Lo studio di Michel Roché si propone di esaminare in maniera sistematica vari tipi di variazione del genere nominale. Vengono analizzati una serie di fattori esterni, genetici e strutturali che determinano l’oscillazione del genere. Inoltre, l’autore distingue tra la variazione primaria e secondaria, la variazione a significato e significante costanti (p.es. dent, masc./fem. in francese antico), a significante costante e significato variable (p.es. ted. das/der See), a significante variabile e significato costante (p.es. ted. der Zeh/die Zehe, fr. photocopieur/-euse). Il capitolo dedicato ai fattori morfofonologici offre una presentazione dettagliata di vari sviluppi che possono aver per conseguenza la destabilizzazione del genere (abbreviazione, suffissazione, perdita delle desinenze etc.) ed è seguito dal capitolo dedicato ai fattori semantici e lessicali. Infine, vengono prese in considerazione anche la variazione diatopica e diastratica come fattori destabilizzanti, e d’altra parte la diffusione della norma attraverso dizionari, grammatiche, istituzioni come fattore stabilizzante.

Michel Roché: "La variation non flexionnelle du genre des noms. Diachronie, diatopie, diastratie", Toulouse (Cahiers d´Études Romanes) 1997.

ROCCO, GORANKA
2005-01-01

Abstract

Lo studio di Michel Roché si propone di esaminare in maniera sistematica vari tipi di variazione del genere nominale. Vengono analizzati una serie di fattori esterni, genetici e strutturali che determinano l’oscillazione del genere. Inoltre, l’autore distingue tra la variazione primaria e secondaria, la variazione a significato e significante costanti (p.es. dent, masc./fem. in francese antico), a significante costante e significato variable (p.es. ted. das/der See), a significante variabile e significato costante (p.es. ted. der Zeh/die Zehe, fr. photocopieur/-euse). Il capitolo dedicato ai fattori morfofonologici offre una presentazione dettagliata di vari sviluppi che possono aver per conseguenza la destabilizzazione del genere (abbreviazione, suffissazione, perdita delle desinenze etc.) ed è seguito dal capitolo dedicato ai fattori semantici e lessicali. Infine, vengono prese in considerazione anche la variazione diatopica e diastratica come fattori destabilizzanti, e d’altra parte la diffusione della norma attraverso dizionari, grammatiche, istituzioni come fattore stabilizzante.
2005
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