La Valle del Sillaro rappresenta una delle frontiere geologiche più marcate dell’Appennino settentrionale e una delle più vistose d’Italia, soprattutto se la si guarda in una carta geologica di qualsiasi scala. La frontiera è ancor più appariscente in quanto attraversa a perpendicolo il crinale e le varie quinte secondo cui l’Appennino, come tutte le catene montuose, si allunga, nel nostro caso da ovest a est, disegnando poi un ampio arco in Umbria e nelle Marche. Non deve sorprendere allora che si parli di linea del Sillaro. Una fascia stretta e lunga, compresa fra Sillaro e Sellustra, tagliata da una serie di faglie che hanno assetto vario e età di attività diverse. Per ora e per semplicità si immagini che tutte le masse rocciose che stanno a occidente del Sillaro si siano sollevate e sovrapposte su quelle a oriente mediante superfici di accavallamento inclinate verso ovest, e che, contemporaneamente, si siano spostate verso nord. Ma vedremo che la storia non è così semplice. L’effetto comunque è stato di mettere il paesaggio aspro e dantesco delle vallate bolognesi ed emiliane, contrassegnato dal marchio Argille scagliose (Passo della Raticosa, colli di Paderno, Pietra di Bismantova, Passo dell’ Abbadessa) a contatto immediato col paesaggio più sereno e ordinato, solare e petrarchesco della Romagna e dell’Umbria espresso dalle fughe incessanti e ricorrenti formate dal leit motiv binario della Marnoso-arenacea (si pensi alle Scalucce sul Passo dei Mandrioli). Mai confine geologico fu tanto influente e preciso nel determinare la diversità di carattere di due terre e delle loro genti: la Romagna e l’Emilia. Noi, questa volta, parleremo di Emilia. Senza però trascurare le zone di confine con la Romagna, lungo la valle ed il bacino del Sillaro.

Geologia

PINI, GIAN ANDREA;
2005-01-01

Abstract

La Valle del Sillaro rappresenta una delle frontiere geologiche più marcate dell’Appennino settentrionale e una delle più vistose d’Italia, soprattutto se la si guarda in una carta geologica di qualsiasi scala. La frontiera è ancor più appariscente in quanto attraversa a perpendicolo il crinale e le varie quinte secondo cui l’Appennino, come tutte le catene montuose, si allunga, nel nostro caso da ovest a est, disegnando poi un ampio arco in Umbria e nelle Marche. Non deve sorprendere allora che si parli di linea del Sillaro. Una fascia stretta e lunga, compresa fra Sillaro e Sellustra, tagliata da una serie di faglie che hanno assetto vario e età di attività diverse. Per ora e per semplicità si immagini che tutte le masse rocciose che stanno a occidente del Sillaro si siano sollevate e sovrapposte su quelle a oriente mediante superfici di accavallamento inclinate verso ovest, e che, contemporaneamente, si siano spostate verso nord. Ma vedremo che la storia non è così semplice. L’effetto comunque è stato di mettere il paesaggio aspro e dantesco delle vallate bolognesi ed emiliane, contrassegnato dal marchio Argille scagliose (Passo della Raticosa, colli di Paderno, Pietra di Bismantova, Passo dell’ Abbadessa) a contatto immediato col paesaggio più sereno e ordinato, solare e petrarchesco della Romagna e dell’Umbria espresso dalle fughe incessanti e ricorrenti formate dal leit motiv binario della Marnoso-arenacea (si pensi alle Scalucce sul Passo dei Mandrioli). Mai confine geologico fu tanto influente e preciso nel determinare la diversità di carattere di due terre e delle loro genti: la Romagna e l’Emilia. Noi, questa volta, parleremo di Emilia. Senza però trascurare le zone di confine con la Romagna, lungo la valle ed il bacino del Sillaro.
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