Il contributo è dedicato alla c.d. tutela cautelare ante causam, vale a dire a quel rimedio processuale che consente agli interessati di chiedere la concessione di provvedimenti provvisori, indipendentemente dalla previa introduzione del giudizio di merito. Questa forma di tutela era sostanzialmente sconosciuta nel processo amministrativo italiano, il quale – come accadeva anche in altri Stati membri – subordinava il giudizio cautelare alla preventiva proposizione del ricorso diretto all’annullamento dell’atto ritenuto illegittimo. E di certo essa non sarebbe stata neppure introdotta – anche perché ritenuta poco utile – in assenza di un vincolo comunitario specifico che imponeva questo tipo di innovazione. Si tratta pertanto di una modifica processuale imputabile all’intervento dell’Unione europea, sia pure in un settore (quello degli appalti) sottoposto a una regolamentazione apposita. L’esclusiva origine comunitaria del rimedio consente allora di desumere, con una certa nitidezza, quali possono essere le dinamiche attraverso le quali strumenti processuali, posti a tutela di diritti stabiliti da fonti dell’Unione, possono insinuarsi in un sistema giuridico nazionale, arricchendo le garanzie che esso prevede. Il contributo evidenzia la portata esatta del vincolo comunitario che ha imposto il rimedio in questione e illustra le dinamiche attraverso le quali esso è stato recepito nell’ordinamento italiano e, infine, esteso a tutela di posizioni soggettive di origine puramente interna.
L’incidenza del diritto dell’Unione europea sul processo amministrativo italiano: il caso della tutela cautelare ante causam
SPITALERI, FABIO
2013-01-01
Abstract
Il contributo è dedicato alla c.d. tutela cautelare ante causam, vale a dire a quel rimedio processuale che consente agli interessati di chiedere la concessione di provvedimenti provvisori, indipendentemente dalla previa introduzione del giudizio di merito. Questa forma di tutela era sostanzialmente sconosciuta nel processo amministrativo italiano, il quale – come accadeva anche in altri Stati membri – subordinava il giudizio cautelare alla preventiva proposizione del ricorso diretto all’annullamento dell’atto ritenuto illegittimo. E di certo essa non sarebbe stata neppure introdotta – anche perché ritenuta poco utile – in assenza di un vincolo comunitario specifico che imponeva questo tipo di innovazione. Si tratta pertanto di una modifica processuale imputabile all’intervento dell’Unione europea, sia pure in un settore (quello degli appalti) sottoposto a una regolamentazione apposita. L’esclusiva origine comunitaria del rimedio consente allora di desumere, con una certa nitidezza, quali possono essere le dinamiche attraverso le quali strumenti processuali, posti a tutela di diritti stabiliti da fonti dell’Unione, possono insinuarsi in un sistema giuridico nazionale, arricchendo le garanzie che esso prevede. Il contributo evidenzia la portata esatta del vincolo comunitario che ha imposto il rimedio in questione e illustra le dinamiche attraverso le quali esso è stato recepito nell’ordinamento italiano e, infine, esteso a tutela di posizioni soggettive di origine puramente interna.Pubblicazioni consigliate
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