un ambiente anche radicalmente diverso dall'esistente. Il carattere ordinario degli spazi indagati dal Laboratorio didattico, la loro vocazione a ospitare i ritmi quotidiani di chi ricerca un contatto semplice e diretto con il mare ci hanno spinto ad assumere un approccio progettuale fondato su un'interpretazione particolarmente attenta delle condizioni contestuali, su una definizione del vocabolario degli elementi compositivi a partire dai materiali dello spazio non costruito che qui è già dato trovare e che i processi di bonifica ulteriormente concorreranno a plasmare. |
Handle: | http://hdl.handle.net/11368/2634704 |
ISBN: | 9788883034657 |
Appare nelle tipologie: | 2.1 Contributo in Volume (Capitolo,Saggio) |